Così il Veneto leghista esporta i suoi rifiuti tossici al Sud

Quel mare d'ipocrisia sull'emergenza rifiuti

Il Veneto possiede 68 discariche per residui industriali, ma l'Arpa dichiara di esportarne una parte, quella più pericolosa, fuori regione. Dove? Al Sud
21 luglio 2011 - Antonio Marfella (Isde-Medici per l'ambiente)
Fonte: Terra

Madre vera di tutti i disastri è la dichiarata e totale assenza, in tutta la Campania, di discariche a norma per gli scarti non urbani
I magistrati di Santa Maria Capua Vetere hanno scoperto e bloccato numerosi traffici illegali sulla rotta Nord-Sud
I dati Ispra relativi ai rifiuti industriali e speciali, e solidi urbani, attestano senza ombra di dubbio che, mentre per i rifiuti urbani assistiamo ad una modesta ma costante decrescita a livello nazionale (oggi in totale circa 32.1 milioni di tonnellate/anno), per quelli industriali e speciali invece assistiamo ad una costante e consistente crescita (ormai oltre 135 milioni di tonnellate/anno). Una consistente porzione delle nostre industrie (in aumento) sono impegnate in attività di recupero e riciclo industriale ed unaltra consistente porzione di attività industriale (purtroppo quest'ultima con una massima percentuale di infiltrazione criminale) si è dedicata al trasporto, specie su gomma, nazionale ed internazionale, di questa tipologia di merce (rifiuto industriale). Limitando il benchmarking con la Regione Veneto ai soli "impianti finali" (discariche per rifiuti urbani e industriali e inceneritori) si evidenziano dei paradossi così clamorosi che ben sintetizzano le ipocrite bugie e il (voluto) disastro impiantistico e sanitario, specie a carico delle province di Napoli e Caserta.
La Regione Veneto per i soli rifiuti urbani dispone di ben 15 discariche per rifiuti urbani distribuite all'interno di tutto il territorio regionale: Ponte nelle Alpi (BL), Cortina (!) (BL) , Longarone (BL), Campodasergo (PD), Este (PD), S. Urbano (PD), S. Martino di Venezze (RO), Villadose (RO), Chioggia (VE), Jesolo (VE), Portogruaro (VE), S. Donò. di Piave (VE), Asiago (VI), Grumolo delle Abbadesse (VI), Legnago (VI) , con un totale me-  dio smaltito/anno di circa 40mila tonn/anno per singola discarica. La Regione Campania invece dichiara di disporre di 5 discariche per Rsu: Napoli (Terzi-gno), San Tammaro (CE), Napoli (Chiaiano), Savignano Irpino (AV), SantArcangelo Trimonte (BN), per un totale dichiarato di smaltimento di 1.339.008 tonn/anno, pari a circa 270mila tonn/anno, ma con evidenti e gravi sottovalutazioni. La sola discarica di Chiaiano, aperta nel maggio 2008 e ancora non chiusa nel luglio del 2011, ha già raccolto nel suo solo invaso quindi circa la metà di quanto raccolto, nel medesimo tempo di tre anni, da tutte e 15 discariche della Regione Veneto: 800mila tonnellate contro 1.6 milioni! Ancora più clamoroso, anzi eclatante, e madre vera di tutti i disastri impiantistici e sanitari della Campania è la dichiarata e totale assenza, in tutta la regione, di qualunque tipo di discarica, ufficialmente censita e a norma, per una quota degli oltre 4 milioni di tonnellate di rifiuti industriali/anno, circa 15mila tonnellate al giorno! Mentre in Regione Veneto, patria anche dell'impiantistica di riciclo totale dei rifiuti urbani Vedelago, si dispone comunque di non meno di 68 discariche per rifiuti speciali e industriali, in Regione Campania zero assoluto. In particolare, va ricordato che per oltre 40 anni la discarica "Pisani" di Pianura (Na) ha ricevuto rifiuti urbani e industriali di tutta la Regione Campania e d'Italia. Buona parte del territorio regionale è inquinato e contaminato da scarichi tossici e nocivi.
