"Non conosce Napoli", l'ira di Lepore sul premier
Accuse, repliche, controaccuse, controrepliche: ventiquattro ore di fuoco tra il premier Berlusconi e la Procura di Napoli. Lunedì sera il premier parlando ad Arcore ai simpatizzanti aveva detto: «I rifiuti sono tornati di nuovo accatastati per colpa dei pm di Napoli che hanno chiuso due discariche e del Comune che non ha avviato neppure le gare per costruire i termovalorizzatori». Ieri mattina il procuratore della Repubblica di Napoli, Giovandomenico Lepore, commentando soddisfatto i risultati dell’operazione che ha inferto un duro colpo al clan Mallardo, pur non citandolo esplicitamente aveva lanciato una frecciata al capo del governo: «Questa operazione intende rispondere con i fatti alle critiche ingiuste e infondate che qualcuno lancia contro questo ufficio senza conoscere la realtà napoletana», aveva detto. E ancora: «In questa provincia non ci sono discariche: come avremmo potuto chiuderle? Ci siamo limitati a sequestrare solo una parte della discarica di Chiaiano, peraltro già prossima all’esaurimento, per compiere alcuni accertamenti indispensabili. In campagna elettorale si utilizza di tutto. Ognuno può speculare sui rifiuti». Ma non è finita. Ieri sera da Crotone Berlusconi ha di nuovo accusato i magistrati di avere aggravato l’emergenza, aggiungendo: «Io i rifiuti li porterei da loro in Procura». E il capo dei pm napoletani ha replicato con una battuta scherzosa: «Non potrebbe portare i rifiuti da noi poiché finora la sede della Procura non è autorizzata come discarica». Sulla querelle Berlusconi-Lepore è intervenuto anche Fini, ieri a Napoli. «Mi sembra un’offesa all’intelligenza comune - ha affermato il presidente della Camera - prendersela con la magistratura inquirente. Ci sarà anche un problema legato alla chiusura di qualche discarica ma quello dei rifiuti chiama in causa direttamente la cattiva politica delle amministrazioni regionali, provinciali e comunali. Sarebbe più lungimirante e in sintonia con gli interessi della città - ha insistito - individuare un percorso condiviso e lavorarci insieme nei prossimi anni indipendente dal fatto che Napoli sia amministrata dal centrodestra o dal centrosinistra». Va ricordato che era stato Berlusconi a volere lo stop alla seconda discarica di Terzigno, Cava Vitiello, prevista dalla legge. Perciò in dicembre è stato necessario varare una nuova norma che ha cancellato non solo il sito che avrebbe dovuto essere inaugurato nel parco nazionale del Vesuvio, ma anche le altre tre discariche previste in Regione: Andretta, Valle della Masseria e Cava Mastroianni. Attualmente nella provincia di Napoli, dunque, ci sono due siti: Chiaiano dove la scorsa settimana la Procura ha sequestrato un’area di 260 metri quadri per permettere i carotaggi necessari a verificare la qualità dell’argilla utilizzata per il fondo cava; e la prima discarica di Terzigno, cava Sari, che, per accordo con lo stesso premier, accoglie solo la spazzatura dei diciotto comuni dell’area vesuviana. In regione ci sono le discariche di San Tammaro, Savignano Irpino, Sant’Arcangelo Trimonte e Macchia Soprana dove, però, non arriva la spazzatura di Napoli. La discarica di San Tammaro funziona regolarmente. Quella di Savignano è chiusa perché la ditta che la gestiva, la Ibi Idroimpianti, è stata colpita da un’interdittiva antimafia. La Ibi gestiva anche la discarica di Chiaiano, attualmente governata dalla Sapna che è subentrata senza mai interrompere il servizio. Sant’Arcangelo Trimonte è stata sequestrata dalla magistratura a seguito di una frana e poi parzialmente riaperta. Macchia Sovrana è al momento inutilizzata perché la Provincia di Salerno dice di non averne bisogno e manda i rifiuti indifferenziati allo stir di Battipaglia.