Rifiuti furoi regione, trattativa subito in salita
L’accordo con i gestori delle discariche c’è già, manca l’intesa con le Regioni. E difficilmente arriverà. All’indomani del varo del decreto che consente i conferimenti di rifiuti fuori regione in caso di accordo bilaterale tra i governatori, Ecoambiente ha già messo nero su bianco tre ipotesi. Lo schema è quello consolidato, le discariche individuate sono tre, tutte già utilizzate nei mesi della grande emergenza: Taranto, Padova e Trieste. Vuol dire che il presidente della giunta regionale Caldoro dovrebbe andare a bussare alle porte dei governatori di Puglia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. L’unica confinante con la Campania - come chiede il decreto - è la Puglia: le altre due sono collocate a centinaia e centinaia di chilometri di distanza, nel profondo Nord. E non è affatto scontato che i governatori diano il nulla osta. Anzi, due no sono quasi certi. L’assessore regionale all’Ambiente Romano ha stabilito i primi contatti ma né Zaia né Tondo sembrano disposti ad accettare la monnezza salernitana. Lo hanno detto e ribadito più volte: «La Regione Veneto è indisponibile ad accettare i rifiuti provenienti dalla Campania», ha affermato il leghista Zaia. E il pidiellino Tondo ha rilanciato: «Nessun pregiudizio, ma le nostre discariche sono già piene e non c’è spazio per l’immondizia di altre regioni». Peccato che l’Acegas, la società che gestisce entrambi gli impianti, abbia garantito la sua disponibilità ad accogliere il secco. Resta la discarica gestita dalla Italcave a Taranto, in Puglia. Sì, proprio quella all’origine del blocco del Tar che ha vietato i conferimenti fuori regione. Prima della sentenza, lì Ecoambiente sversava l’umido; potrebbe tornare a farlo con il beneplacito del governatore Vendola. Tutt’altro che scontato: «La Puglia in questi anni ha preso 110mila tonnellate di rifiuti dalla Campania ma siamo stati sempre ingannati da Berlusconi e dal governo perché non sono persone serie», ha tuonato ieri il leader di Sel lamentando il mancato rispetto degli standard ambientali e il mancato pagamento del ristoro. Cosa ne sarà dei rifiuti salernitani, dunque, non è dato sapere. Quel che è certo è che questa sera, a mezzanotte, chiuderà un’altra volta il sito di trasferenza di Sardone. Lo stop dello stabilimento di tritovagliatura non sarà immediato perché duemila tonnellate di spazzatura sono state trasferite dal piazzale di Battipaglia a Sardone, ma è difficile ipotizzare che lo Stir possa reggere più di tre o quattro giorni. Se non dovessero essere sbloccati i conferimenti fuori regione, quindi, da martedì, al massimo da mercoledì, la provincia di Salerno potrebbe ricadere nell’emergenza. Ecoambiente, però, professa ottimismo: «Ci sono stati contatti anche con la Sicilia, riusciremo a trovare un’intesa», assicura il vicepresidente della società provinciale Mario Capo. Lavori in corso e trattative aperte a tutti i livelli. Anche a palazzo Sant’Agostino, dove il presidente della Provincia Cirielli potrebbe assegnare la delega all’Ambiente all’assessore Antonio Fasolino, già responsabile della risorsa mare e della Protezione civile. Che la situazione sia tutt’altro che definita, del resto, lo conferma anche il provvedimento annunciato ieri dal Comune di Salerno: le isole ecologiche Arechi e Fratte resteranno in funzione per tutto il periodo estivo per consentire ai cittadini di continuare a conferire materiali ingombranti e vecchi elettrodomestici.