Provvedimento tampone, discariche e siti di trasferenza al collasso

In strada ancora mille tonnellate ma la provincia è allo stremo
Servono subito nuovi sversatoi
1 luglio 2011 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Il giorno dopo il varo del decreto rifiuti sarà l’ennesimo giorno difficile. Il testo, salvo modifiche dell’ultimo minuto, difficilmente faciliterà i viaggi dei rifiuti sui quali si regge il nostro precario ciclo. E per aprire le nuove discariche, nonostante siano stati rafforzati i poteri dei commissari, ci vorranno comunque diversi mesi. In sostanza, quindi, gli effetti delle nuove norme sul breve periodo saranno praticamente uguali a zero. Nella legge, infatti, non c’è la liberalizzazione auspicata dagli amministratori: per portare in giro la spazzatura prodotta dagli stir occorrerà il sì delle Regioni che li ricevono, come succedeva in passato. Viene, dunque, confermata l’impostazione data dalla sentenza del tar del Lazio: quelli prodotti dagli stir non possono essere considerati rifiuti speciali che possono essere esportati senza accordi. Le cose su un piano concreto potrebbero addirittura peggiorare: fino a ieri la Sicilia ha permesso ai privati di accettare la monnezza campana, bisognerà vedere se la linea per così dire lassista, continuerà anche dopo il nuovo decreto. L’unica via per mandare lontano la spazzatura è quella dell’accordo che non sarà più contrattato in sede di conferenza Stato-Regioni, ma che dovrà essere trovato amministrazione per amministrazione. Per raggiungere l’obiettivo ci vorranno comunque tempi lunghi. E questo nella migliore delle ipotesi, cioè se si troveranno le disponibilità al di là dei confini della Campania. Intanto gli stir, gli impianti di tritovagliatura dove arriva la monnezza, rischiano di scoppiare. Fino a ieri la Campania ha continuato a portare i rifiuti in Toscana grazie a un accordo istituzionale e in Sicilia sulla base di un contratto stipulato dalla Sapna con l’associazione d’impresa tra Vincenzo D’Angelo e la Profineco. Si era invece esaurita la quota da mandare in Emilia e si erano interrotti i viaggi verso la Italcave dopo la sentenza del Tar. Ora per liberare gli impianti e poterci portare nuovi rifiuti, occorrerà ottenere il sì delle Regioni Puglia e Sicilia e chiudere nuovi accordi con le altre amministrazioni. Anche l’apertura dei nuovi siti di sversamento non sarà un’impresa facile: Caldoro avrebbe voluto attribuire più responsabilità in materia ai sindaci, ma anche su questo punto, a quanto pare, non ha sfondato. Il problema di garantirsi l’assenso del territorio, o almeno la sua neutralità, dunque, resta. A Napoli, a sentire il presidente della Provincia Luigi Cesaro, gli unici sversatoi ipotizzabili sono quelli da ricavare nelle cave per depositarvi il materiale stabilizzato. Ma la possibilità di derogare dai vincoli e accelerare le procedure potrebbe riaprire il discorso. Intanto, probabilmente si andrà avanti sulla via indicata dal piano regionale, quella dell’allargamento dei siti esistenti. Ma il problema più immediato, quello di trovare un posto qualunque dove depositare i sacchetti già in strada, resta tutto aperto: l’esaurirsi dei siti di stoccaggio di Napoli, Caivano e Acerra rende più che mai necessario individuare nuove aree. Ma il percorso diventa sempre più difficile: il mancato svuotamento di quelli già inaugurati renderà sempre più diffidenti i cittadini coinvolti.

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