Per quanto riguarda invece i famosissimi impianti di incenerimento, risultano evidentissime alcune considerazioni: il solo impianto di Acerra equivale, come portata, al triplo dei tre inceneritori presenti ed operanti nella intera regione Veneto ed ovviamente distribuiti nell'intero territorio regionale. In Campania, quindi, rispetto alla Regione Veneto, stante il volume di soli rifiuti urbani prodotto, non servono altri inceneritori. Considerando le portate proposte, se fosse accettata la follia di un ulteriore maxi inceneritore a Napoli est da 450mila tonnellate/anno, in un raggio di soli 9 km dell'intero territorio regionale, concentrato tutto a ridosso della sola metropoli di Napoli, verrebbe ad essere incenerito, con conseguente danno sanitario nei territori metropolitani già più inquinati di Italia, una portata di rifiuti pari alla portata di circa 15 (dico 15!) inceneritori operanti attualmente nel Veneto! Considerando i dati di gravissimo danno alla salute pubblica emersi dallo studio Hera sull'inceneritore di Forlì, da "soltanto" 60mila tonnellate/anno, pari quindi a un decimo di Acerra, ne consegue che il solo pensiero di costruire un altro maxi inceneritore da 450mila tonnellate a Napoli est equivale ad una autentica ed esplicita volontà di genocidio della popolazione residente nel Comune di Napoli. Ed è soprattutto un impianto inutile se ci riferiamo allo smaltimento dei soli rifiuti urbani, se non vogliamo neanche ipotizzare il conseguente ovvio e certo smaltimento di rifiuti tossici e industriali sia regionali che extraregionali che si verrebbe a realizzare stante l'attuale mancanza di impianti e la totale assenza di tracciabilità di queste categorie di rifiuti. In conclusione, condividendo l'opinione che sia una vergogna ed un pericolo esportare fuori regione i nostri rifiuti solidi urbani, risulta evidente, da questo benchmarking con la Regione Veneto per i soli cosiddetti "impianti finali", Veneto "virtuoso" ed autonomo per i rifiuti urbani, che quello che manca in Regione Campania è una chiara separazione e tracciabilità dei rifiuti industriali rispetto a quelli urbani, che mancano impianti finali tipo discarica sia per rifiuti industriali che urbani specie nelle zone interne e geologicamente idonee, e che invece non mancano sovradimensionati e tossici impianti di incenerimento da ubicare ulteriormente, ove se voglia ancora costruire, di certo ben lontano da quello enorme attualmente operante alle porte di Napoli (Acerra).
I dati economici presentati nel lavoro "Wasting life: the effect of toxic waste exposure on health" dei colleghi Barba, Mazza e Giordano e pubblicati su Cancer Biology and Therapy attestano, su calcoli elaborati dalla London School of Eco-nomics, che il solo recupero del territorio con bonifica delle zone di Napoli nord e Caserta distrutte dalla malagestione dei rifiuti industriali ed urbani in Regione Campania, assicurerebbe risorse economiche risparmiate in Sanità non inferiori a 12 miliardi. Con il cinismo degli analisti economici, possiamo quindi affermare in maniera documentata che, se questo disastro fosse accaduto in zone da 60 abitanti/kmq anziché 8000, ci sarebbero già oltre 12 miliardi di euro di sole risorse economiche risparmiate per curare al meglio anche quei pochi cittadini delle zone interne eventualmente danneggiati. Con la giusta ed etica considerazione di rispetto della vita di ciascun Cittadino dello Stato Italiano dovunque residente, abbiamo il dovere civile e morale di riorganizzare al meglio questo sistema sbagliato, ma sull'intero territorio regionale, e non per solidarietà ma per dovere di corretta gestione delle risorse territoriali regionali, e distribuire con equità sia i benefici che i rischi che comunque non possiamo ancora evitare, per un periodo che mi auguro sempre più breve, nella gestione sia dei rifiuti industriali che urbani.
E i rifiuti industriali altamente tossici e pericolosi? La Regione Campania dichiara di avere avviato una serie di impianti per il trattamento di questo materiale altamente pericoloso e tossico per diverse migliaia di tonnellate/anno (Acerra, Torre del Greco, Pastorano, ecc), ovviamente in gran parte proveniente da fuori regione. La Regione Veneto invece, esplicitamente dichiara, nel sito Arpa Veneto, che questa categoria di rifiuti tossici (gran parte proveniente dal petrolchimico di Porto Marghera) viene ufficialmente smaltita completamente fuori regione. Dove? Ma a Castelvolturno (Ce), naturalmente, come dimostrato dalle indagini del magistrato Ceglie della Procura di S.Maria Capua Vetere. Evidentemente, la Regione Veneto non dice la verità sullo smaltimento intraregionale di tutti i rifiuti prodotti.

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