Caivano, il Sindaco alza le barricate "Stop al sito, denuncerò Cesaro"

Bloccato il piano. L'ira del prefetto: è interruzione di pubblico servizio
20 giugno 2011 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Un’ordinanza per fermare i rifiuti in arrivo a Caivano: l’ha firmata il sindaco Antonio Falco che, dopo i presidi e gli scontri di sabato, ha invocato motivi di ordine sanitario e di sicurezza. E subito dopo dalla prefettura è partita una lettera di Andrea De Martino nella quale si chiede al primo cittadino di rivedere il dispositivo. Durissima la conclusione: «Il mantenimento di tale ordinanza in carenza di presupposti legittimanti potrebbe configurare anche l’ipotesi di interruzione di pubblico servisio». Contemporaneamente è diventato rovente anche il fronte acerrano dove è prevista la riapertura dei siti di Italambiente e del Pantano: anche il sindaco dimissionario Tommaso Esposito ha chiesto un incontro a Palazzo di Governo che è stato fissato per stamattina. Il sì è arrivato solo in tarda serata e ha coinvolto anche il primo cittadino di Caivano: stamattina il presidente della provincia e il vicesindaco di Napoli, Tommaso Sodano, riceveranno Esposito e Falco. È frenetico il diario della giornata: nelle prime ore della mattinata, quando i camion dell’Asìa si allontanano dopo aver portato la spazzatura l’amministratore unico della società Energia ambiente Caivano, Alberto Manganiello, obbedisce all’ordinanza del sindaco e chiude i capannoni di proprietà dell’azienda (l'ex Igica) di cui il Comune è unico azionista. Passano alcune ore e i carabinieri consegnano a Falco una lettera del prefetto in cui si sottolinea che per l’utilizzo del capannone ci sono tutte le previste autorizzazioni da parte della Asl e dell’Arpac. Il sindaco, infatti, nella sua ordinanza invocava motivi sanitari e di ordine pubblico. Ma questo, evidentemente, è di competenza prefettizia. La lettera si conclude con un appello: «Tenuto conto della grave emergenza che scaturisce dall’attuale giacenza di diverse migliaia di tonnellate di rifiuti nelle strade del Comune di Napoli e di molti altri comuni della Provincia con conseguenti concreti pericoli di carattere igienico sanitario - scrive De Martino - si invita la signoria vostra a rivedere con ogni urgenza la determinazione assunta». Ma Falco spiega: «Non ritirerò quell’ordinanza, piuttosto mi dimetto». Poi si avanza l’ipotesi dell’interruzione di pubblico servizio. Il sindaco chiede di essere ricevuto da De Martino, ma il prefetto fa sapere che l’argomento va trattato con il presidente della Provincia. Intanto sulle strade della città compare un manifesto dell’amministrazione comunale in cui si annunciava la prossima denuncia ai danni di Cesaro. Nel frattempo la protesta si allarga: dopo l’annuncio della riapertura dei siti del Pantano e di Italambiente (società coinvolta tra l'altro in diverse vicende giudiziarie) che dovrebbero ospitare uno la frazione secca e l'altro la frazione organica, la mobilitazione parte anche ad Acerra. Già nella notte tra sabato e domenica i comitati ambientalisti avevano presidiato i capannoni dove dovrebbero arrivare i rifiuti, in mattinata il presidente del Consiglio comunale riunisce d’urgenza i presidenti dei gruppi consiliari e alla fine tutti stilano un comunicato rovente. Qualche ora dopo il gruppo si trasferisce a piazza Matteotti dove presidia la sede della Provincia fino all’annuncio del prossimo incontro con Cesaro. Esposito pur se dimissionario è pronto a dare battaglia, annuncia il ricorso al Tar, e ricorda: «La decisione di riaprire quei siti vìola le sentenze del Tar che del Consiglio di Stato che li hanno giudicati inidonei e rende ancor più disastrata la situazione ambientale di un territorio già martoriato, anche per la presenza del più grande inceneritore d’Europa, che tuttora non dà alcuna garanzia ambientale». Molto più tranquilla, invece, la situazione a Napoli dove si sta utilizzando come sito di trasferenza una zona del capannone della ex Icm a Napoli est. Si tratta di un’area adiacente a quella utilizzata finora per depositarvi la frazione umida derivata dalla raccolta differenziata porta a porta. Il tutto nella speranza che il governo possa intervenire con un nuovo decreto che riapra alla nostra spazzatura le porte delle altre regioni anche in assenza di accordi istituzionali.

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