Corteo anti-discarica con bimbi e no global
2 giugno 2008 - Mario Porqueddu
Fonte: Corriere della Sera
Queste persone che manifestano nei quartieri a Nord di Napoli sembra non si fidino più di nessuno. Non del governo, non dei loro amministratori (li insultano volentieri), nemmeno del giudizio dei tecnici. È come se si sentissero circondate.
Hanno trasformato le barricate in presidio permanente, ricordano i loro feriti, acclamano chi è stato arrestato dopo gli scontri con la polizia. Parlano di lotta e resistenza. «L'altro giorno, quando ci hanno caricato, lo Stato eravamo noi: quelli in divisa erano invasori» dice Francesco, napoletano, a una ragazza venuta qui da Vicenza con le bandiere dei «No Dal Molin». Un altro giovane, in mezzo alla puzza di immondizia del corso principale di Marano, urla al microfono: «I facinorosi stanno nei palazzi del potere. Il black bloc più pericoloso è quell'incosciente di Berlusconi. In piazza c'è la parte sana di questa Regione, che ha pagato un prezzo alto per le politiche sui rifiuti e ora difende il diritto alla vita. Resisteremo un minuto più di voi. Noi siamo la vita, voi la morte. Jatevenne! ».
Applausi. La giornata finisce qui.
L'idea degli organizzatori era «corteo duro ma pacifico». Una risposta ai timori per l'ordine pubblico, alle accuse — forse non inverosimili — legate alla presenza di camorristi fra chi protesta, e anche alle parole del premier Berlusconi che venerdì, anticipando di un po' la fine dei rilievi nella cava di tufo che potrebbe diventare discarica, aveva detto: «Le relazioni tecniche parlano di assoluta idoneità di Chiaiano». È andata bene: la manifestazione è stata pacifica e per certi aspetti curiosa.
Ad aprire il corteo c'erano i bambini, che prima hanno guardato lo spettacolo del puparo, ridendo se pulcinella beffava le guardie, e poi hanno sfilato con bandierine che dicevano «no alla discarica». Dietro di loro, per le stesse vie dove qualche giorno fa ci sono stati gravissimi disordini, diecimila persone urlavano slogan come «la spazzatura non si brucia» e chiedevano «più raccolta differenziata». Non basta: le donne e gli uomini di Chiaiano, ma anche Luca Casarini e Oreste Scalzone, i giovani di Insurgencia e i loro colleghi del movimento arrivati dal Nord est, da Roma, dalla Toscana, dalla Puglia, i comitati «no Tav» e «no Mose», si sono tolti lo sfizio di chiedere al governo di rispettare le leggi. Ce l'hanno con il decreto approvato dal Consiglio dei ministri, con le modifiche alla legislazione in tema di rifiuti; invocano il rispetto delle direttive comunitarie. Il ministro Frattini da Roma attacca: «Da Bruxelles basta voci, attendiamo le valutazioni ufficiali». A Carlo Migliaccio, presidente della commissione ambiente del Comune di Napoli, va benissimo: «Chiederemo un incontro con il commissario all'Ambiente dell'Ue, Stavros Dimas». «Siamo per il no alla discarica, ma per il sì a un piano dei rifiuti partecipato, che preveda una strategia per produrne meno, raccolta differenziata porta a porta, trattamento a freddo negli impianti meccanico- biologici» spiega Mario Avoleto, Centri sociali.
«Prego Bertolaso di usare i poteri che ha per arrivare al 70% di raccolta differenziata» dice padre Alex Zanotelli, il missionario che per anni ha vissuto fra chi abitava nella discarica di Korogocho, a Nairobi, e ora sta al rione Sanità.
L'europarlamentare Marco Rizzo, Pdci, è il solo politico di livello nazionale presente: «Da Chiaiano — dice — deve ripartire un'opposizione sociale e proletaria". Poi litiga con uno di destra, un consigliere comunale vesuviano, e se ne va.
Applausi. La giornata finisce qui.
L'idea degli organizzatori era «corteo duro ma pacifico». Una risposta ai timori per l'ordine pubblico, alle accuse — forse non inverosimili — legate alla presenza di camorristi fra chi protesta, e anche alle parole del premier Berlusconi che venerdì, anticipando di un po' la fine dei rilievi nella cava di tufo che potrebbe diventare discarica, aveva detto: «Le relazioni tecniche parlano di assoluta idoneità di Chiaiano». È andata bene: la manifestazione è stata pacifica e per certi aspetti curiosa.
Ad aprire il corteo c'erano i bambini, che prima hanno guardato lo spettacolo del puparo, ridendo se pulcinella beffava le guardie, e poi hanno sfilato con bandierine che dicevano «no alla discarica». Dietro di loro, per le stesse vie dove qualche giorno fa ci sono stati gravissimi disordini, diecimila persone urlavano slogan come «la spazzatura non si brucia» e chiedevano «più raccolta differenziata». Non basta: le donne e gli uomini di Chiaiano, ma anche Luca Casarini e Oreste Scalzone, i giovani di Insurgencia e i loro colleghi del movimento arrivati dal Nord est, da Roma, dalla Toscana, dalla Puglia, i comitati «no Tav» e «no Mose», si sono tolti lo sfizio di chiedere al governo di rispettare le leggi. Ce l'hanno con il decreto approvato dal Consiglio dei ministri, con le modifiche alla legislazione in tema di rifiuti; invocano il rispetto delle direttive comunitarie. Il ministro Frattini da Roma attacca: «Da Bruxelles basta voci, attendiamo le valutazioni ufficiali». A Carlo Migliaccio, presidente della commissione ambiente del Comune di Napoli, va benissimo: «Chiederemo un incontro con il commissario all'Ambiente dell'Ue, Stavros Dimas». «Siamo per il no alla discarica, ma per il sì a un piano dei rifiuti partecipato, che preveda una strategia per produrne meno, raccolta differenziata porta a porta, trattamento a freddo negli impianti meccanico- biologici» spiega Mario Avoleto, Centri sociali.
«Prego Bertolaso di usare i poteri che ha per arrivare al 70% di raccolta differenziata» dice padre Alex Zanotelli, il missionario che per anni ha vissuto fra chi abitava nella discarica di Korogocho, a Nairobi, e ora sta al rione Sanità.
L'europarlamentare Marco Rizzo, Pdci, è il solo politico di livello nazionale presente: «Da Chiaiano — dice — deve ripartire un'opposizione sociale e proletaria". Poi litiga con uno di destra, un consigliere comunale vesuviano, e se ne va.