Gettano immondizia e chiedono il pizzo «Pagate e ripuliamo il Borgo Marinari»

Raid con sacchetti davanti a bar e ristoranti
Poi la richiesta estorsiva
23 giugno 2011 - Giuseppe Crimaldi
Fonte: Il Mattino

Sono comparsi all’improvviso. Una decina in tutto, stando al racconto di un testimone oculare che domenica sera - quando mancavano pochi minuti all’una di notte - ha assistito, esterrefatto, al raid messo a segno a poche decine di metri dalla zona dei grandi alberghi. Vedi alla voce «rifiuti». O meglio: come fare soldi sfruttando l’emergenza ambientale che rischia di far precipitare Napoli in un tragico abisso. E dunque ecco i fatti, così come ricostruiti da chi si trovava al Borgo Marinari domenica notte. Nell’area c’è ancora molta gente: avventori dei bar e clienti che si attardano ai tavoli dei ristoranti ancora aperti. I teppisti si materializzano improvvisamente: ognuno di loro porta con sé almeno due saccheti di spazzatura ancora sigillati; poi, all’ordine di quello che sembra il capo del branco, i vandali (tutti di giovane età e, a quanto pare, tutti a volto scoperto) iniziano a spargere i rifiuti sul manto stradale. In pochi secondi il pontile che porta a Castel dell’Ovo e le stradine del Borgo si trasformano in una discarica a cielo aperto. Spazzatura ovunque, e un odore nauseabondo. I teppisti urlano, usano modi spicci, terrorizzano persino un gruppetto di turisti stranieri che se la dà a gambe in direzione dell’hotel Excelsior. Nessuno osa muoversi. E nessuno, a quel che pare, chiama il 113, se è vero che quel pugno di delinquenti continua a tenere sotto scacco ristoratori e clienti. Ma non è finita. Perché ben presto si capiscono quali siano le reali intenzioni dei violenti. Dopo aver insozzato il Borgo il gruppo si ricompatta, e a farsi avanti è sempre lui, il «portavoce»: «Ecco - dice rivolgendosi ad alcuni titolari di esercizi commerciali - adesso se volete che rimettiamo le cose a posto, vedete quello che dovete fare...». È una palese richiesta di denaro. Soldi per ripulire e rimettere tutto in ordine. E tuttavia - è la sola unica buona notizia in questa nottata di follia collettiva - pare che nessuno abbia aderito all’«invito», che poi invito non è ma assomiglia a qualcosa di molto vicino a un’estorsione. Solo 12 ore dopo qualcuno trova la forza e il coraggio civile di denunciare i fatti. E ai titolari di bar e ristoranti resta l’amaro in bocca, per come sono andate le cose. Per come si è costretti a dover lavorare in condizioni di costante precarietà: come se non bastasse già la piaga dell’emergenza rifiuti. L’episodio del Borgo dimostra - se ce ne fosse ancora bisogno - che c’è chi soffia sul fuoco della protesta (spesso legittima, se manifestata in maniera civile e ordinata) e che qualcuno tenta persino di lucrarci sopra. Ci sono varie indagini aperte sui fronti roventi dell’emergenza rifiuti e degli atti vandalici che si susseguono nel capoluogo campano. A coordinare i vari filoni investigativi - sui quali lavorano la Digos e i carabinieri - è il procuratore aggiunto Giovanni Melillo. I raid avvengono a macchia di leopardo e con modalità spesso diverse, anche se sembrano tutti essere tenuti da un unico filo rosso: l’obiettivo insomma sembra quello di creare il caos, un disordine sociale che certo non aiuta e non giova a nessuno, se non a qualche mano occulta. Saranno le indagini a dire se lo spettro di una regìa occulta si nasconda effettivamente dietro questi atti di guerriglia urbana.

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