Veleni dalle fogne al mare, presi i pirati abientali
Li hanno filmati mentre alzavano i tombini delle fogne e nella loro azienda ad Afragola, ma anche nelle strade, sversavano quei veleni che poi finivano in mare o nelle campagne del vesuviano: dopo tre anni di indagini sono state arrestate sette persone che hanno illegalmente smaltito cento milioni di tonnellate di rifiuti liquidi. Sono tuttora indagate altri sessanta clienti che collaboravano agli illeciti in cambio di un risparmio sul servizio. E' il risultato dell'operazione «Veleno» messa a segno dai militari della Guardia di Finanza di Afragola comandata dal capitano Sergio De Sarno su disposizione dei Pm Maria Cristina Ribera e Lucia Esposito. Le indagini erano partite nel 2008 dal sequestro di un camion e sono andate avanti con numerosi appostamenti, pedinamenti e intercettazioni ambientali che hanno permesso di svelare un giro di affari milionario che faceva capo a due ditte, la Ecologia Sas e la Nuova Espurghi Italia (entrambe sequestrate) che hanno movimentato in poco più di due anni centomila tonnellate di acque nere e residui liquidi della lavorazione del vetro che dovevano essere smaltite presso impianti autorizzati e sono state, invece, versate nelle fogne e di lì sono finite in mare o sono state sparse per le campagne tra Napoli Afragola, Cardito, Frattamaggiore, Giugliano e Trecase, all'interno del parco del Vesuvio. I meccanismi utilizzati per accumulare profitti, che secondo gli investigatori non sono stati inferiori ai dieci milioni di euro in meni di tre anni, sono il giro di bolla, ma anche la compilazione di formulari in bianco, alterati o utilizzati per più trasporti. Le ditte sequestrate ieri fanno capo a diversi membri di una stessa famiglia (tutti a diverso titolo coinvolti in indagini precedenti) e infatti con Giuseppe Marotta e Matteo Serpe sono finiti in manette Cesare Agostino, Gaetano, Luigi, Michele e Pasquale Barchetta, accusati di traffico illecito organizzato di rifiuti pericolosi e non. La Ecologia Sas e la Nuova Espurghi Italia (valore presunto 4 milioni di euro) erano autorizzate per il solo trasporto dei rifiuti e hanno provveduto invece allo smaltimento, ovviamente illegale, dei veleni ritirati presso abitazioni private, condomini, e imprenditori. Nel corso del blitz di ieri la Guardia di Finanza ha squestrato 41 tonnellate di rifiuti speciali, 9 automezzi per il trasporto e un'area di 3000 metri quadrati adibita a discarica, ubicata nel parco nazionale del Vesuvio. Gli indagati, è stato sottolineato nel corso di una conferenza stampa, erano operativi da anni e hanno continuato ad agire nonostante i diversi sequestri di mezzi subiti precedentemente, l'ultimo il 26 maggio del 2011. E infatti il procuratore Lepore, nel comunicato ufficiale sottolinea che gli indagati hanno agito abitualmente in maniera da provocare «consapevolmente enormi danni all'ambiente e cagionando indirettamente anche nocumento alla salute dei cittadini». Una vicenda, quella dei rifiuti finiti in mare, che ha provocato numerose reazioni. Legambiente, in un comunicato, ha ricordato che la provincia di Napoli è la seconda in Italia dopo quella di Trieste per reati connessi al ciclo dei rifiuti con 21 reati accertati ogni cento chilometri quadrati. Sulla vicenda è intervenuto anche l'assessore regionale all'ambiente, Giovanni Romano, che ha sottolineato: «Le indagini hanno permesso di scoperchiare un altro importante tassello del traffico illecito di rifiuti che ha contribuito a causare, in Campania, la devastazione e l'inquinamento del territorio». Il presidente del parco del Vesuvio Ugo Leone, dal canto suo ha annunciato che l'ente potrebbe costituirsi parte civile nel processo.