Rifiuti, il ticket dell'attesa alla frontiera del disastro

12 giugno 2011 - Antonio Manzo
Fonte: Il Mattino Salerno

NVIATO Battipaglia. Pasquale Parisi è un dipendente comunale di Palomonte. Ti mostra un biglietto che conserva gelosamente in tasca e che non è quello di una lotteria. Porta il numero 60. Perchè anche gli autisti dei camion con i rifiuti hanno il loro ticket, l’ultima pretesa di una regola alla frontiera di un disastro ambientale con monnezza che, da sette giorni, marcisce nei cassoni di cento camion, con il percolato disseminato sull’asfalto, mosche dappertutto, caldo, puzza, sporcizia. Poche gocce di pioggia, in una giornata d’afa, diluiscono ancor di più il percolato, lo trasformano in un rigagnolo parallelo ai camion fermi e sorvegliati dagli autisti con il ticket, loro ultime vittime del disastro ambientale. Pasquale è lì, primo della fila dal sei giugno scorso. Salvatore Martorelli è l’autista del comune di San Valentino Torio. È arrivato alle sei di questa mattina, perchè la notte la trascorre a casa, dove tornerà alle sei. «Ormai il mio compito è quello di fare la guardia al camion ed aspettare una improbabile chiamata per scaricare» dice Salvatore. Antonio Di Bartolomeo, altro autista in fila, non spera più. «È come se fossimo condannati all’attesa, siamo condannati a vivere la nostra giornata chiusi nei camion, con la puzza che ci assedia...». È roba da Protezione Civile, quaggiù. Perchè questi autisti in attesa da giorni, e per lunghissime ore, non hanno neppure un bagno. «Ci ospitano nei servizi igienici dello Stir, almeno ci fanno questa cortesia» ti dicono mentre ti indicano un’amaca che hanno sistemato tra due alberi dove ogni tanto qualcuno di loro si distende. Se vogliono consumare un panino sono costretti a pulire le mani con le salviette umide. «Non c’è stato uno scienziato che ha mandato qualcuno con una pompa per disinfettare questa strada dove attendiamo da sette giorni» dicono gli autisti. Ad un passo da qui, industrie alimentari, campi con serre per la quarta gamma, e poi Eboli, Battipaglia, le frazioni che corrono lungo la Statale 18. Cinque file di camion stracolmi di rifiuti, alcuni sistemati alla buona con dozzinali teloni di plastica che con il caldo si sono bucati e scaricano monnezza sull’asfalto. Lo Stir è chiuso, non accoglie più rifiuti. Perchè è stracolmo. L’impianto è pieno di rifiuti, inutile arrivare qui per sversare. C’è chi lo chiama Cdr, chi Stir, solo sigle che sovrastano questi scatoloni verdi costruiti nel triangolo dei rifiuti che è diventata la piana del Sele, l’ultima macchia di verde nell’Italia del sud solo per le cartine geografiche. Anche nel piazzale dello Stir si sono centinaia di ecoballe, un castello di monnezza costruito con il cellophane bianco. E sullo sfondo, come ultimo puzzle di una fotografia del disastro ambientale, una collina gruviera che è solo una muraglia bianca dietro la quale c’è il cimitero dei rifiuti speciali, tra Eboli e Battipaglia. È qui che dalla fine degli anni Novanta decisero di aprire il cimitero dei rifiuti tossici, pericolosissimi, i camorristi casertani e gli imprenditori salernitani ed avellinesi dei rifiuti. Un cimitero individuato ma inesplorato, dove trovano posto centinaia di bidoni con scorie radioattive, rifiuti pericolosi di cliniche del nord, di tutto e di più. «È chiaro che questi povericristi che abitano da queste parti sentono puzza dalla mattina alla sera, sono assediati dalle mosche» dice uno degli autisti che arriva dal Basso Cilento ed è anche lui in attesa di scaricare. Cento camioni, se li metti in fila, puoi occupare una corsia della strada provinciale che collega fino a San Nicola Varco. Pasquale, di Palomonte, è dalle 14,50 del 6 giugno scorso che attende di scaricare i rifiuti del suo comune. «Arrivo la mattina alle sei, faccio la guardia al camion della monnezza e poi il pomeriggio ritorno a casa» dice. È sabato, stasera tutti chiuderanno le portiere dei camion e torneranno a casa. Antonio Di Bartoloneo spera almeno di festaggiare l’onomastico con i familiari. Perchè, proprio domani, potrebbe arrivare il turno per scaricare. Ma qui neppure Sant’Antonio fa miracoli nel disastro voluto dagli uomini.

Powered by PhPeace 2.6.4