Lepore: il governatore persona perbene si pagano 19 anni di inadempienze

"Chi ha amministrato per il bene comune non ha nulla da temere. Scontiamo decenni di inerzia"
27 giugno 2011 - Giuseppe Crimaldi
Fonte: Il Mattino

«Fino a quando l’azione penale resterà obbligatoria noi indagheremo. Di fronte a fenomeni e situazioni che prospettano l’ipotesi di condotte illecite, la Procura ha un solo dovere: quello di indagare». Il procuratore di Napoli Giovandomenico Lepore è sereno. Le polemiche seguite alla notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di Stefano Caldoro, presidente della Regione Campania, nell’ambito di un’inchiesta che ipotizza il reato di epidemia colposa, non lo sfiorano.
Caldoro si dice pronto a chiarire la propria posizione e ha espresso fiducia nell’operato della magistratura. «Caldoro è una persona perbene, con lui abbiamo avuto sempre ottimi rapporti. Sono convinto che ha compreso che l’iscrizione nel registro degli indagati, oltre ad essere un atto dovuto, non comporta alcun giudizio preventivo nei suoi confronti».
Ma perché avete puntato i riflettori proprio sul presidente della Regione? «Perché di fronte a una situazione tragica, quella dei rifiuti, emergono profili di tutela della salute e dell’igiene pubblica. Qui rischiamo l’esplosione di un’epidemia, questa è la peggiore emergenza che io ricordi, anche rispetto a quelle passate».
Non c’è però il rischio che la magistratura con i suoi interventi finisca col sostituirsi all’amministrazione della cosa pubblica? «Affatto. Non abbiamo intenzione di scavalcare o di sostituirci a nessuno. Il nostro compito resta solo quello di verificare se siano stati commessi reati e - in caso di risposta affermativa - capire chi li ha commessi».
Come vi muoverete adesso? «Dobbiamo verificare prima la sussistenza dei presupposti dei rischi legati ad un’epidemia, quindi capire gli eventuali passi, senza escludere magari anche responsabilità di natura tecnica. Insomma, siamo solo all’inizio e non possiamo escludere sviluppi».
Potrebbero anche aprirsi nuovi filoni investigativi? «Non lo escluderei. Di fronte a una serie di concause quali l’accumulo di rifiuti in strada e il caldo non possiamo restare a guardare. Ieri Vittorio Sgarbi ha criticato la Procura di Napoli, dicendo che invece di pensare ai roghi di spazzatura che avvelenano la città c’è chi si dedica all’inchiesta P4. Sgarbi non sa che noi lavoriamo su tutti i fronti».
Questa ultima vicenda dimostra però che esiste una sovraesposizione «giudiziaria» di chi fa il pubblico amministratore. «Non c’è alcuna sovraesposizione. Il principio è semplice: chi amministra la cosa pubblica e lo fa tenendo sempre presente il bene comune non ha nulla da temere. Ma di fronte a eventuali reati noi abbiamo il dovere di verificarne le responsabilità. Certo, l’emergenza rifiuti è un problema antico e irrisolto: e su questo piano responsabilità di tipo politico vanno attribuite a tutti, a quanti in questo ultimo ventennio non sono riusciti a risolvere i problemi».

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