Differenziata con il modello Torino «Per la svolta basta arrivare al 40%»

Ecco come funziona la raccolta nelle città che hanno puntato sul riciclo per risolvere l'emergenza
2 giugno 2011 - d.d.c.
Fonte: Il Mattino

I livelli di differenziata nelle città Differenziata al 70 per cento in sei mesi, promette il sindaco Luigi De Magistris. Se ci riuscisse supererebbe in un sol balzo Torino, la città italiana che, tra quelle che si aggirano sul milione di abitanti, detiene attualmente il record del recupero. Basta dare un occhiata ai dati del 2009 pubblicati da Legambiente su un'elaborazione dell'Istituto di ricerca Ambiente Italia per farsi un quadro chiaro della situazione. Napoli con il suo 19 per cento di differenziata si colloca all'ottantesimo posto della classifica che comprende tutti i 103 comuni cosiddetti «ricicloni», preceduta solo di due posizioni dalla capitale. La prima classificata è Pordenone (52 mila abitanti) con il 76 per cento, la seconda Novara (centocinquemila abitanti) con il 73 per cento. Al 38° posto si trova Torino, prima tra le grandi città (907 mila abitanti) con il 42 per cento. Un po più indietro Milano (un milione e trecentoventimila abitanti) conquista il cinquantesimo posto con il 36 per cento. Fanalino di coda Messina con il 3 per cento. Generalmente più cresce il numero di abitanti, più diventa difficile differenziare. Il record di Torino è stato costruito negli anni con molta fatica, come spiega l'onorevole del Pd Stefano Esposito, «padre» dell'inceneritore del Gerbido che, quando entrerà in funzione, brucerà la spazzatura del capoluogo e dei comuni della cintura nord. Esposito è stato amministratore delegato dell'azienda partecipata TRM (Trattamento Rifiuti Metropolitani) e presidente di Seta S.p.a., società di gestione integrata dei rifiuti solidi urbani, e ha quindi seguito l'evoluzione della differenziata story a Torino e dintorni: «Nel 2002 abbiamo deciso di puntare sulla differenziata perché il progressivo esaurirsi delle discariche, a partire da quella di Basse di Stura, poi chiusa nel 2009, renderà necessario risparmiare il poco spazio disponibile in attesa dell'avvio del termovalorizzatore che sarà gestito da una società pubblica e dovrebbe essere inaugurato nel 2013. Partimmo a pieno ritmo e poi siamo andati avanti più lentamente fino a raggiungere l'attuale 42 per cento allargando a mano a mano l'area dei cittadini serviti dalla raccolta porta a porta». Un rallentamento, spiega Esposito, collegato essenzialmente con le risorse disponibili perché, sottolinea «quello è un sistema che costa e che richiede investimenti: ci vogliono cassettoni e camion adatti, personale formato e disponibilità da parte dei cittadini». Perciò le previsioni di Esposito non sono delle più ottimistiche : «De Magistris sarà stato bravo se sarà riuscito a raggiungere il quaranta per cento per la fine del suomandato». Il problema centrale resta dunque quello economico. Nel programma pubblicato sul sito del neosindaco si fa riferimento ai calcoli del Wwf che ipotizzano un risparmio sui costi di sversamento di 15 milioni di euro con il porta a porta anche in assenza di impianti in Campania. Ma non calcolano né i necessari investimenti (Asìa ipotizza una spesa di cinquanta milioni) né gli incrementi di costi della raccolta che salirebbero di 24 milioni all'anno. Il sistema potrebbe quindi funzionare solo a due condizioni. La prima: la realizzazione di impianti di compostaggio in Campania che facendo scendere i costi di conferimento dell'umido permetterebbero di risparmiare 38 milioni e quindi a coprire le spese. La seconda: la capacità dei napoletani di ottenere dalla differenziata almeno il 66 per cento di materiale da riciclare. Se ci riuscissero avrebbero conquistato un primato da guinness.

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