A Napoli niente termovalorizzatore
«Via i bicchieri di plastica dal Comune!». Luigi de Magistris, sindaco di Napoli a furor di popolo, l'aveva scritto nero su bianco sul suo programma elettorale, punto esclamativo compreso. Se questo è il buongiorno, tutte le scelte ambientali del neosindaco sono in linea con l'assunto. E allora: niente termovalorizzatore a Napoli Est, raccolta differenziata porta a porta (PaP), che entro sei mesi dovrebbe raggiungere il 70 per cento (ora viaggia intorno al18%), creazione di impianti di compostaggio anaerobi e poi sostituzione degli attuali Stir (impianti per la tritovagliatura dei rifiuti) con impianti Tmm, cioè per il trattamento meccanico manuale. Detta così sembra un'idea facile facile. In realtà si tratta di una vera rivoluzione verde. Inutile girarci attorno: la green eco-nomy di De Magistris, il cui grande suggeritore è stato l'ex deputato di Rifondazione comunista Tommaso Sodano, nemico giurato dell'ex ministro all'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, ha giocato un ruolo determinante nel suo trionfo elettorale. Una scelta radicale quanto si vuole, che ha il pregio della chiarezza. I napoletani erano e sono disgustati dalla tragicommedia della monnezza. Un Vietnam che uno dopo l'altro ha ingoiato - diremmo tritovagliato - tutti coloro che hanno provato a cimentarsi con un problema risolvibilissimo, ma a patto di possedere un metodo. Da Bassolino giù giù fino a tutti i successori al commissariato all'emergenza rifiuti, nessuno ha concepito e applicato una road map che nel giro di tre anni avrebbe portato Napoli fuori dall'inferno. Sui cumuli di rifiuti alti tre metri ha trionfato alle Politiche del 2008 Silvio Berlusconi. E su una strada lastricata di monnezza si è srotolata la carriera di Guido Ber-tolaso, che spunta poteri speciali e la medaglia di sottosegretario ma sul finire del 2009 abbandona Napoli a un'ordinaria amministrazione impossibile e a una legge sulla provincializzazione del ciclo dei rifiuti che a molti appare come un regalo al neoeletto presidente della Provincia di Napoli Gigino Cesaro e al suo grande sponsor Nicola Cosentino. L'affare sta nel dettaglio: la riscossione della Tarsu, la tassa sui rifiuti, diventa di competenza provinciale. Nel momento in cui suona la campana della nuova normativa, il i gennaio del 2011, Si scopre che le amministrazioni provinciali non sono ancora attrezzate e si decide di prorogare il passaggio delle competenze di un anno. Nel frattempo, la Regione requisisce le aree sulle quali si dovrò costruire il nuovo termovalorizzatore di Napoli Est e in piena campagna elettorale per le amministrative di Napoli pubblica il bando di gara per l'inceneritore. Se avesse prevalso Gianni Lettieri, nulla quaestio: l'ex presidente degli industriali di Napoli è sempre stato un accanito supporter del nuovo impianto. Ma la vittoria di de Magistris rimette tutto in discussione. Dice Alberto Lucarelli, ordinano di diritto Pubblico alla Federico II, neoconsigliere comunale e consigliere giuridico di de Magistris: «L'affidamento del ciclo dei rifiuti alle Province va rinegoziato: esistono profili di illegittimità e incostituzionalità che faremo valere di fronte alla Consulta. Lo stesso vale per il termovalorizzatore. La competenza è della Regione, nulla da obiettare, ma senza il benestare del Comune di Napoli il nuovo impianto non si può fare». Poche parole che equivalgono a una dichiarazione di guerra. Inutile ricordare che Regione e Provincia di Napoli sono rette da governi di Centro-destra. A Berlusconi e ai suoi il terzo colpo non è riuscito. Ora, con l'ecologista de Magistris a Palazzo San Giacomo, il conflitto istituzionale è assicurato.