Zinzi: "Sull'ambiente Caldoro dia risposte"
L’emergenza rischia di divorarsi la costa, di ammazzare il turismo e di consegnare ai posteri canali diventati cloache a cielo aperto. «Ma di tutto questo con la Regione non si riesce a dialogare, spesso apprendiamo de relato di decisioni adottate a Napoli e che riguardano il nostro territorio senza essere stati neppure interpellati. Così non si può andare avanti». Lo sfogo è del presidente della Provincia Domenico Zinzi e arriva a chiusura di un’intera giornata di studi promossa da corso Trieste proprio sul tema ambientale: ciclo delle acque, bonifica dei Regi Lagni, rilancio del litorale Domizio. Un incontro che ha riunito intorno a un tavolo numerosi soggetti istituzionali mai, come in provincia di Caserta, così partecipi rispetto a un obiettivo comune: creare le condizioni di rilancio del territorio partendo da una seria azione di bonifica e risanamento ambientale. Perché in questo caso la risoluzione di un annoso problema rappresenta il presupposto su cui attuare traiettorie di sviluppo. «Eppure con il presidente Caldoro non è facile avere un dialogo - rincara Zinzi - laddove su certi temi andrebbe coinvolto il territorio. Questa è una provincia di un milione di abitanti che chiede rispetto e attenzione. E Napoli non può essere sorda rispetto ai problemi ambientali del resto della regione». Insomma, dal numero uno di corso Trieste un segnale chiaro al governatore ma anche a certe dinamiche politiche che non sempre fanno coincidere gli interessi territoriali con le reali esigenze di risanamento. Ecco perché, il tavolo inter-istituzionale organizzato ieri dalla Provincia, ha rappresentato comunque un momento di analisi e di «presa d’atto» di una serie di criticità ma anche di rosei scenari di rilancio. Lo hanno evidenziato - pur delineando un quadro di assoluto allarme sotto il profilo della rilevanza penale e dell’aggressione ai danni del patrimonio ecologico e ambientale - il procuratore capo di Santa Maria Capua Vetere Corrado Lembo e il sostituto procuratore Donato Ceglie. «La gravità della situazione attuale - ha sottolineato Lembo - ha anche determinato un mutamento del modo di procedere nelle investigazioni ambientali che hanno dovuto tener conto di un male supremo perpetrato in maniera scientifica, sistematica, ai danni di questo territorio». Una fotografia desolante di cui la recente inchiesta sui Regi Lagni condotta dalla Procura di Santa Maria rappresenta soltanto l’ultimo, inquietante spaccato «che dimostra - ha rimarcato Ceglie - come sia carente la struttura impiantistica dei depuratori e che quei pochi che ci sono non funzionano e, anzi, hanno contribuito a innalzare il livello di inquinamento». Ma gli stessi inquirenti hanno poi rilevato come l’azione di controllo da parte di magistratura e forze dell’ordine abbia prodotto, come conseguenza, un immediato adeguamento (anche se parziale) alle norme di legge tanto da indurre la stessa Arpac a rivedere, con risultati incoraggianti, le stime sulla qualità delle acque. Insomma, c’è ancora molto da fare «ma la Regione è consapevole di questa priorità. I fondi ci sono anche se da parte dell’Unione europea scontiamo un atteggiamento ostile». Non usa mezzi termini l’assessore regionale all’ambiente Giovanni Romano («il solo con cui il dialogo è possibile», ammette cavallerescamente Zinzi) che snocciola anche cifre e dati: 200 milioni di euro per la rifunzionalizzazione degli impianti e delle reti di collettamento, 100 milioni per il litorale Domizio oltre a 15 milioni per il depuratore di Mondragone addirittura bloccati da cinque anni perché la gara non è mai stata espletata». Insomma, anche se l’Europa tiene costantemente (e a ragione) la Campania sotto esame e bloccati circa 480 milioni di risorse (per non parlare di 344 milioni del periodo 2000-2006 persi e «rispalmati» sul piano per il Sud) Romano è ottimista. E confida di avere un sogno: «Almeno una bandiera blu sul litorale Domizio. Entro i prossimi tre anni». Sogno o chimera?