Stop della Lavajet centro storico in ginocchio: tanfo e proteste
Il presidente della provincia Luigi Cesaro lancia l’ultimatum ai sindaci del Nolano e del Vesuviano: se entro la settimana non si giungerà alla firma degli accordi il commissario Vardè procederà di ufficio all'individuazione dei siti per le discariche e alla loro apertura. Una accelerazione che arriva in uno scenario gravissimo di emergenza. La cosa peggiore è la puzza. Un odore nauseabondo che investe i turisti seduti ai tavolini dei bar, i giovani che addentano la pizza, le coppiette che cercano un angolo nascosto e ci trovano un sacchetto. Il tanfo sovrasta le strade, si insinua nei mercati, raggiunge le case, toglie il fiato ancor più del caldo. Le 2400 tonnellate di rifiuti in strada sono ormai cotti dal caldo e macerati dal tempo. Puzzano. E ancor di più puzzeranno oggi, visto che i lavoratori della Lavajet, la ditta incaricata della raccolta nelle zone del centro, del porto e del mercato, non hanno alcuna intenzione di alzarli. Non fino a che non avranno incassato stipendio e quattordicesima. Così la raccolta procede a rilento: il 15 sono arrivate a Santa Maria Capua Vetere 100 tonnellate in meno rispetto alla quota assegnata, il 16 ne mancavano 120, il 17 sono andati a rilento i conferimenti a Tufino e Giugliano. Quella della Lavajet è una vicenda che si trascina da molti mesi ed è frutto di inadempienze da parte della appaltatrice e di ritardi nei pagamenti da parte dell'appaltante, cioè dall'Asia. La partecipata, a sua volta, è vittima delle difficoltà economiche dell'azionista unico, cioè del Comune di Napoli che dovrebbe versare ogni mese 14 milioni e 600 mila euro, ma che ad agosto ha fatto arrivare, per il momento, meno di due milioni. Gli uomini di De Magistris hanno ricapitalizzato l'azienda soffocata dai debiti con 43 milioni che arriveranno, però, di fatto solo a settembre quando la cassa depositi e prestiti avrà concesso il mutuo richiesto.