Collettore di Venafro-Pozzilli, la Procura blocca il cantiere

Gli accertamenti del Noe: violazione dei vincoli ambientali e paesaggistici lungo il Volturno
16 luglio 2011 - Roberta Muzio
Fonte: Il Mattino

La prima volta che la questione del collettore del Consorzio industriale di Venafro-Pozzilli fece notizia fu nell’ottobre del 2009 quando, grazie a uno stop arrivato dalla Regione Campania, a seguito di alcuni esposti delle associazioni ambientaliste, venne scongiurato lo sversamento dei reflui in piena area Sic (sito di interesse comunitario), nel tratto più vincolato del Volturno perché insistente nell’oasi naturalistica «Le Mortine», in territorio di Capriati. Poi, con la gara già aggiudicata, il tracciato venne modificato per bypassare il territorio campano. Gli ambientalisti tornarono alla carica: la variante non avrebbe evitato l’inquinamento del fiume, posto che gli scarichi sarebbero comunque confluiti nelle stesse acque in zona ricadente nel Parco regionale del Matese. Ma, intanto, i lavori erano andati avanti e sarebbe stata imminente la messa in funzione della rete fognaria del depuratore dove vengono conferiti i rifiuti delle industrie sia della zona venafrana, sia esterne. La Procura di Isernia, avviando un’indagine delegata ai carabinieri del Noe di Campobasso e coordinata dal pm Federico Scioli, ha bloccato il cantiere, fermato i lavori e posto i sigilli a un’area di 4.200 metri quadri. La motivazione è che, pur essendoci il permesso a costruire dei Comuni di Pozzilli e Venafro, tali lavori «ricadono in territori interamente soggetti a vincolo paesaggistico-ambientale in forza del piano territoriale paesistico ambientale di area vasta n.6» e, pertanto, che le opere «sono state eseguite in assenza dell’autorizzazione paesaggistica di cui all’articolo 146 del decreto legislativo 42/2004». «Siamo impegnati, in coordinamento con altre Procure, nel monitoraggio del fiume Volturno - ha spiegato il procuratore capo di Isernia Paolo Albano - perché i dati tecnici mostrano un forte inquinamento delle acque e, più ci si avvicina alla Campania, più tale fenomeno aumenta». I controlli, dunque, mirano a individuarne le cause lungo l’intero tratto: «Nel caso specifico - ha affermato Albano - c’è stato il totale disinteresse da parte dell’ente a chiedere il rilascio di tale autorizzazione paesaggistica, tant’è che la richiesta di sequestro preventivo è stata immediatamente accolta dal gip e ciò al fine di evitare un danno ambientale ove il collettore avesse iniziato a sversare i reflui». La gara d’appalto, peraltro contestata da alcune ditte escluse, era stata aggiudicata dal Consorzio alla ditta Melfi ma, al momento, non ci sono indagati: «Sono in corso accertamenti sotto il profilo delle responsabilità penali ma, intanto, - ha concluso Albano - il nostro obiettivo era quello di agire con tempestività. Non escludo che l’indagine possa essere estesa sotto l’aspetto amministrativo». Attualmente gli scarichi del depuratore vengono immessi nel torrente Rava, affluente del Volturno, che già in passato ha evidenziato problemi d’inquinamento.

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