MONNEZZA TRASFORMATA IN CONCIME, COSI` SI RIDUCE L'IMPATTO AMBIENTALE

Siti di compostaggio in tutti i condomini

18 giugno 2011 - Pierluigi Frattasi
Fonte: Il Giornale di Napoli

Dalla tavola alla compostiera, la questione "monnezza" a Napoli si risolve anche così, trasformando direttamente a casa propria gli scarti dei cibi che si consumano in famiglia in fertilizzante. Così, mentre aspettano gli impianti industriali di compostaggio, i napoletani si rimboccano le maniche e prendono la scorciatoia: il compost cominciano a farselo dietro casa, piazzando i composters nei cortili dei condomini, sul balcone o sul terrazzo di casa e, per chi ce l'ha, in giardino. La proposta di investire sul compostaggio domestico e condominiale, lanciata al sindaco Luigi De Magistris ed alla nuova giunta comunale, arriva dal Coreri, il Coordinamento Regionale sui Rifiuti della Campania che riunisce circa una 80ina tra comitati civici e associazioni che operano sul territorio. «È terra che torna alla terra - dicono i cittadini -. La frazione umida ammonta a circa il 40% dei rifiuti prodotti dalle famiglie, trasformandola in compost già a casa propria si riduce enormemente l'impatto ambientale, perché il fertilizzante può essere conferito ad aziende agricole e ad impianti di compostaggio, anziché in discarica. Per questo chiediamo al Sindaco di impegnarsi ad estendere tramite ordinanza comunale ai quartieri non ancora raggiunti dal porta a porta la raccolta separata della frazione umida dalla secca». Già si contano nella metropoli partenopea i primi pionieri della filiera del compostaggio. A Corso Vittorio Emanuele, in viale della Madonnina, già da qualche mese è attivo il primo impianto di compostaggio condominiale. «Le 60 famiglie che abitano nel palazzo - racconta Aniello Gianni Morra, membro del comitato cittadino "Mi riguarda" che ha realizzato l'iniziativa - hanno acquistato di tasca propria la compostiera, pagandola 120 euro, 3 euro a famiglia. Dopo averla sistemata sulle aiuole in cortile, ai condomini è stata diffusa la lista dei rifiuti compostabili, da consultare al momento del conferimento. La compostiera funziona a tutto vapore da un mese, e in tutto questo tempo non ha sprigionato cattivi odori, o attirato animali. Emana, piuttosto, un odore di sottobosco». Il prodotto finale di queste compostiere, il Compost Forsu - perché prodotto da rifiuti solidi urbani -, è un'ammendante, cioè non solo è un potente fertilizzante, ma migliora anche le caratteristiche fisiche del terreno, rendendolo più poroso e lavorabile, e può essere, quindi, utilizzato anche per contrastare la desertificazione in terreni impoveritisi. Quello prodotto in città, suggerisce il Coreri, potrebbe essere utilizzato per concimare aiuole e giardini pubblici, laddove i condomini ne fossero sprovvisti. Ma il prodotto è anche commercializzabile. In Italia, attualmente, viene venduto dalla società Gesenu di Perugia. Prima di approdare al mercato, però, ha bisogno dell'autorizzazione del Cic, il Comitato italiano compostaggio. È necessario, infatti, tenere sotto controllo il livello di metalli pesanti. Arsenico e piombo che sono presenti in tracce, sotto forma di pesticidi e diserbanti, nei cibi consumati. Il progetto del compost domestico era, tra l'altro, già stato discusso in passato, nell'allegato B del Piano Regionale sui Rifiuti del 2007, da cui, alla fine, fu stralciato. Ma il risparmio previsto dallo studio ammontava a circa 7 milioni di euro. Nella nota inviata a palazzo San Giacomo, inoltre, il Coreri propone l'istituzione di una commissione cittadina indipendente che possa partecipare democraticamente ai processi decisionali degli enti pubblici in materia ambientale.

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