Sui rifiuti Silvio vuole lo scontro

Il premier difende Bertolaso e la superprocura «Chiaiano si farà, linea dura contro chi dice no»
31 maggio 2008 - Francesca Pilla
Fonte: Il Manifesto
A Chiaiano «useremo la forza dello stato, l'esercito», «chi si opporrà sarà perseguibile di reato». Sembra più una dichiarazione di guerra quella del presidente del consiglio, che il rapporto sullo stato dei rifiuti in Campania. Ma questo è il tipo di stato che piace a Berlusconi e che è uscito dalle urne lo scorso 14 aprile. Questo è quello che si aspettano i suoi elettori, un governo decisionista, accentratore e sordo che non dialoga, ma impone, ai cittadini come alla magistratura. E così il decreto non si tocca, la linea non retrocede di un millimetro, il popolo delle libertà avanza solamente.
La superprocura sarà realizzata perché i suoi «migliori costituzionalisti» hanno detto che si può fare, la discarica a Chiaiano pure, perché i suoi tecnici «sono sicuri dell'idoneità dei suoli». In altre parole se è costituzionale o meno accentrare tutti i processi in un unico tribunale a Napoli, schiacciando l'autonomia di azione dei singoli pm, lo si deciderà probabilmente in uno scontro istituzionale, se la cava è idonea o meno lo si decreterà in uno scontro di piazza, perché «non deve più succedere che lo stato faccia un passo indietro». Berlusconi non vuole bastoni fra le ruote, e tra le righe lancia un avvertimento perfino al Csm che dovrà decidere sull'eccezione di incostituzionalità avanzata dal 75 pm su 100 della procura napoletana: «Le leggi non sono un moloch assoluto, le leggi devono essere adattate». Il premier ha aggiunto dopo una pausa «per il bene dei cittadini», sta nelle cose che l'adattamento oggi lo vorrebbe decidere lui.
In una piazza del Plebiscito sempre più transennata e pulita a dispetto delle tonnellate di immondizia ancora in strada, in una sala della prefettura costipata di telecamere con vista sul palazzo reale, il cavaliere tira dritto sulla «fermezza», senza sorrisi sulle labbra e con più di un'ora di ritardo. Ha infatti avuto precedentemente una riunione fiume con i 5 presidenti delle province, con i sindaci dei 5 capoluoghi, con i prefetti e i responsabili delle forze dell'ordine e armate, nonché con il presidente Bassolino che insieme alla Iervolino è poi uscito dalla porta posteriore per evitare contestazioni. Al fianco del cavaliere la squadra che deve attuare il decreto «militarizzato», il ministro dell'ambiente Prestigiacomo, quello degli interni Maroni, l'ancora prefetto De Gennaro con un piede già al Sisde, il sottosegretario Bertolaso.
Tutti senza diritto di parola, eccetto il capo della protezione civile cui viene concessa qualche battuta tecnica su cdr da chiudere, il piano da intraprendere nei prossimi tre anni, stato dell'arte sulla raccolta di emergenza. A lui però Berlusconi dedica una difesa d'ufficio per quei provvedimenti giudiziari al suo staff «che qualcuno (delle sue truppe cammellate, ndr) afferma essere avvenuti a orologeria». L'hanno demotivato, ma Bertolaso - che non è indagato, però ne esce screditato per i suoi comportamenti - «è un uomo vero», dice Silvio, e se ha infranto qualche regola è perché «quei dettami di legge erano fatti per la normalità, non per una situazione eccezionale come questa».
Andrà avanti e con la strada spianata, dalle forze armate. Su questo il capo del governo è stato chiarissimo: «Nessuna opera pubblica sarà fermata da una minoranza», «dall'anarchia». E a chi gli domanda timidamente «delle prove di dialogo», di quegli spiragli di confronto con i diversi soggetti coinvolti, risponde sicuro: «Ho appena terminato una riunione con i rappresentanti di quella parte politica che ora sta all'opposizione, i sindaci campani. Da loro è arrivato non solo il sostegno, ma la richiesta di approvare il decreto con un iter veloce e senza cambiamenti». La conferma, se ce ne fosse stato ancora bisogno, che l'opposizione del Pd non esiste.

 

Powered by PhPeace 2.6.4