Spreco Astir, spunta un giallo sulle assunzioni
Un blocco in via De Gasperi, sotto gli uffici dell’assessorato all’Ambiente ieri mattina, per protestare contro spettanze mai arrivate. La quattordicesima, in questo caso. Sono i 276 lavoratori della Arpac Multiservizi, costola della stessa Arpac, che dovrebbe occuparsi di bonifiche. Come pure la Astir, partecipata regionale, e la Arcadis impegnata invece, sempre di bonifiche, ma per il sottosuolo. Un migliaio di persone, in totale, di tre società collegate alla Regione che di lavoro, in quest’ennesima emergenza rifiuti, dovrebbero averne eccome. Poco, molto poco. Mancano commesse che dovrebbe dare palazzo Santa Lucia e non c’è traccia di un piano industriale. Incertezze sul futuro: scenario identico a quello dell’Astir dove la metà dei dipendenti, 230 su 530, non lavora, ha spiegato in un’audizione l’ex amministratore unico Semplice. In mezzo l’assunzione senza bando e senza concorso, nella primavera 2010 a ridosso delle elezioni regionali, di 38 lavoratori a tempo determinato. Un elenco in cui sono spuntati i nomi del figlio di un ex consigliere provinciale pd, quello di una ex delegata all’assemblea nazionale del partito di Bersani e gente vicina ai Carc. I vertici della giunta regionale hanno chiesto di non rinnovare i loro contratti proprio per i conti in rosso. Eppure agli atti risulta una risoluzione bipartisan del 23 giugno in commissione attività produttive per stabilizzarli. Documento che scatena un piccolo giallo. Perché i consiglieri Carlo Aveta (Destra), Nicola Caputo (Pd) e Sergio Nappi (Noi sud) hanno chiesto da giorni una nuova convocazione: «Non abbiamo mai votato quella risoluzione eppure sono stati inseriti anche i nostri nomi». Un giallo appunto in questo magma di mille lavoratori per l’ambiente pagati ma senza alcun lavoro da fare. Senza contare un altro bacino attualmente in sonno: i 300 dipendenti della Jacorossi, società pubblico-privata che sempre di bonifiche si occupa, che nella primavera scorsa dovevano essere inglobati proprio in Astir e Arpac multiservizi. Tutto fermo, tutto bloccato: sono attualmente in regime di cassa integrazione in deroga e s’attende di capire lo scenario futuro. Un bacino immenso di lavoratori, tutto in carico a palazzo Santa Lucia, che attende inutilmente piani industriali di rilancio e commesse che la stessa Regione non può più garantire. E alla Multiservizi, un tempo feudo incontrastato dell’Udeur di Clemente Mastella, lo scenario non cambia. Senza contare che, caso unico in Italia, l’agenzia campana per la protezione per l’ambiente è proprietaria a sua volta di questa società in house per assegnargli lavori. Per fare cosa e con quali fondi, lo chiederanno la settimana prossima ai vertici dell’agenzia i membri della prima commissione regionale per la trasparenza e l’utilizzo dei fondi. Per ora rimane agli atti la testimonianza dell’ex numero uno dell’Arpac Volpicelli: «I costi vivi per mantenimento del personale, del consiglio di amministrazione e via elencando, ammontano a 17 milioni di euro a fronte di lavori continuativi per 2,5-3 milioni di euro».