Caldoro ai pm: "Ecco le carte non spetta a me aprire i siti"

Il governatore in pèrocura: felice di poter spiegare le tre crisi dal 2010 ad oggi
28 giugno 2011 - Giuseppe Crimaldi
Fonte: Il Mattino

Per un’ora e mezza davanti al pubblico ministero Francesco Curcio, il presidente della Regione Campania ha fornito una serie di elementi utili a ricostruire la vicenda dell’emergenza rifiuti a Napoli. È la prima volta che il governatore viene convocato nell’ufficio inquirente diretto da Giovandomenico Lepore in veste di indagato: nei suoi confronti la Procura ipotizza i reati di epidemia colposa e rifiuto di atti d’ufficio. Nell’inchiesta ci sarebbero già altri indagati. Ovviamente si tratta di un atto dovuto, come ha ricordato lo stesso Lepore in un’intervista al «Mattino», procedura indispensabile per poter compiere alcuni accertamenti investigativi. Ieri Caldoro è giunto in Procura, al Centro direzionale, accompagnato dal suo difensore, l’avvocato Alfonso Furgiuele. Per evitare la folla di giornalisti che stazionava all’ingresso della Procura il presidente della Regione è entrato da un varco secondario ed è salito nello studio del pubblico ministero Francesco Curcio. Al termine del faccia a faccia sono giunti anche il procuratore Lepore e l’aggiunto Francesco Greco, che coordina la sezione Reati contro la Pubblica amministrazione. Quasi due ore di permanenza negli uffici di Procura, durante i quali Stefano Caldoro ha parlato a lungo, fornendo anche carte e documenti, chiarendo tutto ciò che da quando si è insediato - dalla primavera del 2010 - è stato fatto per fronteggiare non una ma ben tre diverse emergenze ambientali, tutte comunque legate al ciclo dei rifiuti solidi urbani. L’incontro, come ha detto l’avvocato Furgiuele, è avvenuto «in un clima molto disteso e nella logica della collaborazione con i pm». A Curcio il governatore ha anche consegnato un dossier. Il documento contiene una dettagliata ricostruzione dei fatti e delle iniziative amministrative assunte in qualità di presidente della Regione Campania in materia ambientale. In sostanza Caldoro ha insistito su un punto: la Regione ha messo in moto tutte le procedure possibili per far fronte al dramma dei rifiuti. Il suo excursus ha affrontato anche la cronologia delle tre crisi che da ottobre 2010 a oggi si sono succedute a Napoli; è entrato in dettagli importanti, come quelli relativi al numero di tonnellate di spazzatura rimosse e sversate anche grazie a parziali aperture - di volta in volta - dalle altre province della Campania. «Sono felice di essere qui, oggi, e di poter fornire alla magistratura inquirente una serie di elementi che, probabilmente, voi pm ancora non avete», avrebbe detto a Curcio in una pausa dell’interrogatorio. Caldoro ha spiegato che, in base all’accordo del 4 gennaio che prevede la solidarietà da parte delle altre Province alla Provincia di Napoli, vengono scaricate circa 900 tonnellate giornaliere di rifiuti presso gli impianti STIR di Pianodardine (Avellino), Casalduni (Benevento), Santa Maria Capua Vetere (Caserta) e Battipaglia (Salerno): dal primo gennaio al 31 maggio sono state dunque portate dalla provincia di Napoli all’impianto irpino 20mila tonnellate, a quello sammaritano 50mila, a quello sannita 20mila e a quello in provincia di Salerno 1000. «Caldoro - ha poi aggiunto Furgiuele - ha anche ribadito ai pm che la competenza ad aprire nuove discariche è dei sindaci e non del presidente della Regione». Ora la parola torna alla Procura: verrà esaminato il dossier, che contiene dati importanti, quelli sui flussi dei rifiuti in Campania.

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