La marcia di Chiaiano, in piazza per dire no
Calma, calma, calma. Non reagire alle provocazioni. Nella vigilia della marcia contro la discarica di Chiaiano indossavano tutti la divisa dei pompieri. Impegnati a buttare acqua sul fuoco, per paura che il corteo possa trasformare una domenica di festa in una giornata di guerriglia. Così finiamo nella trappola di Berlusconi. Lo slogan ufficiale è «Jatevenne», andate via. Ma a via Santa Maria a Cubito, alla stazione del metrò collinare, alle 16.30 arriveranno in tanti. Gli organizzatori, ovvero i Comitati per la difesa delle cave di Chiaiano, ne prevedono almeno cinquemila. Sono attesi antagonisti e disobbedienti (dovrebbe esserci anche Luca Casarini), No global impegnati su tutti i fronti nazionali dal No Tav al No Ponte (sullo stretto), dagli oppositori alla base americana di Vicenza (Dal Molin) a tutta la rete dei Rifiuti Zero. Dovrebbero essere oltre duecento, anche se il numero potrebbe aumentare nella mattinata. Probabile la presenza di Oreste Scalzone che da mesi è impegnato a Napoli nelle varie battaglie (da Pianura a Gianturco) contro la malagestione dei rifiuti. Dietro le sigle ci sono quasi sempre dei centri sociali, con il napoletano Insurgencia in prima linea, perché gioca in casa. Con i No global scenderanno in piazza sindaci (dei paesi limitrofi alla zona delle cave: Marano, Mugnano), assessori, amministratori, consiglieri. Ci saranno anche i politici cittadini più radicati sul territorio. Parteciperanno, se si segue la traccia delle ultime settimane, anche esponenti del centrodestra, che hanno dato una forma bipartisan alla protesta. Arriverà, l’ha annunciato, Marco Rizzo, l’eurodeputato dei Comunisti italiani. Ma ci saranno soprattutto i cittadini semplici, mamme, pensionati e residenti che hanno trasformato la sfida politica in una lotta di popolo. Insieme alla marcia, partirà pure la festa della primavera, la sagra della ciliegia e dei prodotti tipici della Selva di Chiaiano che andrà avanti fino al 20 giugno. A Poggio Vallesana, la strada che divide il capoluogo da Marano, da giorni hanno allestito gli stand (con cartelloni illustrativi del parco delle colline e con un po’ di merchandising antagonista e zapatista, fatto di t-shirt, dischi e souvenir alternativi) e hanno messo su un’ampia pedana per il palco, contornata da striscioni che invocano la libertà (non solo dai rifiuti). Restano ancora alcune barricate con alberi abbattuti, ma più avanti, lontani dalla rotonda Titanic, verso Cupa del Cane. Al centro dello spazio che sarà dedicato alla sagra è rimasto, ormai spogliato dai rami, il pino, nuovo simbolo della protesta, dopo l’eliminazione della barricata di cassonetti. Tutta la zona è bardata di cartelloni e striscioni. Ne spicca uno, collocato sul blocco stradale davanti ai palazzoni del Parco Vallesana: «24 maggio 1918, il Piave mormorò. 24 maggio 2008, è stato impedito al Piave di mormorare». Una data che per la gente di Chiaiano e Marano ha acquistato valore epico. Con un invito alla calma.