Strade bloccate dai rifiuti, la città è allo stremo
Ancora fiamme, ancora cumuli di spazzatura. E proteste, anche in piena notte, a piazza Municipio e piazza del Plebiscito, occupate dagli operatori ecologici che chiedono il pagamento degli straordinari. Soprattutto, incendi e montagne maleodoranti di rifiuti e cassonetti ribaltati. Nella notte tra sabato e domenica sono stati 35 i cumuli di rifiuti dati alle fiamme tra Napoli e provincia. La situazione in città è sempre più pesante soprattutto nella periferia occidentale, da Fuorigrotta a Pianura e nei Quartieri Spagnoli: in via Speranzella ancora ieri nella tarda serata persone non identificate giravano spargendo la spazzatura lungo le strade e alzando barricate. In via Pasquale Scura sacchetti di rifiuti sono stati sparsi durante la notte sulla carreggiata, che è stata ostruita in due punti. Poi i roghi dei rifiuti nella strada hanno incendiato la centralina della Telecom lasciando tutti senza telefono e linea internet. Ieri mattina la zona è stata presidiata dalla polizia municipale. Nel centro città fiamme al Corso Umberto, in piazza Nicola Amore ed in via Duomo. In provincia l’area più calda è quella di Giugliano, ma interventi per spegnere i rifiuti dati alle fiamme sono stati necessari anche ad Afragola ed a Mugnano. «Di solito la domenica viviamo un momento di calma, perché parte della gente è fuori - spiegano i vigili del fuoco - ma questa è una domenica straordinaria». Una situazione drammatica, ma anche inquietante. Alle proteste dettate dall’esasperazione dei cittadini potrebbero sommarsi le manovre della malavita. Non si può dimenticare, infatti, che nelle scorse settimane alla Torretta furono fermati e denunciati dei pregiudicati vicini al clan della zona. Tutti elementi che in queste ore inducono il Comune a valutare l’ipotesi di chiedere un comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. «Non ci faremo mettere nell’angolo», sottolinea il vicesindaco Tommaso Sodano. Come se non bastasse un altro fronte è stato aperto dalla Lavajet, la ditta che per l’Asìa gestisce la raccolta nel centro della città. I dipendenti rifiutano di svolgere lo straordinario richiesto. La ditta che da gennaio ha sostituito Enerambiente, l’impresa colpita da interdittiva antimafia i cui vertici sono finiti sotto inchiesta, ha da tempo un contenzioso con la partecipata del Comune di Napoli. Sostiene di aver sfondato il tetto degli straordinari concordati e chiede nuovi pagamenti. Ma l’Asìa ha risposto picche: «Pagheremo quando ci sarà esibita la documentazione richiesta», spiega l’amministratore delegato Daniele Fortini. Sullo sfondo l’intenzione dell’azienda di gestire in proprio l’intero servizio: i lavoratori diventerebbero a quel punto dipendenti pubblici. Un’ipotesi difficile da accettare per alcuni: negli anni scorsi, ad esempio, Enerambiente ha permesso ai lavoratori di prendere servizio direttamente in strada senza timbrare, dunque, nessun cartellino. Un’abitudine destinata a tramontare. Intanto, l’Asìa, tra mille difficoltà, porta avanti l’annunciata raccolta straordinaria per tentare di rispettare l’impegno del sindaco De Magistris a ripulire la città a cinque giorni. E ieri la raccolta è andata avanti per tutta la giornata. «Ringrazio i lavoratori che ancora hanno accettato di lavorare anche di domenica pomeriggio e in una situazione molto difficile», dice il presidente dell’azienda Raphael Rossi. Ieri, nonostante lo stop di Lavajet, sono state rimosse 1250 tonnellate, ma a terra restano ancora più di 2000 tonnellate di spazzatura: portarle via sarà tutt’altro che facile.