Provincia, il buco nero "Sapna" dove i debitori la fanno franca

Conti in rosso per la società dei rifiuti, "inesigibili" 7 milioni di euro
8 giugno 2011 - Adolfo Pappalardo
Fonte: Il Mattino

La tassazione, il trend Ma perché un comune dovrebbe investire sulla differenziata se le tariffe di smaltimento sono le stesse? Appunto. Perché nel 2010 era previsto uno sconto a seconda della percentuale di raccolta differenziata effettuata: si andava da un minimo di 85 euro a una massimo di 102,22 euro per tonnellata smaltita in discarica (media 98 euro). Incentivo sparito per decisione del governo e tutto livellato con i nuovi costi di smaltimento: 118,34 euro per tutti i 92 comuni napoletani, secondo l’ultimo bilancio della Provincia. Che si faccia l’uno o il 70 per cento di differenziata, non cambia più nulla: occorre pagare. Poi si vedrà nella prossima manovra se rimettere in piedi le premialità che spingevano le amministrazioni a investire risorse per la differenziata. Ma tant’è, occorre arrivare a coprire una somma complessiva di 139 milioni di euro, a leggere l’ultimo bilancio della Provincia di Napoli che dal dicembre 2009 ha la gestione del ciclo integrato dei rifiuti. Per questo è nata la Sapna la società che ha chiuso il bilancio con un passivo di 175mila euro a leggere l’ultimo bilancio. Ma il trend dei costi è destinato salire a leggere gli ultimi prospetti riepilogativi e molti crediti vantati potrebbero diventare difficilmente esigibili. Per questo nelle sue casse già esangui arriveranno a breve 146 milioni di euro (i 139 menzionati prima oltre ai 7 ipotizzati grazie alla maggiorazione delle bollette Enel per le utenze non domestiche). «I crediti verso i clienti ancora da riscuotere dalla Provincia - è scritto nel bilancio illustrato dall’amministratore unico della Sapna Umberto Vecchione - per le fatture emesse ammontano a complessivi 32,946 milioni di euro». In questa cifra ci sono le somme anticipate al Consorzio unico del bacino di Napoli per 7 milioni di euro. «Ma ad oggi non vi sono elementi concreti - è scritto alla pagina successiva riferendosi al Consorzio - per valutare tali crediti come certi, liquidi ed esigibili. Anzi in conclusione possiamo dire che i crediti sono di difficile recupero». I costi nel frattempo salgono a causa, viene sottolineato sempre nella relazione, della conferenza dell’immondizia verso siti in altre province e regioni. «Sono stati fatti accordi con le altre province campane e lo smaltimento in rifiuti fuori regione: in Puglia, Sicilia e a Livorno». Sono i famosi innalzamenti dei costi «da ribaltare sull’utenza cittadina per un costo sicuramente maggiore della Tarsu oltre a un conguaglio tariffario sull’anno 2010». È necessario reperire altre entrate come prevede la normativa nazionale. E quindi ecco l’aumento del 14,25 per millekw/h sulle utenze non domestiche previsto nell’ultima manovra finanziaria dell’Ente di piazza Matteotti. «Vale esclusivamente per quest’anno mentre è prevista l’abolizione nel 2012», spiega Carmela Miele, numero uno dell’area risorse finanziarie della Provincia. Vedremo. La dirigente tiene anche a precisare che non c’è stato alcun aumento per la Tefa (l’aliquota della Tarsu) e dell’imposta di trascrizione per le auto nuove. Naturale: la prima è già al massimo consentito del 5 per cento mentre la seconda è al 20 per cento (30 per cento il tetto massimo). Per l’addizionale sull’Rca auto, invece, si rassegnino gli automobilisti: con l’aumento dei premi assicurativi si alza il contributo per le casse della Provincia. Tutto ruota attorno alla gestione del ciclo dei rifiuti che sta creando più di un grattacapo alla maggioranza pdl. Costi sempre in salita. A cominciare da quelli di produzioni (i fissi) stimati a fine 2010 in oltre 115 milioni di euro. E per il 2010 ci sono entrate solo per 114, compresi i ricavi di Tarsu ed ecotassa per oltre 95milioni di euro. E i costi del ciclo dei rifiuti tra gestione di Stir e discariche è imponente: 82 milioni e 347mila euro. Tra cui spiccano i 16 milioni per cava Sari e gli 11 per quella di Chiaiano. Spese vive che, tanto per cambiare, prevedono anche le consulenze: a queste voce se ne vanno 369mila euro. Tutto nel bilancio al 31 dicembre del 2010. In cassa, invece, al momento poco più di 20 mila euro ma c’è un affidamento da 1,5 milioni di euro. Ma attenzione perché ci sono debiti in scadenza nei prossimi mesi (pag. 15 della relazione) pari a 47 milioni e altri 2,5 per l’anno prossimo. E 38 di questi riguardano conti ancora da saldare ai fornitori.

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