"È stata una morte annunciata" Il fratello dell´uomo ucciso a Casal di Principe accusa
2 giugno 2008 - Raffaele Sardo
Fonte: Repubblica Napoli
Una trappola: poco dopo le 12,30 lo hanno convinto a scendere al "Roxibar" sotto casa, al corso Dante 30 di Casal di Principe, e lo hanno ucciso con due colpi al torace e uno alla testa. E´ morto all´istante Michele Orsi, 47 anni, coinvolto con il fratello Sergio, nell´inchiesta sui rifiuti del Consorzio Eco 4.
Finirono sott´inchiesta anche un ex consigliere comunale di Mondragone, il presidente di Eco quattro, l´ex presidente del consorzio di bacino e il boss di Mondragone Augusto La Torre: associazione mafiosa, estorsione, corruzione di pubblico ufficiale, truffa ai danni dello Stato le accuse. Giuseppe Valente, già presidente del Consorzio di bacino, secondo gli inquirenti, avrebbe fatto da cerniera "tra la sfera politico-amministrativa comunale, il potere imprenditoriale e l´aggregazione mafiosa", gestendo anche assunzioni. Nella stessa inchiesta fu coinvolto anche l´ex ministro di An, Mario Landolfi. Per gli inquirenti l´assassinio di Orsi sarebbe stato commesso dalla camorra casalese vicina al boss Francesco Bidognetti. Lo stesso gruppo che due giorni fa ha preso di mira Francesca Carrino, nipote di Anna, pentita, moglie del boss, e che ha ucciso Umberto Bidognetti, padre del pentito Domenico. E che il 16 maggio freddò a Baia Verde l´imprenditore Domenico Noviello.
«C´erano già stati segnali minacciosi - racconta in lacrime il fratello di Orsi, Sergio, a pochi metri dal cadavere di Michele -. Dopo Pasqua gli avevano già sparato nel portone di casa. Negli ultimi giorni qualcuno lo ha seguito in auto. Michele - dice Sergio Orsi - aveva paura e non lo nascondeva. I suoi interrogatori, che dovevano essere secretati, venivano pubblicati da un quotidiano casertano. Ne io né mio fratello frequentiamo i bar di Casal di Principe, per cui - dice - mi sembra strano che Michele fosse sceso al bar sotto casa. L´avrà chiamato qualcuno di cui si fidava. Mio fratello stava collaborando con i magistrati. Stava dicendo quello che sapeva. Proprio ieri stavamo discutendo sul divano di come pagare i debiti. Ci hanno sequestrato tutto. Piangeva perché pareva non ci fosse via d´uscita. Io dicevo sempre all´avvocato di andare a parlare col giudice perché senza alcuna protezione quella di mio fratello era una morte annunciata. E così è stato». In due mesi, più volte, l´avvocato Carlo Destavola, legale di Orsi, aveva chiesto protezione per il suo assistito alla Dda e ai carabinieri. «Sono senza parole - dice - difendo Michele Orsi da anni. Ogni volta che andavamo a questuare perché fosse attribuita una qualsiasi forma di tutela a Orsi non c´erano molte persone ad ascoltare...Il mio assistito lascia quattro figli, una bambina di quattro anni e un ragazzo con gravi disabilità. Spero che adesso saranno protetti». Orsi avrebbe dovuto deporre giovedì in un processo, sempre sulle irregolarità dello smaltimento dei rifiuti.
Nel cimitero di Casal di Principe, in mattinata, 24 ragazzi di Libera-Piemonte, insieme ai testimoni di giustizia, Pino Masciari, Silvana Fucito e Bruno Piazzese, aveva portato un fiore sulla tomba di Domenico Noviello. Poi erano erano stati a casa della famiglia Noviello, a Castelvolturno, con moglie e figli dell´imprenditore ucciso, che vogliono andare via. Intorno alle 13,30, testimoni di giustizia e esponenti di Libera si erano ritrovati nella Nuova Cucina Organizzata, un ristorante di San Cipriano d´Aversa. Avevano avuto solo il tempo di assaggiare qualcosa, quando un agente delle scorte è entrato dicendo: «Dovete andare via, non possiamo più proteggervi». I ragazzi arrivati dal Piemonte erano increduli e con le facce spaventate, ma non hanno potuto fare altro che salire sulle auto a andare via da "Gomorra".
«C´erano già stati segnali minacciosi - racconta in lacrime il fratello di Orsi, Sergio, a pochi metri dal cadavere di Michele -. Dopo Pasqua gli avevano già sparato nel portone di casa. Negli ultimi giorni qualcuno lo ha seguito in auto. Michele - dice Sergio Orsi - aveva paura e non lo nascondeva. I suoi interrogatori, che dovevano essere secretati, venivano pubblicati da un quotidiano casertano. Ne io né mio fratello frequentiamo i bar di Casal di Principe, per cui - dice - mi sembra strano che Michele fosse sceso al bar sotto casa. L´avrà chiamato qualcuno di cui si fidava. Mio fratello stava collaborando con i magistrati. Stava dicendo quello che sapeva. Proprio ieri stavamo discutendo sul divano di come pagare i debiti. Ci hanno sequestrato tutto. Piangeva perché pareva non ci fosse via d´uscita. Io dicevo sempre all´avvocato di andare a parlare col giudice perché senza alcuna protezione quella di mio fratello era una morte annunciata. E così è stato». In due mesi, più volte, l´avvocato Carlo Destavola, legale di Orsi, aveva chiesto protezione per il suo assistito alla Dda e ai carabinieri. «Sono senza parole - dice - difendo Michele Orsi da anni. Ogni volta che andavamo a questuare perché fosse attribuita una qualsiasi forma di tutela a Orsi non c´erano molte persone ad ascoltare...Il mio assistito lascia quattro figli, una bambina di quattro anni e un ragazzo con gravi disabilità. Spero che adesso saranno protetti». Orsi avrebbe dovuto deporre giovedì in un processo, sempre sulle irregolarità dello smaltimento dei rifiuti.
Nel cimitero di Casal di Principe, in mattinata, 24 ragazzi di Libera-Piemonte, insieme ai testimoni di giustizia, Pino Masciari, Silvana Fucito e Bruno Piazzese, aveva portato un fiore sulla tomba di Domenico Noviello. Poi erano erano stati a casa della famiglia Noviello, a Castelvolturno, con moglie e figli dell´imprenditore ucciso, che vogliono andare via. Intorno alle 13,30, testimoni di giustizia e esponenti di Libera si erano ritrovati nella Nuova Cucina Organizzata, un ristorante di San Cipriano d´Aversa. Avevano avuto solo il tempo di assaggiare qualcosa, quando un agente delle scorte è entrato dicendo: «Dovete andare via, non possiamo più proteggervi». I ragazzi arrivati dal Piemonte erano increduli e con le facce spaventate, ma non hanno potuto fare altro che salire sulle auto a andare via da "Gomorra".