Il nuovo inizio è già come la recente fine
Il nuovo inizio di de Magistris già assomiglia alla recente fine di Iervolino e Bassolino. Stesso linguaggio, stesse giustificazioni, stesse promesse non mantenute. Partito con il discutibile proposito di «scassare» tutto, il sindaco-Masaniello già mette le mani avanti, grida al complotto, vede provocatori a ogni angolo di strada. «Il mio piano per ripulire Napoli in cinque giorni sta naufragando», ha dichiarato ieri. E l’immagine del naufragio, a pochi giorni dalla partenza con il vento in poppa, già rende l’idea di un equipaggio e di un capitano in balìa dei venti e delle correnti. Ieri sera, mentre il vicesindaco Sodano era in Comune a sbattere la testa in cerca di una soluzione, de Magistris, in collegamento con L’Infedele di Gad Lerner, parlava di settimane, e non più di giorni, per ripulire i vicoli e le strade di Napoli. Dunque si ricomincia con il piangersi addosso, con i soliti nemici alle porte e con le imprecazioni al fato ovviamente avverso. D’improvviso, de Magistris, tradendo un’ingenuità assoluta, scopre che la partita da giocare era molto, ma molto più complicata di quanto credesse. Perché, se non di ingenuità si tratta, resta da spiegare la ragione per cui il nuovo sindaco si è impegnato a risolvere questa ennesima emergenza rifiuti in non più di cinque giorni. Delle due l’una: o è un imprudente professionista, un giocatore d’azzardo, un «guastatore» che confida nella catallassi, cioè nel caos che da solo trova un suo ordine; o non ha alcuna idea di che cosa sia davvero Napoli, di che cosa sia, cioè, l’inestricabile matassa di interessi, corporativismi, inerzie e inefficienze che da anni tiene legata la città. Ma il fatto è che de Magistris ha cominciato a «scassare» già prima di governare. E ora ne paga le spese. Viene fuori ora, ad esempio, che da parlamentare europeo aveva chiesto il blocco sine die dei fondi europei, ben 150 milioni, destinati a Napoli. E stato il primo firmatario di una richiesta tesa a congelare quei fondi di cui oggi sente l’assoluto bisogno. Ed ecco un secondo impegno disatteso. L’altro giorno il sindaco aveva clamorosamente annunciato che sarebbe andato a Bruxelles insieme con Caldoro a presentare un piano per i rifiuti e a incassare almeno una parte dei fondi europei. Hanno fatto credere, lui e Caldoro, che sarebbero tornati con un bonifico bancario pronto da utilizzare. Quel viaggio a Bruxelles è stato già annullato. E la ragione è molto semplice. Per sbloccare i fondi bisogna dimostrare di essere credibili ed efficienti e Napoli e la Campania, agli occhi dell’Europa, continuano a non apparire tali. Un piano all’Unione europea, in realtà, è già stato presentato e prevede quell’inceneritore che il governatore vuole e il sindaco avversa. Come si può essere attendibili se ancora permangono simili contrasti? In piena emergenza già scricchiola, infine, quell’alleanza «sudista» che sembrava tenere insieme i nuovi volti della politica locale. De Magistris e Caldoro già vanno separati alla ricerca di alibi personali. Caldoro mira alla Lega e tenta di indicare in Bossi il vero responsabile dell’emergenza che ci stringe. Dal canto suo, il Comune di Napoli già lo incalza, perché, Lega o non Lega, il governatore si assuma le proprie responsabilità. Il Comune pretende che, applicando la legge in vigore, la Regione dichiari lo stato di emergenza e ordini il trasferimento fuori provincia dei rifiuti urbani. Del resto, che credibilità può avere, visto da Pontida, un governatore che lamenta la scarsa disponibilità delle Regioni del Nord e non riesce a convincere le altre Province campane a collaborare? Tutti contro tutti, insomma. E siamo appena all’inizio del viaggio.