Governo pronto a cambiare il decreto salva-Napoli
Il governo pronto a modificare il decreto sui rifiuti sulla scorta dell’ordinanza del Consiglio di Stato ma resta il gelo con la Lega, che non partecipa alla discussione. Oggi ci sarà il voto che si conferma un rebus: il premier Silvio Berlusconi ne ha discusso con il leader del Carroccio Umberto Bossi, ad Arcore. La maggioranza si spaccherà dal momento che i deputati campani del Pdl minacciano di votare con le opposizioni? Oppure ci sarà una mediazione? Una cosa è certa: se il decreto passa così com’è, rischia di peggiorare la situazione: i rifiuti andrebbero infatti fuori dalla Campania ma solo con accordi fra le Regioni. Procediamo con ordine. La cifra politica di giornata prende le mosse in un’aula di giustizia, quella del Consiglio di Stato, che bocciando il Tar Lazio ristabilisce un principio fondamentale: i rifiuti tritovagliati non sono pericolosi e, come tali, possono transitare liberamente senza la necessità di accordi politici. «Nei limiti della cognizione sommaria caratteristica della presente fase cautelare - scrivono i giudici del massimo organo di giustizia amministrativa - appaiono prevalenti le ragioni di favorire lo smaltimento dei rifiuti derivanti da tritovagliatura». Ora la Lega spinge per il decreto perché attraverso questo strumento impedirebbe ai rifiuti campani di andare al Nord; il resto dell’aula vuole la soluzione opposta. Quali potrebbero essere i termini della mediazione? Una prima ipotesi prevede che sia accolta l’ordinanza con la soppressione dell’articolo 1 e un’aggiunta al testo con la quale si stabilisce - sulla scorta del Testo unico dell’ambiente - che i rifiuti possono circolare senza vincoli perché non pericolosi ma solo verso le regioni limitrofe alla Campania e all’interno della stessa regione: con questa soluzione, gradita alla Lega, la solidarietà verrebbe messa al bando per legge. L’alternativa è alleggerire quest’aspetto introducendo limiti quantitativi: ad esempio su 100mila tonnellate da sversare fuori dalla Campania 80mila si fermerebbero al Sud e la restante parte verrebbe spedita altrove. La trattativa è comunque in corso e non si escludono sorprese. La disponibilità a dialogare del ministro Stefania Prestigiacomo arriva al termine di una lunga giornata, scandita dalla guerra degli emendamenti e dallo scontro in aula tra le forze politiche. Il correttivo più importante porta la firma di Paolo Russo (Pdl) e prevede la soppressione del comma 1 dell’articolo 1, in base al quale sono appunto necessari i nulla osta delle Regioni ospitanti. Pd e Italia dei Valori chiedono di affidare al presidente della Regione i poteri per aprire le discariche (oggi spettano a Comuni e Province o, in alternativa, al commissario straordinario). Alla Camera il dibattito entra subito nel vivo con gli esponenti dell’opposizione che attaccano il governo di aver varato «un decreto inutile»: «L’esecutivo ha dimostrato tutta la sua incapacità» tuona Salvatore Piccolo (Pd). D’accordo con lui il deputato Fulvio Bonavitacola (che firma una nota con il segretario regionale Enzo Amendola): «Caldoro dovrà assumersi la responsabilità dei siti». Durissimo l’affondo del dipietrista Franco Barbato: «La camorra non può essere l’alibi per la politica. In Campania per 17 anni c’è stata un’intesa consociativa tra il Pd bassoliniano e il Pdl cosentiniano». Domenico Zinzi, deputato dell’Udc e presidente della Provincia di Caserta, non ha dubbi: «Il decreto varato dal Consiglio dei ministri ha un valore solo propagandistico o di mera rassicurazione sociale ma ora, dopo l’ordinanza del Consiglio di Stato, corre il rischio di essere dannoso, se convertito in legge senza modifiche». Vincenzo D’Anna (Popolo e territorio) va all’attacco del sindaco Luigi de Magistris: «La Lega ha ragione, un territorio dissanguato dal debito non può spendere decine di milioni di euro per portare la propria immondizia fuori. Siamo di fronte a un fallimento culturale, figlio di un falso ecologismo».