Impianti non a norma e Comuni assenti così in mare finiscono liquami e veleni
In principio fu la Cassa per il Mezzogiorno e il progetto Ps3 elaborato negli anni Settanta - dopo l’epidemia di colera - incentrato sulla realizzazione di impianti di depurazione e controllo. Opere solo in parte realizzate. Ecco perché oggi la mappa del rischio - elaborata dalla facoltà di Ingegneria della Sun sulla base di uno studio condotto dal preside Michele Di Natale, cui hanno collaborato Francesco Tresso e Maria Laura Mastellone, quest’ultima assessore provinciale all’ambiente - parte proprio da lì: dall’inadeguatezza di un sistema che ha negli anni prodotto, fra le principali criticità, il rischio ambientale da inquinamento delle acque superficiali determinando cattive condizioni di collettamento, depurazione e scarico delle acque reflue ascrivibili, da un lato, alla mancato completamento delle opere previste dal Ps3, dall’altro, alla inefficiente e inefficace gestione tecnico-ammistrativa del sistema che perdura da alcuni decenni. «A questa problematica - spiega Di Natale - si collega direttamente una condizione di rischio, inaccettabile per un paese civile, definibile come rischio igienico-sanitario da collettamento e trattamento di reflui. Le principali fonti di compromissione qualitativa possono ricondursi a perdite delle reti di fognatura; sversamenti abusivi; pozzi neri disperdenti; scarichi in corpi idrici superficiali drenati dalle falde sotterranee; scarichi diretti in falda; infiltrazioni di acque superficiali in terreni coltivati o impiegati in attività zootecniche; percolazione da aree adibite impropriamente a discarica. Sono presenti - continua la ricerca - in tutte le indagini eseguite superamenti, anche significativi, dei livelli di alcuni contaminanti estremamente pericolosi come nitrati, ammoniaca, solfati, metalli pesanti. A ciò va aggiunto il rschio ambientale da erosione costiera degli arenili». Un trend erosivo che interessa un’ampia fascia di litorale compresa tra le località di Pinetamare (Comune di Castelvolturno) e lago Patria. Ma i dati raccolti dalla Sun sono più che allarmanti: «Dalle analisi dei campioni prelevati in prossimità della foce del Canale (prelievo ponte Domitiana) - si evidenzia nello studio condotto da Di Natale - è risultato che le concentrazioni dei parametri inquinanti utilizzati per la classificazione ambientale del corpo idrico sono nettamente superiori ai limiti indicati dalla normativa per lo scarico in corpi d’acqua superficiali; in particolare, la concentrazione del parametro Escherichia Coli (ma non è il batterio killer di cui si sta parlando in questi giorni, ndr) è stata riscontrata pari a circa 30 mila volte il valore limite consigliato dalla normativa e a 1.600.000 volte il valore limite delle acque destinate alla balneazione». Cosa occorre, subito, per avviare a soluzione il problema? Innanzitutto l’adeguamento di impianti di depurazione esistenti; la costruzione di 26 nuovi impianti di depurazione; la realizzazione di 625 km di collettori di nuova costruzione dimensionati per le esigenze della fase finale (anno 2016); la realizzazione di impianti di smaltimento dei rifiuti solidi. Un impegno di spesa, soltanto iniziale, valutato in almeno 150 milioni di euro. Per risolvere in maniera definitiva l’emergenza, ne occorrerebbero circa 400. E inoltre, il completamento del sistema di collettamento di tutte le acque reflue urbane e industriali prodotte nel bacino e l’eliminazione degli scarichi abusivi; il ripristino funzionale dei collettori comprensoriali (Collettore sinistra Regi Lagni, Collettore di Secondigliano, Collettore di Pomigliano d’Arco, Collettore di Nola, Collettore di Acerra, collettori litoranei); la realizzazione di nuovi collettori (by pass collettore di Secondigliano, Collettore Casapesenna-San Cipriano d’Aversa, Collettore Santa Maria La Fossa). «Per la messa a punto del Piano strategico si prevede una Fase attuativa preliminare (Fap), indispensabile per definire nel dettaglio i ruoli di una Cabina di regia e del Laboratorio territoriale», conclude lo studio. Durata minima 12 mesi; costo preventivato, almeno 200 milioni di euro.