Tensione e paura sui tetti, poi l’apertura di IrpiniAmbiente
«Una battaglia per la dignità, combattuta al fianco dei colleghi, che mi sono stati vicino anche se ci siamo scontrati, ma con cui condivido gli stessi ideali». Sono da poco trascorse le venti quando Patrizia Pirone, quarantunenne irpina divenuta il simbolo della protesta dei 44 ex cosmarini non ancora assorbiti da «IrpiniAmbiente», si decide ad abbandonare il tetto dell’edificio antistante la Prefettura di Avellino. La donna è in lacrime e appare visibilmente turbata. Per circa 30 ore, insieme a 5 ex dipendenti dei Cosmari Av1 e Av2, ha deciso di manifestare contro la società provinciale nella maniera più pericolosa: da un tetto di un edificio. Una protesta lunga due giorni e costellata di momenti di tensione, al termine della quale tutti i manifestanti sembrano decisamente provati. Alcuni sono in lacrime. Il culmine durante la mattinata, quando la quarantunenne, a seguito del tentativo degli uomini della Digos di ricondurla a terra, si è sdraiata sul cornicione del palazzo e ha minacciato di lanciarsi. Arriva l’avvocato Antonio Petrozziello. Alla fine, a farla recedere è stato lo spiraglio giunto dal confronto svoltosi in Prefettura durante il pomeriggio, con l’assessore provinciale all’Ambiente, Domenico Gambacorta, e Francesco Russo, amministratore delegato di «IrpiniAmbiente». Pur non recependo le richieste degli ex cosmarini, e quindi la revoca dei licenziamenti e l’assorbimento presso la società provinciale con il contratto pubblico Federambiente, i vertici della controparte hanno deciso infatti di approfondire la discussione in un tavolo tecnico che avrà luogo martedì 21. Già nel primo pomeriggio, tuttavia, «IrpiniAmbiente» aveva ribadito in una nota le proprie posizioni, senza modificarle di una virgola. La dirigenza aveva innanzitutto cercato di chiarire la controversa questione dei licenziamenti, preceduti, secondo gli ex cosmarini, da una serie di assunzioni avvenuto a loro insaputa nel mese di maggio: «Tutti i lavoratori in forza ad ”IrpiniAmbiente” sono inquadrati con contratto Fise. Quarantaquattro dei 102 lavoratori degli ex consorzi oggi in agitazione non hanno mai preso servizio presso le sedi e non hanno mai inteso effettuare i lavori cui erano stati assegnati, costringendo la società ad inviar loro una comunicazione con la quale se ne chiedeva il motivo. Non avendo ottenuto giustificazioni la società si è vista costretta ad attivare la procedura di licenziamento». Di qui, la decisione di non riconoscere ai 44 lavoratori le spettanze arretrate a partire dallo scorso aprile ma, allo stesso tempo, una nuova rassicurazione circa una loro riassunzione con la soluzione Fise. Per Vincenzo Guidotti, segretario generale del Sindacato azzurro, cui gli ex cosmarini fanno capo, l’obiettivo è stato parzialmente raggiunto. «Della vicenda nessuno parlava - osserva - mentre l’apertura giunta dall’assessore Gambacorta per analizzare le procedure e le normative violate o non violate è incoraggiante. La lotta adesso si sposta al tavolo tecnico». Sulla vicenda «IpiniAmbiente» anche Pasquale Giuditta, sindaco di Summonte: per una gestione ottimale della società provinciale è necessario riaprire al coinvolgimento dei Comuni. «Da quando si sono sciolti i Consorzi siamo stati convocati solo in occasione della presentazione del piano industriale. Vogliamo vederci chiaro. Ma continuiamo a ottenere risposte vaghe ed inconcludenti».