Rifiuti in Europa, sette paesi in lista d'attesa

Record di richieste per lo smaltimento
Ci sono anche Serbia e Ungheria
25 giugno 2011 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Le rotte «L’Andalusia non si trova nei pressi di Napoli e le norme europee prevedono che i rifiuti vengano smaltiti il più vicino possibile al luogo di produzione», disse a marzo José Juan Diaz Trillo, consigliere andaluso, nel rimandare al mittente la richiesta della Markab che voleva smaltire nella discarica di Verinsur la frazione umida di Caivano. Ma, in barba alle direttive Ue, in questi giorni Napoli è diventata il crocevia di mediatori, proprietari di impianti e discariche di mezzo mondo. Quattro giorni fa è arrivata una delegazione olandese che ha prelevato un campione dei rifiuti prodotti dagli impianti di tritovagliatura. All'inizio della prossima settimana faranno tappa in Campania proprietari degli impianti Norvegesi e Finlandesi. Poi dovrebbe essere la volta degli svedesi. Tutte operazioni che fanno capo alla Markab: l'impresa di mediazione in campo ambientale (presidente Carlo Giomini, amministratore delegato Francesco Cirrincione) che a marzo aveva fatto persino impacchettare la fut di Caivano nei sacchi utilizzati dall'Onu per rimpatriare i cadaveri e poi ha dovuto rinunciare alla spedizione in Andalusia. Ma la Spagna resta una delle mete possibili, anche se a essere quotata è al momento una regione diversa. La monnezza dovrebbe viaggiare fino al nord Europa via mare salpando da Napoli e da Torre Annunziata. Fino all'inverno, però, i quantitativi da esportare dovrebbero essere limitati: nei Paesi del Nord i rifiuti servono soprattutto per alimentare gli impianti di riscaldamento che ovviamente d'estate sono fermi. Con i dirigenti di Sapna e Asìa si sono fatti avanti, invece, mediatori serbi pronti a servirsi delle discariche rumene mentre alla società provinciale beneventana sarebbero arrivate proposte dall'Ungheria. Percorsi un po' più incerti che dovrebbero concludersi in Paesi che già sono finiti nel mirino della Ue proprio per l'uso degli sversatoi. Al momento, però, ancora nessuna richiesta di autorizzazione è arrivata all'assessorato all'ambiente, anche se la Markab potrebbe presentarne una entro una decina di giorni. Già ad ottobre del 2010 diciotto imprese avevano risposto alla richiesta di manifestazione d'interesse partita dalla Regione Campania per organizzare monnezza tour in Italia e all'estero. Una ditta norvegese, la Avfalshandel, propose portare i rifiuti in nave per smaltirli in tre termovalorizzatori pubblici in Svezia e Norvegia. La Arge Returomag si fece avanti per bruciare la spazzatura in undici impianti tedeschi trasportandola con treni, tir e navi. La Konsortium Kva era pronta a utilizzare sette inceneritori tedeschi. Alla Germania puntavano (e puntano ancora) anche la Mvv Umwelt e la Remondis che lasciava aperta anche l'ipotesi di scaricare in Olanda. Un gruppo di aziende italiane (la Difesa Ambiente, la 3Vambiente, la Igm Ambiente) volevano trasportare sacchetti in Germania, Olanda e perfino in Polonia. Il Paese più gettonato risulta ancora una volta la Germania, meta delle balle campane fino al 2008. Viaggi che finirono nel minino della Procura e diedero origine alla inchiesta «rompiballe» che ha coinvolto i vertici della Ecolog e della Protezione civile. In quel caso la spazzatura sarebbe stata etichettata con codici Cer non rispondenti alla natura del materiale proprio per permetterne l'esportazione: la monnezza frulllata da quelli che allora si chiamavano cdr e ora stir sarebbe stata spacciata per rifiuto speciale. Della vicenda si è occupata anche la magistratura tedesca: le balle lavorate dalla Wev (la società che tramite la società delle Ferrovie dello Stato Ecolog la riceveva) non sarebbero finite nel termovalorizzatore ma in una cava di salgemma dell'ex Germania dell'est. I viaggi oltreconfine sono stati pagati a peso d'oro dai contribuenti. Il primo contratto con la Ecolog fu stipulato dall'allora commissariato di governo nel febbraio del 2001 e poi fu più volte rinnovato con una spesa complessiva che si aggirò intorno ai 200 milioni di euro. E proprio da questo fronte arriva l'unica buona notizia: i prezzi nel settore sono crollati. I Paesi del Nord grazie alla differenziata non hanno monnezza sufficiente per alimentare il termovalorizzatore e quindi sono pronti a smaltire la nostra a prezzi che superano di poco i cento euro, trasporto escluso.

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