«Rimuovere la spazzatura o si aggrava il rischio salute»
Da un lato gli scienziati che, su una autorevolissima rivista scientifica internazionale sostengono l’aumento di mortalità nelle aree delle discariche abusive. Dall’altro il ministro della Salute Ferruccio Fazio che mette in dubbio la validità del lavoro dei ricercatori italiani pubblicato nell’articolo del periodico americano. Da un lato la professoressa Maria Triassi, direttore del dipartimento di Igiene del Policlinico Federiciano che insiste nel prevedere rischi per la salute pubblica se i rifiuti non vengono rimossi al più presto. Dall’altro l’infettivologo dell’ospedale Cotugno, Oreste Perrella che minimizza, sul fronte delle epidemie, i pericoli dell’emergenza spazzatura. Insomma le considerazioni sui pericoli che scaturiscono dalla questione rifiuti non sono mai state così contraddittorie. Ma andiamo per ordine. Dopo la polemica tra il ministro Fazio che respinge, con scrupolose argomentazioni, le conclusioni dei ricercatori italiani - i quali sostengono che nell’area a nord di Napoli e a Caserta sud l’indice di mortalità è salito del 9,2 per cento per gli uomini e del 12,4 per cento per le donne - scende nuovamente in campo la professoressa Maria Triassi che, in una nota scrive: «In previsione del possibile peggioramento dell’emergenza rifiuti, in qualità di ordinario di Igiene e di componente della giunta nazionale di Igiene e Salute Preventiva, ribadisco l’importanza e la necessità, a tutela della salute pubblica, che tutti gli sforzi per contrastare la crisi siano concentrati nel rimuovere i cumuli dalle strade, e non che siano dispersi in misure palliative di dubbia utilità, nell’ottica della più ampia collaborazione tra istituzioni, tecnici e politici, e nell’esclusivo obbiettivo di tutelare la salute della popolazione napoletana». Dal canto suo, invece, il professor Oreste Perrella, direttore della VII divisione Malattie Infettive ed Immunologiche del Cotugno, dice: «Per quanto riguarda i rifiuti, io non sono d’accordo con quanti li associano ad epidemie infettive. Il discorso è molto più vasto ed include sicuramente molti dei fattori che abbiamo prima citato. È evidente che rimane un problema di grande rilevanza ma non occorre dimenticare che i fattori alla base della genesi delle malattie infettive sono ben altri e che in buona parte dipendono dal nostro stato immunitario che ci permette di vivere nel mondo di relazione». Perrella ribadisce: «Non farei dunque allarmismi ma inviterei a non produrre roghi perché la combustione dei sacchetti di plastica genera sostanze tossiche particolarmente pericolose per il sistema respiratorio di bambini e dei soggetti con broncopatia cronica». In ogni caso, secondo il professor Perrella «oggi un infettivologo deve tener presente, a parte lo studio della patogenesi e dei meccanismi immunitari ad essa correlati, anche dei comportamenti umani e delle modifiche ambientali». E conclude: «Oggi le patologie infettive hanno un ruolo fondamentale nell’economia mondiale, sono associate a patologie umane finora sconosciute, comportano una spesa pubblica non indifferente». .