Enerambiente, arrestato l'ex ad

Via al giudizio immediato per 10 imputati di un altro filone
21 luglio 2011 - Conchita Sannino
Fonte: Repubblica Napoli

IL VELO è squarciato. Molto, anche se non completamente. Dietro la cupa emergenza, al di là di una raccolta rifiuti spesso inefficiente o disordinata, ecco la scientifica spartizione di tangenti e assunzioni clientelari. Ecco la teoria, irregolare, di appalti, subappalti e convenzioni che coinvolge e tira dentro le ombre, almeno fino alla passata gestione, anche l'azienda per l'igiene urbana, Asia. Altri due arresti e un'ordinanza del gip Isabella Iaselli raccontano la seconda puntata della Immondizia Connection scoperta dalla Procura di Napoli.
Incarcere finisce una figura potente dell'imprenditoria italiana legata ai rifiuti, Giovanni Faggiano, ex amministratore unico di Enerambiente spa, società ora in liquidazione ma legata con una convenzione ad Asia; arresti domiciliari per Corrado Cigliano, direttore operativo della stessa società. Ma nell'ambito della corazzata Asia figurerebbero almeno cinque indagati, anche se l'azienda smentisce questo dato. Lo stesso Cigliano, insieme con il fratello Dario, ex consigliere provinciale e comunale, e con il padre Antonio, e altre sette persone, figura anche come imputato nel giudizio immediato in corso per il primo filone dell'inchiesta.
I due nuovi indagati sono accusati di corruzione ed estorsione. In particolare, è emerso che Enerambiente, alla quale Asia aveva appaltato la raccolta dei rifiuti in alcuni quartieri della città, si serviva asuavoltadi due cooperative (San Marco e Davideco) la cui opera non era però necessaria. Qual era, dunque, il prezzo degli accordi? Assunzioni fasulle, appalti gonfiati. «Noi dovevamo prendere tutte queste persone a lavorare, altrimenti non avremmo avuto il lavoro, perdevamo i contratti», sottolinea il "pentito" Salvatore Fiorito, responsabile di una delle società cui Enerambiente aveva affidato illegalmente in subappalto la raccolta dei rifiuti in alcuni "lotti" della città di Napoli. Secondo l'accusa, gli indagati, dopo avere stipulato accordi contrattuali con le cooperative, diretti a immettere nel servizio appaltato personale che sforava il limite fissato in 450 unità, minacciarono la fine dell'accordo se non avessero ricevuto somme di denaro per dirigenti, amministratori e collaboratori di Enerambiente nonché per pagare a loro volta tangenti atunzionari di Asia. Faggiano e Cigliano, secondo i pm, hanno poi imposto l'assunzione di personale da loro segnalato mediante apposite liste formate «sulla base di indicazioni preferenziali provenienti da dirigenti e amministratori di Enerambiente, sponsor politici e rappresentanti sindacali», come sottolineano i magistrati. La cooperativa San Marco, inoltre, fu costretta ad assumere fittiziamente un'amica di Corrado Cigliano, Kaori Nogami, e a pagarle uno stipendio di 1.300 euro al mese in assenza di qualunque prestazione lavorativa Si aprono nuovi squarci, dunque. La seconda tranche dell'indagine si basa sugli illeciti ricostruiti dalla Digos e dalla Guardia di Finanza, nell'indagine dei pubblici ministeri Danilo De Simone, Paolo Sirleo, IdaTeresi, Maria Sepe, Giuseppe Noviello e Luigi Santulli, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giovanni Melillo. E intanto il sindaco annuncia la costituzione di parte civile da parte del Comune. «Lo faremo già nel procedimento penale —aggiunge il sindaco — Siamo contenti che la magistratura agisca, magari ci dà una mano per rafforzare quelle strutture nelle quali stiamo dando il massimo nell'interesse dei cittadini». De Magistris tiene inoltre a precisare che «quanto accaduto non riguarda in alcun modo questa amministrazione, ma quella precedente».
L'indagine nasce nel settembre scorso, dopo la vandalizzazione di 52 mezzi e degli uffici napoletani dell'azienda veneta. E una devastazione che dà il via a una delle crisi più dure del 2010, e per la quale, già a gennaio, la Digos napoletana arresta 6 persone, tra cui Salvatore Fiorito, presidente di Davideco, cooperativa sociale sciolta il 15 di quel mese. Proprio Fiorito, di fronte all'avanzata dell'inchiesta coordinata dal procuratore Melillo, diventerà teste chiave dell'accusa: rivelando l'esistenza di un sistema creato da imprenditori, politici e sindacalisti per pilotare appalti e assunzioni anche in cambio di denaro nel settore della raccolta rifiuti. Faggiano era stato rimosso a giugno 2010 dal suo incarico, sostituito da Stefano Gavioli, anche lui indagato in un altro filone dell'inchiesta. Ad aprile, infine, in carcere finiscono i Cigliano, tra cui Dario, consigliere provinciale Pdl, e un loro uomo di fiducia, Gaetano Cipriano, per aver dato e promesso denaro alla moglie di Fiorito «affinché ritrattasse le dichiarazioni rese agli inquirenti».

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