Realacci: ma è assurdo dire no a discariche e termovalorizzatori

Il deputato del Pd: il veto del Sindaco è paradossale. Gli impianti di ultimna generazione sono sicuri
19 luglio 2011 - Adolfo Pappalardo
Fonte: Il Mattino

«Rimango convinto che una solida politica di rifiuti passi per i compostaggi, per un impianto di termovalorizzazione e, in questa fase specialmente, per la discariche. In Campania c’è un deficit di impiantistica», è il ragionamento di un ambientalista come Ermete Realacci, deputato pd e presidente onorario di Legambiente.
Realacci come giudica il piano de Magistris? Si punta tutto sulla differenziata spinta e rimane un no secco a inceneritore discariche. «Leggo del 70 per cento entro fine anno: è un piano ambizioso. Se si arrivasse al 50 lo riterrei già un ottimo risultato. Ma mi domando: l'altro 50 per cento dove lo mettiamo? Servono termovalorizzatori. In altre regioni o anche all'estero, dove tra l’altro si sta cercando di portare i rifiuti napoletani, il ciclo si chiude così».
Appunto dove si mette il resto? «In commissione il vicesindaco Sodano ha spiegato che basteranno gli impianti di termovalorizzazione di Acerra e Salerno. Sono d’accordo: ma l’impianto a Salerno non c’è ancora e il deficit principale di impiantistica è legato a Napoli e alla provincia. Perché quindi a Salerno sì e non a Napoli?».
Non è un paradosso quindi dire no a discariche, agli inceneritori ma contare su quelli altrui? Anche perché è più difficile avere solidarietà. «È sicuramente un paradosso. Anche perché gli impianti di ultima generazione sono sicuri e non esiste pericolo di diossina. Anzi per troppi anni in Campania con l’emergenza la camorra ha avvelenato le terre con discariche abusive. Lì c’era già la diossina e lo dimostrano le migliaia di pecore abbattute negli anni scorsi: l’inceneritore non c’entra nulla».
Lo stesso discorso vale anche per le discariche che invoca il suo partito? «E’ inutile girarci attorno: servono. Perché finché non si fanno gli impianti come se ne esce se non con gli sversatoi? Capisco che Napoli non ha spazio e per questo bisogna ragionare su un’area vasta e individuare un sito. Un compito che tocca al governatore Caldoro che dovrebbe prendersi, in questo momento, le sue responsabilità e individuare i siti. Di certo non possono farlo i comuni. E anche in questo caso vale il discorso di prima: come si fa a chiedere la solidarietà alla Lombardia o al Veneto senza spiegare perché a Caserta o ad Avellino non si riesce ad aprire un sito?».
In queste ore si discute del decreto. «Questo decreto è un provvedimento pleonastico e non risolve il problema. Infatti, non sta funzionando. Se non ci saranno cambiamenti, e per ora non se ne intravedono, noi ci asterremo».
Torniamo a Napoli: lei crede si arriverà al 50 per cento per fine anno? «In una grande città la logistica può essere anche più semplice. Io mi auguro si arrivi al 50 per cento: sarebbe una grande prova della società napoletana di cui ha bisogno l'Italia che deve tornare a fidarsi della vostra città. Perché nonostante i miliardi investiti in questi anni di emergenza si è sempre all'anno zero e, mi creda, è davvero difficile spiegare perché ci si trovi ancora in queste condizioni. Ed infatti ormai è impossibile da spiegare».
Rimane sempre quell’altro 50 per cento non differenziato... «Per questo servono termovalorizzatore e discariche».

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