Potocnik, commissario Ue: situazione grave, preoccupati per il caso Napoli
Bruxelles. Il commissario per l'Ambiente Janez Potocnik è «molto preoccupato» per la situazione dei rifiuti a Napoli e in Campania. Tanto che si appresta ad aprire una nuova procedura d'infrazione contro l'Italia sulla vicenda, ma è costretto ad aspettare fino a settembre per poter ufficializzare la sua decisione, visto che ieri è stato approvato l'ultimo pacchetto di procedure d'infrazione prima della pausa estiva e che la vicenda campana non ha trovato spazio nella lunga serie di decisioni. «La valutazione è ancora in corso», ha spiegato il commissario sloveno nel corso di una conferenza stampa, aggiungendo: «Stiamo monitorando la situazione di Napoli molto da vicino e posso dire che siamo molto preoccupati, anche se negli ultimi tempi abbiamo visto alcuni miglioramenti». Miglioramenti che non bastano, però, a risolvere una situazione che si protrae da troppo tempo, visto che la procedura è stata aperta il 27 giugno del 2007 e la sentenza della Corte di Giustizia europea risale al 4 marzo 2010. E neppure il blocco di 145 milioni di euro di fondi regionali deciso nel 2007 è servito a mettere una sufficiente pressione alle autorità, secondo il punto di vista di Bruxelles, affinché trovassero una soluzione rapida alla vicenda. Tanto che Potocnik, ormai, ha deciso e sta solo aspettando che l'ufficio giuridico scriva la decisione nella forma dovuta. Solo che, poiché le procedure d'infrazione devono essere approvate dal collegio dei commissari, l'esecutivo comunitario non può dare nessuna conferma ufficiale. La nuova procedura d'infrazione è, tecnicamente, una procedura per inadempimento di una sentenza della Corte e, in quanto tale, è più rapida di quella normale. Una volta ricevuta la lettera di messa in mora, infatti, l'Italia avrà due mesi per rispondere alle obiezioni, dopodiché, senza nessuna ulteriore tappa intermedia, verrà deferita direttamente alla Corte di Giustizia europea, a cui verrà chiesto di comminare delle sanzioni. A quel punto i giudici si troveranno per la seconda volta alle prese con il dossier e dovranno decidere se procedere o no ad una seconda condanna. Un processo molto lungo, che in media occupa circa due anni ma che, in alcuni casi estremi, è arrivato a durarne anche quattro. Motivo per cui Potocnik vorrebbe chiedere ai giudici lussemburghesi di applicare delle misure provvisorie, in modo da anticipare gli effetti e l'efficacia della condanna, ma a Bruxelles sono consapevoli che i tempi della Commissione sono stati così lunghi da non consentire di dare lezioni a nessuno sulla rapidità. Già alla fine del 2010 Potocnik aveva dichiarato di «temere che ci vorranno diversi anni ancora per creare le infrastrutture necessarie a garantire un'adeguata gestione di tutti i rifiuti domestici prodotti in Campania - 7200 tonnellate al giorno – e per scongiurare l'insorgere di ulteriori emergenze rifiuti». E aveva a più riprese chiesto alle autorità italiane di non usare il problema della camorra come capro espiatorio, sottolineando come «in altri paesi» i rifiuti che finiscono nelle discariche sono appena «il 5% del totale», poiché il resto viene riciclato. «I rifiuti – aveva ammonito – devono essere considerati una opportunità, non un problema. Se c’è volontà politica è possibile riuscirci».