"P4 depistaggio per aiutare Cosentino"

I pm: regia unica per la fuga di notizie e il dossieraggio contro Bassolino
16 giugno 2011 - Rosaria Capacchione, Leandro Del Gaudio
Fonte: Il Mattino

Per riempire la rete, c’è bisogno di un buon pescatore. E se è un pescatore esperto e qualificato, con la borsa gonfia di esche imbattibili, ecco che la rete sarà altrettanto gonfia. Ricchissima. Enrico La Monica, 44 anni, maresciallo dei carabinieri originario di Vibo Valentia in servizio alla sezione anticrimine di Napoli, era il più esperto e spregiudicato. A giudicare da quanto emerge negli atti dell’inchiesta sulla P4, era l’uomo giusto al posto giusto: aveva l’accesso alla banca dati informatica della Procura, poteva leggere in anteprima il modello 21 e i nomi iscritti nel registro degli indagati, conoscere in presa diretta le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Era il capo delle «truppe personali», come le ha definite il giudice Umberto Marconi interrogato dai pm Curcio e Woodcock il 29 novembre dello scorso anno, di Alfonso Papa, ex pm a Napoli e poi parlamentare in quota Pdl. Un soldato al servizio di Papa che, sempre a detta di Marconi, «abitava a Roma in un appartamento della Finanza, tra via Condotti e via Frattina, era solito girare per Napoli con un servizio di accompagnamento svolto dalla Guardia di Finanza (e che) abbia spiegato e spieghi le proprie energie intrecciando rapporti con i servizi segreti e i carabinieri, occupandosi poco, anche da parlamentare, delle vicende politiche, concentrato sempre ad agire nell’ombra». Tutto da dimostrare, ovviamente, in attesa della versione difensiva. Eppure, nella ricostruzione fatta dalla Procura partenopea e dal gip Luigi Giordano, proprio il maresciallo La Monica sarebbe stato lo strumento per due clamorose fughe di notizie a vantaggio dell’ex sottosegretario all’Economia e coordinatore del Pdl Nicola Cosentino e per l’attività di dossieraggio svolta nei confronti di Antonio Bassolino. Gli atti dell’inchiesta raccontano il retroscena delle anticipazioni fatte a Cosentino sulle rivelazioni del pentito Gaetano Vassallo, quelle che hanno poi portato alla richiesta di arresto e al processo per concorso esterno nell’associazione mafiosa. La Monica aveva partecipato all’interrogatorio e ne avrebbe riferito l’esito ad Alfonso Papa. Il quale avrebbe poi parlato della cosa con Luigi Bisignani. E questo, ben prima delle anticipazioni sull’Espresso del settembre 2009. La storia si sarebbe ripetuta tempo dopo, sempre a vantaggio di Cosentino, con le indiscrezioni sull’inchiesta sulla P3 e sui contenuti degli interrogatori di Pasquale Lombardi e Arcangelo Martino. Inquietante l’episodio relativo al dossieraggio su Antonio Bassolino, attività per la quale La Monica avrebbe chiesto la sponsorizzazione per l’ingresso all’Aisi a Valter Lavitola, direttore dell’Avanti e protagonista delle rivelazioni sulla casa a Montecarlo di Giancarlo Tulliani, cognato di Gianfranco Fini. La missione era quella di far pubblicare da Lavotola notizie su indagini segrete relative al termovalorizzatore di Acerra e sull’intera gestione dei rifiuti, con l’obiettivo dichiarato di danneggiare la reputazione del governatore della Campania. Ma altrettanto inquietanti sono i commenti di alcuni imprenditori che si ritengono pressati dalle richieste della P4. Parla Marcello Fasolino, imprenditore di centrale elettrica: «Papa è una persona che mi fa letteralmente paura e che mi ha sempre messo angoscia. Mi proponeva di risolvermi i problemi giudiziari, si è fatto dare da me somme di denaro, dicendo che aveva bisogno di soldi perché aveva una donna da mantenere. Mi veniva sotto e mi metteva angoscia e ansia, facendomi avvertire il pericolo incombente di essere oggetto di attenzione da parte della Procura della repubblica e mi chiedeva denaro. Una volta mi avvicinò dicendomi ”Marcellì sull’energia amma fa una sinergia io, te e Gallo (riferimento a un altro imprenditore, ndr)”. Faccio l’imprenditore onestamente ma in questa epoca c’è sempre la paura di incappare in attenzioni giudiziarie e Papa si proponeva come una persona in grado di prendere notizie e di influire in ambienti giudiziari». Di qui l’ipotesi di concussione che emerge dal provvedimento firmato dal gip Giordano, che però sui primi episodi ha ritenuto insufficienti gli indizi forniti dalla Procura.

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