Prime vittorie sulle ecomafie E i depuratori lavorano per tre
Tavolo tecnico a porte chiuse ieri in prefettura, a distanza di pochi mesi dalla sigla del protocollo d'intesa per la salvaguardia ambientale della Provincia di Caserta. Un vertice, espressione della massima sinergia tra istituzioni, forze dell'ordine, magistratura e infine università, per fare il punto sui risultati ottenuti nel contrasto ai reati ambientali e nel risanamento di un territorio «malato» quale la provincia di Terra di Lavoro. Così lo ha definito il padrone di casa, il prefetto Ezio Monaco. Alle sue parole fa eco il questore Guido Longo, che suggerisce così la ricetta, univoca, contro questo «morbo» che attanaglia il nostro territorio: «la prevenzione». Un male atavico questo dell'inquinamento del territorio, da tempo oramai in balia delle emergenze. Tante, troppe criticità a lungo coperte dal silenzio, principale complice della camorra, che pongono quanto meno un interrogativo sulla tempestività degli interventi: «L'importante è che adesso ci siano». Secca la replica del prefetto Monaco, quasi a lasciar intendere: meglio tardi che mai. Archiviato il passato, si guarda così al presente, ma soprattutto al futuro di una terra per anni martoriata dagli scempi della camorra. «Abbiamo analizzato ogni caso per cercare di venire ad una diagnosi e quindi ad una cura efficace» ha quindi asserito Monaco, che prosegue citando un verdetto della Corte Costituzionale: «La tutela dell'ambiente è un diritto di ogni cittadino, primario quanto il diritto alla salute. L'inquinamento del territorio è una vera e propria forma di terrorismo, un male da estirpare». Ci si attendeva dunque, una risposta forte a margine di questo vertice, a questo incalzante quanto devastante fenomeno. La prima reazione c'è stata, ma a sorpresa non giunge dal suolo bensì dalle acque. «Abbiamo tolto acqua alla camorra» ha esordito il questore Longo. A testimoniarlo infatti, sono i dati sulla balneabilità delle coste della provincia di Terra di Lavoro. Quest'anno ben il 74% sarà fruibile per i cittadini, ma soprattutto per i vacanzieri che potranno far ritorno verso i lidi casertani. Una cifra record a fronte delle percentuali degli ultimi anni, che in virtù dei numerosi divieti apposti alla balneazione, hanno fatto registrare cali spaventosi di presenze sul litorale. È dunque questo uno dei risultati, probabilmente il principale, del lavoro fatto in questo periodo, volto alla caratterizzazione e alla bonifica del territorio. Operazione questa, che ha visto dunque in prima fila l'Arpac, presente anch'essa al tavolo con due esponenti: Delle Femmine, capo dello staff tecnico e il direttore regionale Antonio Episcopo, affiancata dalla Sun rappresentata dal rettore Francesco Rossi. Più che confortanti i dati esposti dall'Agenzia. Soltanto 16 chilometri di costa infatti, saranno vietati ai bagnanti, i tratti insomma in prossimità delle foci di fiumi e rii. «Un risultato di non poca importanza che non potrà che rianimare e rilanciare il settore terziario nella nostra provincia. Un segnale forte alla criminalità alimentata dalla crisi, dalla disoccupazione, dal non lavoro». Nessuna bandiera blu da issare sui lidi ovviamente, al suo posto, dalla caligine calata dalle ecomafie sul litorale, emerge piuttosto la bandiera della legalità, foriera di un nuovo vento. Vento che sempre più corrode la malavita, spazzando via il fango, da questa prodotto, a deturpare le acque. Acque dunque sempre più pulite, a fare il paio ad un entroterra ripulito invece dai criminali. Numerose infatti sono le azioni intraprese in questo periodo dalla magistratura che hanno visto le aule dei tribunali colmi di rei e correi, di coloro insomma che hanno fatto sì che il territorio casertano divenisse una vera e propria discarica a cielo aperto. «Nella lotta ai crimini ambientali stiamo facendo moltissimo in questo periodo» ha dichiarato il Procuratore aggiunto, Raffaella Capasso. Al suo fianco seduti al tavolo vi erano il Procuratore aggiunto De Chiara, il Procuratore Lembo e infine i sostituti Procuratori Ceglie, Guarriello e Giuliano, ai quali è andato il saluto telefonico del Procuratore Lepore. Presenti insomma, tutti i protagonisti di questa che più che una nuova estate si può definire una primavera casertana. Il contrasto a fianco della prevenzione in un conflitto che terminerà soltanto con la sconfitta della camorra. Forte la loro testimonianza, dalla quale emerge chiaramente che la luce del faro della legalità originata dalle coste si estende anche all'entroterra. E il riferimento ai Regi Lagni è chiaro. «Dalle 400 tonnellate mensili di fango trattenute dai depuratori, si è passati ai 1400 odierni, un risultato notevole», ha sottolineato Paolo Massarotti, custode giudiziario dei depuratori. Positivi infine anche i numeri inerenti le cave non a norma individuate, fenomeno fortemente legato all'abusivismo edilizio. «Vogliamo garantire ai nostri figli il sacrosanto diritto all'ambiente» ha concluso il prefetto Monaco.