Prodi "Il solidale": La monnezza? Mandiamola in Africa

Pubblicati in esclusiva su L'Espresso in edicola oggi, i cablo riservati di WikiLeaks rivelano come nel 2008 l'ex premier voleva "salvare" Napoli e il suo Esecutivo spedendo i rifiuti nel Terzo Mondo. Alla faccia dell'etica del centrosinistra!
22 luglio 2011 - Paola Pellai
Fonte: La Padania

E c'è ancora chi crede che la sinistra italiota dia una mano a chi è in difficoltà. Si, perchè il cuore tenero dei politici arancione a parole offre opportunità di vita migliore a chiunque rifugga dal Terzo Mondo della povertà. Tutti qui, in Italia, con la promessa di una vita migliore. Certo, perchè la solidarietà è alla base di tutto. Mai rifiutare l'aiuto a un nordafricano in difficoltà. Il grande rifiuto? Non sia mai! Bene, è proprio a quel "rifiuto" che vogliamo attaccarci per raccontare una storia "sporca" e per nulla solidale.
I particolari e i virgolettati non sono frutto di sgarbi della maggioranza o intercettazioni sospette, ma i risultati dei cablo dei diplomatici inviati nel 2008 a Washington dall'ex ambasciatore americano a Roma, Ronald Spogli, venuti allo scoperto grazie a WikiLeaks. I cablo riservati sono pubblicati in esclusiva su L'Espresso in edicola oggi e raccontano di quanto Romano Prodi, premier nel 2008, ci tenesse realmente al Terzo Mondo. Era li che l'allora presidente del Consiglio voleva spedire in massa la monnezza campana.
Questo era il piano etico e solidale di un centrosinistra che, da sempre, predica in un modo e razzola in un altro. "Prodi ha detto che non c'è una soluzione a breve termine per i rifiuti di Napoli. L'Italia aveva deciso di spedirli nelle nazioni in via di sviluppo, ma poi ha scelto di non farlo per evitare di dare l'impressione che stava sfruttando i Paesi poveri". Questo è quello che l'ambasciatore americano avrebbe riferito a Washington in base a confidenze fatte a lui dall'allora premier Prodi.
Era il disperato tentativo di quel Governo di salvare le poltrone che già vacillavano. Pronti a tutto pur di non mollare le cadreghe.
Pronti anche all'indecenza, visto che di promesse in quel gennaio 2008 ne avevano fatte troppe e tutte senza esito. "La discarica di Pianura e le altre che dovranno essere aperte nella provincia di Napoli e nella regione saranno operative a giorni" aveva detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Enrico Letta, in collegamento con Porta a Porta. Allo stesso modo Prodi annunciava "una soluzione radicale in 24 ore". Disperati tentativi per tenere a galla un Esecutivo che stava traballando su più fronti. E' da quella disperazione senza idee e tanti litigi che uscì il jolly del Terzo Mondo, senza, evidentemente, sentirsi razzisti solo per averlo pensato.
Tre anni dopo il centrosinistra si trova quasi nelle stesse condizioni di pensiero. Non usa il concetto di Terzo Mondo, ma quello che propone il sindaco Luigi De Magistris ricalca esattamente il piano del 2008: imbarcare i rifiuti e portarli all'estero. "parcheggiando" così il problema in casa d'altri e continuando ad alimentarlo in casa propria. Stesso stile, stesso rigore. Il pattume diventa un "pacco" da esportare. che già ci sono state". E il sindaco ha convocato pure una conferenza stampa per dare l'annuncio della soluzione trovata "per evitare sabotaggi". De Magistris ha spiegato "Stiamo definendo i particolari dell'accordo con un paese straniero. All'inizio ci sarà una nave a settimana e poi due al mese". I rifiuti partenopei, secondo la cura De Magistris, saranno raccolti, stoccati e poi trasferiti direttamente da Napoli senza altri passaggi intermedi, questo anche per evitare passaggi "oscuri". Ma chi ci crede più a questa Napoli del piangi e fotti? Già i cablo riservati di WikiLeaks raccontano quanto già nel 2008 lo scandalo dei rifiuti invincibili incideva sulla credibilità del nostro Paese. I diplomatici statunitensi si prodigarono anche in un "monnezza tour" tra bambini rom che scalano montagne di spazzatura, un Everest di rifiuti in un "sito dove c'è un cartello 'vietato scaricare'" e sottolineavano: "E' interessante notare come non ci siano sacchetti nella maggior parte delle aree turistiche, nel quartiere Chiaia vicino al consolato o a Posillipo, dove vive il presidente della Regione Antonio Bassolino".
E ancora un ex professore napoletano ormai trasferito negli States spiegava che "è solo per pura fortuna se la città non ha avuto un'epidemia di colera". La preoccupazione principale americana era per i militari della Sesta flotta, al punto che fecero sapere a Washington che il comandante della Us Navy aveva commissionato uno studio su larga scala sui rischi per la salute e sulla "contaminazione del suolo, dell'acqua e del cibo in tutta la regione". Una ricerca top secret: "E' un dato sensibile e ancora non è pubblico. Il governo italiano e le autorità locali fanno parte del comitato di studio, ma dobbiamo tenerci stretta per noi questa notizia". L'arrivo di Berlusconi al potere non cambia le cose. A fine dicembre 2008 i file registrano come "le foto di Napoli sepolta sotto cumuli di spazzatura abbiano causato cancellazioni di massa nelle prenotazioni turistiche". E scrivono: "Gli sforzi per riabilitare Napoli dopo la crisi dei rifiuti sono completamente falliti. (Le autorità) Sembrano credere che basti solo lavorare sull'immagine, invece che sui problemi reali come la criminalità e il traffico caotico". Nell'agosto 2009 il consolato propone alla Regione »di adottare impianti per la gassificazione dei rifiuti con tecnologia Usa a bassissime emissioni». Ma alla fine i cablo registrano la disfatta: "Lo smaltimento illegale di rifiuti tossici da parte della criminalità organizzata continua senza sosta. La Campania ha il 50 percento del suolo contaminato di tutta l'Italia". Alla faccia del paese straniero dove saranno spediti per prioritaria. Questa sì è una soluzione da Terzo mondo.

Note: Chi glielo ricorda alla "attenta" giornalista della Padania che i rifiuti tossici seppelliti nel Campano provengono in gran parte dalle industrie del Nord Italia?
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