Il Tar riapre il sito di trasferenza: tornano le barricate a Caivano
"Difendiamo il territorio"
Si torna a sversare a Caivano grazie a una sentenza del Tar che, su richiesta della Provincia, ha sospeso l'ordinanza di blocco del sindaco Antonio Falco. Il primo cittadino, dal canto suo, si è rivolto al consiglio di Stato per appellarsi contro la sentenza del tribunale amministrativo della Campania e al Tar del Lazio per chiedere di fermare l'ordinanza di Cesaro: un intrigo legale che minaccia di diventare una delle telenovella dell'emergenza infinita. Non solo: Alberto Manganiello, amministratore unico della società municipalizzata «Ambiente ed energia», è stato rimosso dall'incarico: non avrebbe avvertito subito l'amministrazione della decisione di Cesaro. Ieri pomeriggio i manifestanti hanno presidiato l'impianto dell'Igica dove sono arrivati i camion carichi di sacchetti: di fronte a loro le forze dell'ordine in assetto antisommossa. Ma gli sversamenti sono andati avanti in maniera regolare. Poi Falco ha spiegato: «La popolazione di Caivano è amareggiata e pronta a difendere il territorio contro gli sversamenti provenienti da Napoli». Un altro ricorso al è stato presentato dal sindaco di Acerra, Tommaso Esposito, contro l'ordinanza di Cesaro che dispone conferimenti al Pantano della frazione secca proveniente dagli impianti di tritovagliatura. Contestualmente il primo cittadino ha adottato un proprio provvedimento per impedire l'arrivo della spazzatura. L'ordinanza, spiega «serve a dire con molta determinazione che non siamo d'accordo sullo sversamento nel sito del Pantano così come non siamo d'accordo per quanto riguarda l'altro sito. È un atto di coerenza personale e istituzionale». Cesaro, dal canto suo, ha presentato la richiesta di sospensiva al Tar anche contro questo provvedimento e ha sostenuto: «Tutte le determinazioni che ho adottato sono state ampiamente vagliate dal punto di vista igienico sanitario e che sono tutte state confortate da pareri tecnici positivi dell’Arpac e delle Asl competenti». La Federazione della sinistra, il partito del vicesindaco di Napoli, Tommaso Sodano, ha annunciato,invece, un presidio davanti a Montecitorio per i prossimi giorni. E la protesta ha coinvolto ieri anche i dipendenti del consorzio di bacino Napoli-Caserta che non hanno avuto lo stipendio del mese di giugno e la quattordicesima. I lavoratori hanno bloccato gli accessi allo Stir di S. Maria Capua Vetere e la discarica «Marruzzella» di San Tammaro. Gli stipendi non sono stati pagati per mancanza di fondi: il consorzio, infatti, non è riuscito a riscuotere i crediti che vanta nei confronti dei Comuni del casertano, alcuni dei quali non hanno mai versato le quote spettanti. Alcuni dipendenti hanno protestato a S. Maria Capua Vetere salendo su di una scala interna della struttura. Il responsabile del sindacato autonomo Filas, Domenico Merolla, chiede l'assunzione dei lavoratori da parte della società provinciale casertana, la Gisec. E ieri di spazzatura si è parlato anche in consiglio regionale dove l'assessore, Giovanni Romano è intervenuto per spiegare: «Viviamo una situazione drammatica che stiamo affrontando con responsabilità, lavorando d'intesa con le istituzioni locali. L'accordo raggiunto con le Province ci consente di essere più fiduciosi ma restiamo in attesa del decreto o della sentenza del Consiglio di stato. I 15 -20 giorni a cui si è fatto riferimento sono quelli che ci separano da questi decisivi appuntamenti. Se non dovessero arrivare segnali in questa direzione, non resta che lo stato di emergenza».