Impianti fermi nel week-end: torna l'allarme roghi
Stir di Santa Maria Capua Vetere e di Pianodardine chiusi la domenica e il rallentamento rischia di vanificare gli sforzi compiuti dall’Asìa. Perciò il sindaco De Magistris e il vicesindaco Tommaso Sodano chiedono al governatore Caldoro e ai presidenti delle Province interessate «di garantire il pieno funzionamento degli impianti». L’assessore Romano risponde a stretto giro spiegando: «La richiesta di tenere gli impianti aperti anche nei giorni festivi, soprattutto nei momenti di crisi e di emergenza, è sempre sollecitata e auspicata dalla Regione Campania, ma l'apertura degli stessi dipende dagli enti proprietari, e quindi essenzialmente dai Comuni e dalle Province». E il sindaco conclude: «Bisogna decidere se dobbiamo fare tutti il massimo oppure se c’è qualcuno che non lo vuole fare». Se non arriverà il sì delle province di Caserta e Avellino Asìa non potrà approfittare dei due giorni di tregua offerti dal week end quando i napoletani escono dalla città e depositano meno sacchetti: se gli impianti funzionassero a pieno ritmo la partecipata del Comune di Napoli potrebbe approfittarne per smaltire parte delle 1200 tonnellate che ancora sono in strada. La situazione, quindi, non sembra destinata a migliorare. Ieri a Ponticelli una discarica a cielo aperto piena di copertoni dismessi ha continuato a bruciare per ore con un danno enorme all’ambiente. Il fumo, sospinto dal vento verso il popoloso rione Incis, ha suscitato allarme tra i residenti ed ha creato forti rallentamenti alla viabilità. Sul posto i vigili del fuoco del comando provinciale di Napoli hanno operato per ore con sei autobotti.«È un incendio resistente da domare, perchè stanno bruciando centinaia di copertoni», hanno spiegato i vigili del fuoco. Da lunedì visto l’esaurirsi dei siti di trasferenza bisognerà affrontare nuovi problemi: la Sapna nel corso della prossima settimana farà partire la gara per allargare l’area già messa in funzione dal Comune nell’ex Icm, ma non è escluso che si renda necessario individuare anche altre aree. Anche perché finora non è stato prelevato nulla di quanto è già stato depositato. I camion dell’Asi per il momento stanno scaricando soprattutto negli stir che, se non saranno liberati, rischiano di bloccarsi. Al momento sono attivi un trasferimento di piccole quantità di frazione umida verso la Toscana e uno più consistente verso la Sicilia. L’Ati formata dalla Vincenzo D’Angelo e dalla Profineco continua ad esportare i rifiuti al di là dello stetto, nonostante le mille polemiche di questi giorni, anche sulla base di una lettera inviata a dicembre alla D’Angelo dal dirigente generale della direzione regionale, Vincenzo Emanuele, nella quale si sottolinea che sono escluse dal divieto di smaltimento fuori regione «le frazioni di rifiuti urbani destinate al recupero come il rifiuto con il codice cer 191212». E questo anche se la monnezza campana finisce, invece, in discarica. Ora dopo il decreto le cose potrebbero cambiare, ma per il momento dalla Sicilia non arriva nessuna disposizione contraria e quindi si continuano a esportare duecento tonnellate al giorno di frazione umida: e questo permette alla Sapna di far funzionare ancora gli stir. Viaggi che comunque peseranno sulle casse della società provinciale anche se ieri a proposito del previsto aumento della Tarsu (ne aveva parlato il sindaco De Magistris) il presidente della provincia, Luigi Cesaro ha spiegato: «Si parla di aumenti della Tarsu di 30 euro all’anno per napoletano? Non mi risulta. Piuttosto, cifre alla mano dico che oggi il costo di smaltimento a tonnellata stabilito dalla Provincia di Napoli ammonta a 112,95 euro, ed è il più basso tra tutte le province della Campania. A conti fatti l'aumento è di 3 euro per napoletano e non di 30».