Pioggia di interdittive antimafia i clan ancora al centro del sistema
Quarantadue ditte colpite da interdittiva antimafia, appalti revocati, una pioggia di inchieste giudiziarie: eppure, lo hanno sostenuto il governatore Caldoro e il sindaco de Magistris e lo ha confermato il procuratore Lepore, i clan continuano ad arricchirsi sulla emergenza infinita. Un’emergenza che non può e non deve risolversi: se la spazzatura sparisse i clan perderebbero uno dei loro più lucrosi rami d’affari. Il settore a maggior rischio è quello dei trasporti, ha sottolineato Giovandomenico Lepore. E ancora oggi i camion che portano in Sicilia la spazzatura appartengono alla Adiletta logistica, società che nel 2009 è stata colpita da un’interdittiva antimafia. L’impresa, nell’ultima campagna elettorale, è stata al centro di una rovente polemica perché il candidato a sindaco del Pdl a Nocera Inferiore, Adriano Bellocosa, aveva tenuto un’iniziativa elettorale nello stabilimento mentre uno dei soci era agli arresti domicialiari. Un’altra vicenda interessante emerge da un’interrogazione presentata all’assessore all’Igiene della Provincia, Giuseppe Caliendo, dalla Federazione della sinistra: le ceneri del termovalorizzatore di Acerra vengono portate a Brescia dalla Ve.Ca Sud di Maddaloni. Eppure 21 autisti della ditta sono stati denunciati perché, dopo aver depositato le ceneri, negli stessi mezzi caricavano mangimi diretti alle imprese meridionali. L’azienda fa parte del gruppo Caturano, attenzionato dalla Dda. Interdittive a pioggia anche nei confronti delle ditte che gestiscono gli impianti e la raccolta. Due delle discariche campane, quelle di Savignano Irpino e quella di Chiaiano, sono state affidate fino al mese di marzo alla Ibi Idroimpianti, poi raggiunta da un provvedimento della prefettura di Napoli. Ibi, secondo gli 007 del palazzo di governo, avrebbe gestito lo sversatoio di Bellolampo a Palermo insieme a un’azienda dei Buscemi. Insieme sarebbero responsabili dell’interramento di una grossa quantità di rifiuti nei pressi della quarta vasca di Bellolampo. Al movimento terra nella discarica di Chiaiano provvedeva la Carandente Tartaglia: anche questa impresa è stata fermata da un’interdittiva. Dei soci di entrambe le imprese parla diffusamente nelle sue confessioni Gaetano Vassallo. Il pentito ha detto di aver incontrato Pasquale Zagaria all’epoca della realizzazione delle proprie discariche. Il boss dei Casalesi gli avrebbe presentato il responsabile della Ibi come «persona sua». I Carandente Tartaglia sarebbero, invece, legati ai Mallardo e ai Nuvoletta, a loro volta alleati dei Casalesi. Anche sulla realizzazione della discarica di Chiaiano indaga attualmente la Dda. Poi c’è la vicenda di Eenerambiente, la ditta che fino allo scorso anno ha gestito la raccolta dei rifiuti per conto di Asia al Vomero e nel centro della città. Anche l’azienda veneta è stata colpita da interdittiva atipica. Il prefetto di Venezia segnala che dalle indagini della Dia di Padova sono emersi «acclarati collegamenti» tra l’amministratore delegato Giovanni Faggiano e Antonio D’Oriano, figlio di Domenico che secondo la Dia sarebbe anello di congiunzione tra il clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia e la Sacra Corona Unita. Non solo: la Dia ha accertato «rapporti di dubbia natura» tra Stefano Gavioli (amministratore di Enerambiente) e Angelo Zito arrestato dalla Dia di Palermo con l’accusa di riciclare i soldi dei fratelli Graviano. In manette sono poi finiti Antonio Cigliano, protagonista negli anni Novamta della privatizzazione del servizio, con i figli Dario (consigliere provinciale e comunale) e Corrado (dirigente dell’azienda). Ad accusarli Salvatore Fiorito, dirigente della Davideco, una cooperativa che per Enerambiente aveva lavorato. Lo stesso Fiorito è stato arrestato: avrebbe organizzato la devastazione del deposito di Enerambiente per protestare contro il licenziamento dei soci della coop. Soci che in gran parte provenivano dalla San Marco, un’altra impresa bloccata dall’interdittiva. Fiorito e i suoi avrebbero anche incendiato diversi camion dell’Asìa. Roghi, incendi e barricate sarebbero stati spesso utilizzati per far prendere ad appalti e assunzioni la strada giusta. Secondo i magistrati sarebbe già successo ai tempi del primo affidamento ai privati.