Rifiuti, bandito l'appalto per un impianto anaerobico
La gara per l’affidamento dei lavori verrà bandita nei prossimi giorni e dovrebbe portare, entro due anni, alla realizzazione del primo, grande impianto di smaltimento (con l’annessa produzione di energia) della provincia di Caserta. Si tratta di un sito di digestione anaerobica che sarà ubicato fra Santa Maria Capua Vetere e San Tammaro, nei pressi dello Stir. La Provincia - attraverso il proprio settore di riferimento - sta provvedendo a mettere a punto lo schema della gara per l’affidamento dei lavori. Dal momento dell’aggiudicazione occorreranno circa 18-20 mesi per la completa realizzazione dell’impianto. Si tratterebbe, dunque, della prima struttura di smaltimento dei rifiuti nel territorio, nell’ottica della provincializzazione del ciclo integrato. «La realizzazione di questo impianto in un’area già strutturata, come quella di S. Tammaro, - è precisato nello schema tecnico - consentirà di affiancare ai tradizionali vantaggi della digestione anaerobica, anche quello notevolissimo, di utilizzare i capannoni di biostabilizzazione». Resta invece ancora fermo, per ora, l’iter per la realizzazione del sito di compostaggio, da far sorgere nella zona di San Tammaro, per il quale si è in attesa che la Regione finanzi le opere di propria competenza. Quanto all’altro impianto da realizzare in provincia, c’è da verificare l’ipotesi di costruire o un termovalorizzatore o un gassificatore: quest’ultima ipotesi, già sondata nel Comune di Marcianise, è stata al momento bocciata. Ma sono anche altri i versanti su cui la Provincia sta eseguendo controlli a tappeto su tutto il territorio, primo fra tutti quello relativo alla verifica delle autorizzazioni per le aziende attive nel settore dello stoccaggio e dello smaltimento dei rifiuti. Gli accertamenti, condotti d’intesa con il Noe, hanno portato a risultati a dir poco preoccupanti: in due anni su 114 imprese iscritte negli elenchi della Provincia e sottoposte a verifica, ben 62 sono state chiuse perché non in regola (spesso si trattava di semplici appezzamenti di terreno recintati da lamiera e corredati di corpi prefabbricati, altro che imprese), su altre 20 sono tuttora in corso accertamenti. In ogni caso, spiegano da corso Trieste, il piano provinciale si basa su alcuni principi guida: riduzione al minimo dell’impatto ambientale, conservazione di risorse materiali ed energetiche, gestione dei rifiuti «after-care-free», cioè tale che né la messa a discarica né la termovalorizzazione, il riciclo o qualsiasi altro trattamento comportino problemi da risolvere per le future generazioni, raggiungimento dell’autosufficienza provinciale, trattamento in sicurezza e in tempi ragionevoli dei rifiuti stoccati da anni sul territorio, raggiungimento della sostenibilità economica. Fra gli altri obiettivi il raggiungimento di almeno il 50 per cento di raccolta differenziata entro il 31 dicembre 2011 (ma per ora i dati sono, tendenzialmente, al di sotto di tale soglia) mentre il fabbisogno dei volumi di discarica per le esigenze del territorio provinciale è stimato in 800.000 metri cubi l’anno. Quanto alle discariche, «l’esigenza di volumi per un arco temporale di 5 anni - è scritto nella nota tecnica - dipende dalla rapidità con la quale dalla situazione attuale ci si evolverà verso quella dello scenario di piano». Fra le realizzazioni non rinviabili spicca, in ogni caso, quella relativa al trattamento del percolato a servizio della stessa discarica, per una potenzialità di 300 metri cubi al giorno.