Cosa c'è negli impianti di Caivano?

La monnezza di Caivano in viaggio per l'Europa

Nel sito di trattamento in provincia di Napoli, trentamila tonnellate di rifiuti attendono da anni lo smaltimento. La Spagna li ha respinti: «Quelle analisi non ci convincono»
29 luglio 2011 - Andrea Palladino
Fonte: Terra

Doveva essere una sorta di bacchetta magica in grado di risolvere l'inferno campano dei rifiuti. Un sistema che poteva garantire la chiusura del ciclo industriale, con alla fine della lunghissima filiera i tre bruciatori di Acerra, gestiti dalla società bresciana A2A. In mezzo c'è il cuore dell'ingranaggio monnezza, i cosiddetti Stir, ovvero gli impianti in grado di vagliare i rifiuti arrivati dalle vie di Napoli, macinarli, selezionarli e, alla fine, prepararli per produrre energia. Un cuore infartuato, stremato da capannoni pieni di rifiuti, respinti dalla Spagna lo scorso marzo e ora pronti a partire verso la Germania. Scorie indesiderate, sulla composizione delle quali, oggi, c'è più di un sospetto.
Il nome della Germania come possibile meta dei resti della lavorazione dei rifiuti stipati da anni nello Stir in provincia di Napoli è stato annunciato nei giorni scorsi e confermato ieri dalla società incaricata dell'operazione dalla A2A. Ma se è chiaro il paese che dovrebbe accogliere le scorie di Caivano, un silenzio assoluto copre il nome dell'azienda tedesca che si occuperà- nella città di Brema - dello smaltimento. Una certa confusione è percepibile anche nella scelta del tipo di trattamento: «Nessun incenerimento, solo discarica», assicura la A2A, mentre il mediatore Markab non esclude l'ipotesi della termovalorizzazione dei rifiuti che solo tre mesi fa la Spagna rifiutava di accogliere.
L'impianto di Caivano, a ridosso dell'autostrada del sole, all'estremo nord della provincia di Napoli è da anni un vero incubo. Nei capannoni sono stoccate decine di migliaia tonnellate di rifiuti che nessuno vuole, e che girano - virtualmente - nei paesi europei senza trovare una destinazione finale. Ufficialmente si tratta di monnezza buona, senza nessun particolare problema, un carico che teoricamente potrebbe essere accettato da un qualsiasi impianto di media grandezza italiano. I tecnici la chiamano sottovagliatura, ovvero lo scarto del processo di preparazione del Cdr, il combustibile da rifiuti che alimenta gli inceneritori. Nella tavola periodica dei rifiuti corrisponde al codice più banale, il 191212, che genericamente si riferisce ad uno scarto stabile, non pericoloso, anche se considerato rifiuto speciale. Ma qualche conto non torna.
In Italia sono centinaia gli impianti pronti ad accogliere questo scarto della lavorazione del combustibile per rifiuti, ad iniziare dai bruciatori del gruppo A2A, la stessa azienda che ha in gestione lo Stir di Caivano. Oltre ad Acerra, c'è poi l'inceneritore di Brescia, considerato il più grande d'Europa, in grado di eliminare gran parte dei rifiuti urbani, e che in questi mesi stenta a funzionare a pieno regime. Il costo di smaltimento, in questo caso, potrebbe essere estremamente contenuto, considerando anche l'esistenza dei collegamenti autostradali.
Ad eliminare gli scarti prodotti a Caivano ci avevano provato in tanti. Una delle ultime operazioni di esportazione dei residui della lavorazione dei rifiuti campani portò ad un'inchiesta della procura di Napoli, che nel 2008 ipotizzò una serie di gravi reati ambientali. Le accuse in quel caso andavano dall'adulterazione della analisi fino al traffico illecito di rifiuti, in un'indagine che portò all'arresto di una decina di persone.
Lo scorso febbraio l'operazione Caivano è tornata d'attualità, questa volta affidata dalla A2A ad una società di intermediazione di Milano, la Markab Consulting. La via scelta per spedire lontano dalla Campania i rifiuti che intasano Caivano è questa volta il mare. Punto di partenza i porti di Napoli e Torre Annunziata. Il primo tentativo realizzato dalla Markab Consulting di sbarazzarsi delle trentamila tonnellate di sottovagliatura è naufragato miseramente di fronte al no arrivato dalle autorità della Andalucia, regione del sud della Spagna che era stata scelta come destinazione dei residui di Caivano. «E' stata una decisione tutta politica - commenta Carlo Giomini, presidente della Markab Consulting - e sicuramente non tecnica». Leggendo l'ordinanza della Junta de Andalucia del 9 marzo scorso qualche dubbio però sorge. Il direttore generale del settore ambiente Jesus Nieto Gonzales solleva molti dubbi sulla reale composizione di quei rifiuti che non riescono ad abbandonare la Campania: «Dalle analisi allegate alla notifica - si legge nel documento che Terra ha potuto consultare - non si capisce in maniera inequivocabile la composizione chimica dei rifiuti». E poche righe dopo: «In ogni caso, non è possibile considerare che la categoria dei rifiuti che si vogliono spedire sia quella indicata nella notifica, che corrisponde al codice 191212». Dunque, secondo l'autorità spagnola, non è chiaro che tipo di rifiuto sia stipato da anni nell'impianto di Caivano. In ogni caso quella monnezza gli spagnoli non l'hanno voluta. La Parte-nope Ambiente - la società del gruppo A2A che risulta come mittente del carico - poteva ricorrere contro la decisione della Junta de Andalucia, ma alla fine ha preferito chiedere alla Mar-kab di trovare altre soluzioni.
Da qualche giorno la rete di contatti del mediatore milanese si è rimessa in moto. L'emergenza di Napoli è una sorta di pistola puntata sulla tempia delle istituzioni locali e trovare una soluzione in questo momento può essere un vero colpaccio. La destinazione che la società incaricata dal gruppo A2A sta proponendo è ora il Nord Europa, con un'opzione preferenziale per la Germania, destinazione ormai standard dei rifiuti campani. Nessuno vuole rivelare i nomi degli impianti, certe carte è meglio non scoprirle prima che gli accordi siano conclusi: «Non possiamo commentare nulla - spiegano dagli uffici di Brescia della A2A - e la Markab, come fornitore, dovrebbe essere più prudente nel rilasciare dichiarazioni». Parole che denunciano una situazione delicata, cruciale nello scenario devastato campano. Bocche cucite anche in Regione Campania, mentre in Germania per ora le autorità mostrano una certa sorpresa.
E' evidente che su tutta la vicenda pesa quel giudizio negativo arrivato dalla Spagna lo scorso marzo, nato forse dal clamore suscitato dalla vicenda dello svernamento delle scorie di Pioltello nella discarica andalusa di Nerva, chiusa nei giorni scorsi dopo i due incendi che hanno coinvolto le terre di bonifica italiane. E un dubbio che andrebbe quanto prima risolto rimane: perché l'Andalusia ha ritenuto perlomeno da verificare la reale composizione delle scorie di Caivano? Per ora alla richiesta di visionare le analisi la Markab ha risposto negativamente, sollevando una questione di riservatezza. E si sa, la discrezione, in certi affari, è la regola d'oro da seguire sempre.

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