Fazio: "Crisi grave ma nessun rischio colera"
E domani il ministro sarà in città
«Dal punto di vista della salute e delle malattie non ci sono realmente rischi», dice il ministro della Salute, Ferruccio Fazio riferendosi all’emergenza rifiuti. Un appello alla calma lanciato già venerdì ma stamani, per fugare ogni dubbio e mettere a punto protocolli condivisi, è convocata una riunione presso il ministero con i pediatri, l'istituto superiore di Sanità, i Nas e le strutture della Regione Campania deputate alla sorveglianza. Poi domani il ministro potrà rendersi conto direttamente sul campo della situazione: è previsto il suo intervento al Monaldi per inaugurare il nuovo reparto di cardiologia. Chiaro però che nel paventare come non ci siano rischi concreti per la salute, il titolare del dicastero della Salute non frena affatto sulla portata della crisi: «Questo non vuol dire affatto minimizzare l'importanza del problema rifiuti, che va risolto al più presto perchè compromette fortemente il benessere dei cittadini». Senza contare che esiste una differenza tra un allarme sanitario e quello di un’epidemia. Ed è proprio quest’ultimo che il ministro vuole smentire, dopo che da giorni in molti evocano l’emergenza colera del ’73. «Parlare di epidemie è un’altra cosa: non c'è - spiega - rischio di colera e salmonellosi, che derivano da batteri eliminati con le deiezioni, mentre in questo caso parliamo di rifiuti organici, sacchetti o scatole di plastica, ma non di deiezioni. Quindi, in questi rifiuti non sono presenti germi come per colera e salmonelle che possono creare epidemie». Ci può essere ovviamente il rischio legato alla presenza di topi, blatte e insetti, che, spiega Fazio, «occasionalmente possono causare gastroenteriti o salmonelle minori, ma questi non sono problemi di tipo epidemico». Quanto alla diossina che si sprigiona a seguito dei roghi di immondizia, «è dimostrato - puntualizza - che questa non è causa diretta della formazione di tumori». Mentre, sul fronte dei problemi respiratori il cui aumento tra i bambini napoletani è stato denunciato dai pediatri, ha detto il ministro, «va precisato che non si parla di un aumento del 10-20 per cento ma del 2 per cento». Di certo però non si può parlare di un quadro salubre e i rischi potenziali ne rimangono. «A Napoli da molti anni la gente non può godere di buona salute, anche soprattutto per la presenza di quantità rilevanti di rifiuti», denuncia la società italiana di igiene (Siti). «I rifiuti, specie per le grandi quantità di sostanze organiche putrescibili - spiega Paolo Villari, segretario generale della Siti - sono male odoranti, producono un aumento della popolazione dei ratti e degli insetti molesti, specie nelle stagioni calde. Non c'è bisogno che torni il colera, il tifo, i paratifi, le salmonellosi, le epatiti virali, per dire che siamo in presenza di un'emergenza sanitaria rischiosa e potenzialmente pericolosa per la salute pubblica». Dati ufficiali che attestino un aumento di patologie a Napoli a causa dell'ultima emergenza rifiuti, ad oggi, non ve ne sono. E pure di quell’aumento del 20 per cento delle patologie respiratorie tra i bambini rimbalzato nelle agenzie di stampa nei giorni scorsi non vi è traccia ufficiale. Faringiti, enteriti e asma, certo, ma per fortuna nessun bambino intossicato dai fumi provocati dai roghi ai cumuli di rifiuti è arrivato al pronto soccorso all'ospedale pediatrico Santobono, il termometro di eventuali patologie di questo tipo. Non sono stati registrati in questi giorni, fanno sapere, più accessi rispetto al resto dell'anno. I pediatri, dal canto loro, invece registrano un aumento dei stati febbrili, diarrea e allergie. «I rifiuti aumentano la carica batterica, favoriscono le salmonelle e le malattie a trasmissione oro fecale in genere, ecco perchè la pulizia è necessaria», dice il pediatra Luigi Amodio che consiglia: «così come manteniamo in ordine e pulita la nostra così dovrebbe essere per la nostra città». Gli esperti dicono di lavare spesso le mani. «Il lavaggio delle mani riduce del 50 per cento il rischio di malattie oro fecali», avverte Lucio Di Martino, primario in pensione di malattie infettive del Santobono, e per 10 anni a capo del centro di riferimento regionale per la lehismaniosi. «Il rischio - avverte di Martino - è proprio quello che possa riemergere questa malattia, mortale per i cani e curabile, se diagnosticata in tempo, nell'uomo».