Rifiuti, Caldoro all'attacco della Lega: "Irresponsabili, non pago per loro"
«Non ci sto, non ci sto, non ci sto. A pagare per le colpe di 15 anni di inadempienze e responsabilità dei comuni, passate e perduranti; a pagare per le colpe dei ricatti e del boicottaggio della camorra nonché per i comportamenti irresponsabili, di fronte a questa emergenza nazionale, della Lega Nord». Stefano Caldoro lo ripete più volte perché, afferma, «voglio essere chiaro». Il presidente della Regione è indagato per epidemia colposa e rifiuto d’atto d’ufficio in un’indagine della Procura sull’ennesima emergenza rifiuti a Napoli. Secondo i pm, di fronte ai cumuli in strada Caldoro non avrebbe ordinato subito il trasferimento dell’immondizia in Irpinia e nelle altre province campane. È domenica pomeriggio e il governatore convoca una conferenza stampa a cui assistono anche il vicepresidente Giuseppe De Mita e gli assessori della sua giunta. Sereno ma determinato, Caldoro si dice fiducioso nella magistratura: «L’inchiesta è un atto dovuto e sono pronto a fornire tutti i chiarimenti necessari, anche documentali, come ho sempre fatto quando mi hanno chiamato». Poi alza la voce: «Sui rifiuti la Regione continuerà a fare la sua parte ma da oggi, finché non ci saranno risposte forti da parte dell’esecutivo e degli enti locali, abbandona i tavoli istituzionali e nazionali presso il governo e la prefettura. In questo modo avremo una maggiore libertà per fare il nostro lavoro ma anche per contare i giorni e le ore affinché gli altri risolvano i problemi che sono di competenza esclusiva degli enti locali». Il sindaco Luigi de Magistris gli risponde: «Credo sia un errore che Caldoro si tiri indietro dai tavoli istituzionali, perché è dovere suo e degli altri stare sempre in stretto contatto per l’interesse dei cittadini». Quindi l’ex ministro socialista respinge ogni addebito e assicura di aver «fatto tutto il possibile e anche di più, lavorando giorno e notte. Al tavolo le Province hanno confermato che se ci fosse stata un’ordinanza avrebbero chiuso gli impianti. Il provvedimento c’è stato in occasione della prima emergenza, nell’ottobre scorso, e le Province hanno risposto con un ricorso al Tar. Il risultato è stato il blocco degli impianti». Così Caldoro, d’accordo con gli altri enti, ha seguito la strada del dialogo e delle intese istituzionali: «In questo modo dal 4 gennaio abbiamo garantito flussi extraprovinciali per oltre 100mila tonnellate di rifiuti. Significa più di mille tonnellate al giorno». Durissimo il giudizio sulla Lega: «Ha assunto un atteggiamento inaccettabile - tuona - L’emergenza si risolve con la solidarietà e l’aiuto di tutti». Un altro affondo riguarda le ingerenze dei clan: «La camorra guadagna sulla crisi, non vuole che il sistema funzioni e tenta di boicottarlo. Anche quello che sta avvenendo a Napoli, come ha denunciato de Magistris, deve far scattare l’allarme». Sulle competenze, il presidente della Regione - che difende l’assessore Giovanni Romano («è tra i più esperti in materia») - mette in mora gli enti: «Noi abbiamo rispettato i cronoprogrammi delle intese istituzionali, altri non lo hanno fatto. Compreso il governo. Sono i sindaci a dover fronteggiare la situazione perché sono la massima autorità sanitaria. Per quale motivo Nola e Portici, ad esempio, riescono a superare le crisi tenendo le strade pulite mentre Napoli, Ercolano e San Giorgio non lo fanno?». «I sindaci - insiste - hanno la responsabilità di far trovare sul loro territorio le condizioni per far funzionare il ciclo. Noi daremo sostegno economico, tecnico ed anche politico per favorire gli accordi nei comuni e per aprire siti di trasferenza, siti di stoccaggio e discariche». Ma è soprattutto nel capoluogo partenopeo che il sistema appare carente: «Napoli è autosufficiente solo al 10 per cento. Ogni giorno 1.150 tonnellate devono essere gestite con la solidarietà». E, osserva, non spetta alla Regione farlo: «È come se chiedessero a noi, che abbiamo poteri residuali e sostitutivi, di versare in un bicchiere l’acqua contenuta in una bottiglia di un litro».