Decreto affossato dalla Lega l’amarezza del Quirinale

Napolitano deluso dopo l'appello per "soluzioni concrete"
17 giugno 2011 - Gerardo Ausiello
Fonte: Il Mattino Salerno

Un’altra fumata nera. Dopo il flop di martedì, stavolta il decreto antirifiuti non arriva neppure sul tavolo del Consiglio dei ministri. A questo punto a Napoli e nel resto della regione l’emergenza appare inevitabile mentre si registra l’amarezza del Quirinale dopo che, in occasione della visita di lunedì in città, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva auspicato che si trovassero soluzioni per risolvere definitivamente il problema: «Si possono fare tante cose positive per Napoli e la Campania, ma finché c’è la piaga dei rifiuti compromette tutto. Occorre rimuoverla», aveva sottolineato il capo dello Stato. La versione ufficiale in ambienti governativi è che «il provvedimento non era stato inserito all’ordine del giorno perché sono necessari ulteriori approfondimenti». Ma i parlamentari campani non hanno dubbi: alla base del rinvio ci sono motivi squisitamente politici determinati dallo stop imposto dalla Lega. Ne è convinto anche il governatore Stefano Caldoro che accusa il Carroccio di aver assunto «una posizione inaccettabile nel merito e nel metodo». A nulla sono servite le trattative andate avanti fino a ieri mattina. Lo stesso Caldoro, insieme con l’assessore regionale Giovanni Romano e con il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, ha lavorato senza sosta per due giorni allo scopo di trovare una soluzione tecnica al problema ma il Carroccio ha ribadito il suo no. Categorico. Perché questo stallo? Il ragionamento degli esponenti del Pdl è chiaro: l’intransigenza dei fedelissimi di Umberto Bossi potrebbe dipendere dal nervosismo del popolo leghista che domenica parteciperà in massa al raduno annuale di Pontida. La base del partito è irrequieta a causa delle ultime sconfitte elettorali (i ballottaggi e il referendum) e i dirigenti temono di essere contestati. Sarebbe la prima volta nella storia del senatùr. Meglio prendere tempo, dunque, almeno fino alla prossima settimana. E trattare. Ma per la Campania il tempo è già scaduto. «Il decreto avrebbe dovuto essere approvato due settimane fa - tuona Caldoro - Ogni giorno che passa è un giorno di ritardo. Siamo già in blocco praticamente ovunque». Il provvedimento del governo si è reso indispensabile a causa della sentenza del Tar che ha bloccato i trasferimenti fuori regione: secondo i giudici amministrativi, infatti, i rifiuti che escono dagli Stir sono rifiuti solidi urbani e non speciali e come tali necessitano dell’accordo con le Regioni che li ricevono. A questo punto la Campania è in un vicolo cieco: senza il decreto, ha affermato il governatore, non resta altra strada che chiedere lo stato di emergenza. Le Province di Napoli, Salerno e Benevento hanno già sollecitato Caldoro ad attivarsi presso l’esecutivo; nei prossimi giorni anche le Province di Avellino e Caserta potrebbero muoversi allo stesso modo. Un fronte comune che rischia di fare molto rumore. In questo modo, con il via libera del Consiglio dei ministri, gli enti locali - Regione, ma soprattutto Provincia e Comune che hanno competenza su differenziata, discariche, impianti intermedi e finali - potrebbero ottenere mezzi e poteri straordinari (come previsto dalla legge 225 del 1992). L’ipotesi di ricorrere allo stato d’emergenza non sembra però entusiasmare il premier Silvio Berlusconi che in campagna elettorale aveva assicurato nuovi interventi per risolvere l’emergenza e che tenterà dunque l’ultima mediazione con Bossi. Nel frattempo i cumuli di rifiuti nelle strade sono destinati a crescere.

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