L'Arpac riattiva le centraline anti-inquinamento

Su impulso della Procura tornano opertaivi sistemi di monitoraggio in tilt da 15 anni
23 giugno 2011 - Claudio Coluzzi
Fonte: Il Mattino Caserta

Dal Protocollo per l’ambiente voluto dalla Procura di S. Maria Capua Vetere per coinvolgere istituzioni e associazioni sui temi dell’inquinamento si attendeva una svolta. E in pochi mesi i risultati sono davvero sorprendenti. Oltre al recupero di diversi chilometri di costa domiziana in termini di balneabilità (grazie alla chiusura di scarichi inquinanti e al controllo della funzionalità dei depuratori) giunge un’altra buona notizia. L’Arpac ha riattivato, su impulso del team guidato dal Procuratore Corrado Lembo, le centraline di monitoraggio dell’aria e dell’acqua che da 15 anni restavano inutilizzate lungo la costa e nell’immediato entroterra. Saranno una sorta di antenna preziosa per monitorare l’inquinamento e ricercarne le cause. Se ossia emergeranno dalle centraline messaggi di «allarme ambientale» vorrà dire che ci sono nuove fonti di inquinamento da individuare e bloccare. Naturalmente con i relativi provvedimenti giudiziari nei confronti dei responsabili. Ulteriori sistemi e protocolli di verifica del funzionamento dei depuratori lungo i Regi Lagni diverranno ben presto operativi e ad essi si aggiungeranno campionature specifiche e localizzate della qualità dell’acqua del mare. Insomma l’obiettivo è di rendere operativa una rete più fitta di monitoraggio in maniera tale che non possano sfuggire tra le sue maglie le fonti di inquinamento. Per mettere a punto i nuovi dispositivi i responsabili territoriali del protocollo per l’ambiente si riuniranno di nuovo in prefettura nei prossimi giorni. In coincidenza con l’avvio della stagione turistica e l’aumento delle presenze lungo il litorale domiziano. Del resto le condizioni di partenza del litorale domiziano erano disastrose. Circa 8,7 chilometri di costa inquinata e solo il 34% di costa balneabile, la maglia nera per lo stato di salute delle acque andava decisamente a Caserta. Gli ultimi dati del rapporto sulla balneabilità delle spiagge italiane del Ministero della Salute descrivono un territorio il cui livello di inquinamento relativo agli scarichi delle acque reflue e alle discariche di rifiuti abusivi è altissimo. Se a questo poi si aggiungono i danni prodotti dallo sversamento di percolato in mare, come ha accertato una recente inchiesta della magistratura, la dimensione dell’inquinamento del mare aumenta a dismisura. Per correre ai ripari bisognava avere l’esatta visione dello stato delle acque marine. Per questo la Procura di Santa Maria Capua Vetere, a soli pochi giorni dalla firma con tre ministri del Protocollo per l’ambiente della provincia di Caserta, era già entrata in azione. Da subito la macchina organizzativa diretta dal procuratore Corrado Lembo e dal sostituto Donato Ceglie ha schierato in campo l’Arpac, la Guardia di Finanza e il Corpo Forestale dello Stato. Uno speciale aereo della Finanza, dotato di apparecchiature di rilevamento all’infrarossi, in grado di effettuare una mappatura del mare e della costa domiziana. Le differenti colorazioni del rilievo dovute alle differenti temperature hanno consentito di trarre una radiografia dell’inquinamento dall’alto e di individuare gli scarichi abusivi. Anche quelli sotterranei. Anche un veicolo teleguidato dal Corpo Forestale dello Stato sta effettuando le riprese dall’alto. Da anni l' Arpac controlla la qualità delle acque costiere e dei corsi d'acqua di questo territorio, registrando concentrazioni troppo alte di batteri fecali in alcuni tratti di costa. Ciò comporta enormi rischi per i litorali e i terreni della zona, ma soprattutto per gli abitanti della provincia casertana che convivono con sottosuolo ed acqua inquinati. Anche le coste napoletane non sono le migliori: la percentuale di costa balneabile è decisamente al di sotto della media nazionale. Ma sul litorale domiziano, essendo qui la foce dei Regi Lagni, sversano le acque provenienti da decine di Comuni dell’hinterland Napoletano e del Casertano. Stando alla legge i centri abitati dovrebbero immettere le acque fognarie nei Regi Lagni solo dopo averle depurate. Inoltre i depuratori di Orta di Atella, Marcianise e Villa Literno dovrebbero trattare ulteriormente le acque prima che esse raggiungano il mare. Finora, quando hanno depurato, lo hanno fatto a scartamento ridotto. E le molteplici immissioni di scarichi abusivi inquinanti vanificavano l’azione dei depuratori. Il risultato era un inquinamento diffuso che il mare non riusciva assolutamente a «digerire».

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