«Tifo murino», scatta l’allarme per un caso al Policlinico

Prudente il professor Borgia ma la Triassi: è un indicatore del degrado igienico-ambientale
5 luglio 2011 - Marisa La Penna
Fonte: Il Mattino

Il tifo murino, denominato anche dermotifo endemico, è una malattia infettiva acuta del topo e può essere trasmessa all’uomo attraverso le feci del ratto o la pulce murina, un parassita del roditore. Da quarant’anni, nel reparto di malattie infettive del policlinico federiciano, non si registrava un caso del genere. Fino al 15 giugno scorso quando è arrivato un uomo di cinquant’anni proveniente da Ponticelli. Aveva febbre alta, brividi, cefalea intensa e una brutta eruzione cutanea. I medici del professore Guglielmo Borgia, responsabile del reparto, dopo una serie di accurate indagini hanno sentenziato: il paziente è affetto da «tifo murino». Immediatamente è stata allertata la direzione sanitaria e la asl di appartenenza. Dopo le tempestive cure del caso l’uomo - che è anche un soggetto immunicompromesso - è finalmente guarito. E l’altro giorno è stato dimesso. Il collegamento tra il contagio del paziente di Ponticelli e l’emergenza rifiuti è, ovviamente, una considerazione quasi scontata. Ma il professor Guglielmo Borgia si dice prudente. Anzi respinge l’ipotesi che il contagio sia una conseguenza diretta della presenza di immondizia per le strade. Dice: «Non bisogna fare allarmismi. Non mi sento affatto di associare il nostro caso con la questione rifiuti. Il tifo murino arriva col topo. E i topi sono in tutte le città. Sarebbe potuto accadere, insomma, da qualsiasi altra parte del Paese». Di parere contrario, invece, è la professoressa Maria Triassi, dirigente del dipartimento di Igiene dello stesso policlinico, che commenta: «Quello che è successo rappresenta un indicatore di degrado igienico sanitario ambientale. L’aumento dei ratti in città, d’altronde, è visibile ad occhio nudo. A quanto ne so, su questo fronte, l’asl è già stata allertata. Presto intensificherà le operazioni di derattizzazione». La professoressa Triassi, che ha sempre manifestato preoccupazione per i rischi sulla salute scaturiti dall’emergenza rifiuti aggiunge: «Questo contagio ci deve far riflettere e deve far riflettere anche coloro che avevano minimizzato l’emergenza, sulle conseguenze del degrado igienico sanitario dovuto alla permanenza dei rifiuti in strada. È infatti noto che i rifiuti sono un ottimo cibo per ratti, blatte e insetti che a loro volta sono vettori di malattie infettive». Ma ritorniamo al tifo murino. Senza una diagnosi tempestiva e, soprattutto, senza un trattamento adeguato la morte del paziente può avvenire nei 10-60% dei casi. Gli anziani oltre i 60 anni hanno il più alto rischio di morte. I pazienti che ricevono il trattamento antibiotico rapidamente, spiegano i testi di medicina, guariscono completamente.

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