La pista: una regia occulta dietro i raid Così i disoccupati cavalcano la crisi
C’è un altro filone di indagini aperto dalla Procura di Napoli nell’ambito di quel mare magnum chiamato emergenza rifiuti. È uno dei molti capitoli della vergogna di cui Napoli sembra non riuscirsi ancora a liberare: il fascicolo affidato dal procuratore aggiunto Giovanni Melillo ai pm Raffaello Falcone ed urbano Mozzillo ha ad oggetto i raid e le azioni di guerriglia urbana messe in scena da frange estreme dei disoccupati organizzati in città di recente. Scenari ancora da ricostruire, che tuttavia già cominciano a delineare un quadro inquietante. Chi si nasconde dietro le manifestazioni violente e gli atti teppistici che si legano all’emergenza rifiuti? I fatti oggetto dell’indagine sono recenti: si va dai sit-in di protesta culminati nello sversamento dei cassonetti per la raccolta dei rifiuti solidi urbani nelle strade ai roghi di «monnezza», per finire allo sfregio fatto sul palazzo della Regione, a Santa Lucia, solo qualche giorno fa. Sabato mattina, nell’ambito di questo stesso troncone inevstigativo, i pubblici ministeri hanno anche ascoltato - ovviamente in qualità di teste - Stefano Caldoro. È chiaro che uno degli obiettivi dei disoccupati violenti, una consistente parte di quelli che facevano parte del vecchio progetto «Bros» i quali non hanno mai accettato il nuovo piano per il lavoro che proprio Caldoro, insieme con l’assessore al Lavoro Severino Nappi, hanno varato alla fine dello scorso anno. E proprio la Regione, in questa fase di violente manifestazioni che associano le richieste sul piano occupazionale all’emergenza ambientale nel capoluogo campano, sembra essere diventato il bersaglio dei manifestanti. La sezione di Procura guidata da Melillo è la stessa che ha già in carico altre delicate indagini sul turbolento mondo dei disoccupati, ma anche su appalti e assunzioni sospette proprio nel settore dei rifiuti. L’ultimo filone di indagine - affidato alla Digos diretta dal primo dirigente Filippo Bonfiglio - completa insomma il complesso mosaico che si cerca di ricostruire. Si cerca naturalmente di capire - al di là delle singole responsabilità di chi ha compiuto atti violenti e contrari alla legge - anche se dietro i blitz e i raid di guerriglia urbana vi sia una regìa occulta. Qualcuno sta soffiando sul fuoco del disagio sociale dei senzalavoro? E che disegno persegue, ammesso che esista un «suggeritore», questa nuova campagna estiva di lotte violente? Domande alle quali i magistrati stanno cercando di dare risposte. Tornando agli altri fascicoli già aperti va ricordato quello sulle assunzioni che si sospetta fossero pilotate in Enerambiente. Duecento e più assunzioni nel mirino dei pubblici ministeri. Per questi fatti sono stati arrestati il consigliere provinciale del Pdl Dario Cigliano, ma anche il fratello Corrado e il loro padre Antonio, ai domiciliari. L’inchiesta ha superato una prima fase che ha dato ragione alle ipotesi dell’accusa. Il ricorso davanti al Riesame da parte degli indagati è infatti stato respinto dai giudici della ottava sezione penale. L’inchiesta spazia dagli assalti ai compattatori di Enerambiente, alle assunzioni pilotate, alle ipotesi di tangenti versate ad un presunto comitato d’affari riconducibile ai Cigliano.