Mauro Bertini, ex sindaco di Marano, parla degli interessi di potenti lobby

31 maggio 2008 - Fabrizio Geremicca
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

NAPOLI – Centoventicinque milioni di curo. A tanto ammonta il valore dell’investimento dei cugini Simeoli sulla lottizzazione immobiliare nella selva di Marano. Quattrocentosessanta appartamenti a 200 metri dalla cava individuata dal commissario De Gennaro per reaÌizzare una discarica da 700 mila tonnellate. Una colata di cemento al confine del Parco delle colline metropolitane di Napoli, in area verde, edificatoria secondo il piano regolatore di Marano del 1987, estremamente generoso verso le mire dei costruttori. Quel progetto è al centro.dell’interesse della Procura di Napoli, che ha affidato le indagini al pm D’Alessio.

Mauro Bertini, che a Marano è stato sindaco tra il 1993 e il 2006 – un’anomalia, lui toscano ed esponente dei Comunisti italiani – ebbe un aspro confronto con i costruttori. I quali, dicono a Marano, vantano tuttora sponsor nell’amministrazione comunale e nella commissione urbanistica del consiglio provinciale.

 

Da sindaco era a conoscenza della lottizzazione?
«Certo. Era la più vasta tra le tante pre-visfe dal piano regolatore del ig8y. Durante il mio mandato mi sono impegnato a contrastare l’esecuzione dei disegni di ce-mentificazione scaturiti da quel piano».
Dove sorgerebbero gli appartamenti dei Simeoli?
«Zona C14, alle spall della prevista discarica».
Quanto contano gli interessi dei costruttori nella mobilitazione contro lo sversatoio?
«Ci sono anche quelli, sebbene non sia serio ricondurre tutto a loro o alla camorra. Non è una novità».
A cosa si riferisce?«Due anni fa ero tra i manifestanti contro la discarica di cava Riconta di Villaricca. Quelli del mio comitato furono avvicinati da strani personaggi. Offrirono la disponibilità di 500 persone pronte a tutto, purché dessimo loro 12 mila euro. Camorristi o altro che fossero, rispondemmo no».
A Marano è accaduto qualcosa di simile?
«La camorra ha cercato di prendere in mano le redini della protesta, ha deciso se e quando le autorità comunali potevano accedere alla cava».
Tuttavia lei è a fianco di chi lotta e mercoledì ha convocato un'assemblea cittadina nella scuola D'Azeglio. Perché?
«C'è un'anima della mobilitazione trasparente, spontanea. Centinaia di cittadini si oppongono a uno sversatoio che annienterebbe la visibilità di una città di 70mila abitanti. Domani potrei anche partecipare al corteo promosso dalla Rete Rifiuti Zero, un'altra componente pulita della protesta».

 

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