Dall’Emilia alla Sicilia, tour da 18 milioni s’indaga sui trasferimenti fuori regione

Nel mirino dei Carabinieri del Noe i codici e le autorizzazioni di un piano da 50mila tonnellate
9 maggio 2011 - Daniela De Crescenzo
Fonte: Il Mattino

Gli smaltimenti fuori regione Diciotto milioni di euro per portare 50 mila tonnellate di frazione umida in Toscana, Emilia, Puglia e Sicilia: li ha spesi la SapNa che per la Provincia governa il ciclo dei rifiuti. Soldi che si vanno ad aggiungere a quelli investiti dalla struttura stralcio che ha appaltato lo smaltimento di trentamila tonnellate e a quelli anticipati dalla A2A (la società che gestisce lo stir di Caivano) che sta tentando di liberarsi delle 35 mila tonnellate che ancora ingombrano lo stir. L’azienda bresciana spera di essere poi risarcita dalla protezione civile o dalla società provinciale. Un tour della spazzatura sul quale stanno indagando i carabinieri del comando tutela dell’ambiente che nelle settimane passate hanno più volte prelevato campioni di materiale per verificare se i codici siano stati applicati correttamente. Una questione non di poco conto: se si trasferisce la spazzatura tal quale, cioè quella non lavorata, è necessaria l’autorizzazione delle Regioni che lo accolgono. I rifiuti speciali, invece, si possono far viaggiare senza il sì di nessuno. Su questo tema è stato presentato un ricorso al Tar dagli operatori economici della regione Puglia che chiedevano di poter lavorare in autonomia e hanno ottenuto una sospensiva. In base a questo dispositivo la Sapna sta trasferendo la Fut in mezz’Italia senza preventive autorizzazioni da parte delle Regioni. Se non lo facesse, in assenza di discariche il sistema si paralizzerebbe. Come ha spiegato l’assessore Caliendo rispondendo a un’interrogazione presentata dal consigliere del pd Livio Falcone la frazione umida è stata spedita in Toscana dove è stato lavorato dall’impianto della Rea Spa, in Emilia da Herambiente e in Puglia dove è finita nella discarica Italcave. In tutti questi casi il trasportatore è stato il consorzio Cite. Un altro stock è stato smaltito attraverso l’Ati costituita dalla di Vincenzo D’Angelo (l’imprenditore a febbraio è stato condannato a sette mesi di reclusione con la condizionale per «aver gestito rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, in assenza di autorizzazioni», ma ritenendo ingiusta la decisione dei giudici ha subito presentato appello)e dalla Profineco: sono stati portati alla piattaforma di compostaggio di Alcamo e alla discarica Mazzarrà di Messina. In questo caso a provvedere al trasporto sono state la stessa D’Angelo e, su commissione della impresa siciliana, la Adiletta logistica, società che nel 2009 era stata colpita da un’interdittiva antimafia atipica dopo aver a lungo e proficuamente lavorato per la struttura di Bertolaso. Una collaborazione che fu ovviamente interrotta dopo la comunicazione della prefettura. Per affidare le operazioni è stata bandita dalla Sapna una manifestazione di interesse e poi gli interventi sono stati affidati alle ditte che, a parere della società provinciale, avevano fatto le offerte migliori. I costi oscillano tra i 148 e i 193 euro a tonnellata iva esclusa. E sono stati proprio i trasporti in Sicilia a far scoppiare nei giorni scorsi le proteste nel trapanese. Proteste assolutamente ingiustificate secondo Vincenzo D’Angelo che sottolinea: «I rifiuti sono stati sottoposti ad analisi da noi e anche dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente di Messina. Abbiamo verificato pure la presenza di diossina e il risultato è stato negativo. Per noi, dunque, è tutto in regola». Ma da Napoli il consigliere Falcone ribatte: «A Napoli le bugie di Berlusconi hanno avuto le gambe corte: le assurde norme sulla provincializzazione rendono ingestibile la situazione. E la società provinciale spende milioni per portare in giro la spazzatura. Milioni che, è bene ricordarlo, saranno sborsati dai cittadini napoletani che si vedranno nei prossimi giorni aumentare la Tarsu».

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