Processo Cosentino, duello in aula sulle intercettazioni
Sull'utilizzazione delle telefonate il giudice deciderà il 30 maggio
L’assaggio del processo che sarà. All’udienza di ieri, la terza, accusa e difesa si sono scontrate in aula per l’ingresso nel fascicolo dibattimentale delle intercettazioni telefoniche, conversazioni nelle quali si parla dell’unico imputato, Nicola Cosentino. Un vivace confronto dialettico al piano terra del Palazzo di giustizia sammaritano, mentre al primo piano il parlamentare del Pdl veniva evocato in un altro processo, quello sulla gestione del consorzio Ce4, da Nicola Ferraro, ex consigliere regionale ed ex presidente di Ecocampania, detenuto per concorso in associazione mafiosa, citato come testimone. Un richiamo, quello di Ferraro, a un episodio già verbalizzato, risalente al 2000: una riunione con i fratelli Orsi alla quale avrebbe partecipato anche Cosentino. Da una parte i pm Giuseppe Narducci e Alessandro Milita, dall’altra gli avvocati Stefano Montone e Agostino De Caro, con il presidente Giampaolo Guglielmo a fare da arbitro e a rinviare, alla fine, al 30 maggio la decisione sulle istanze di entrambi. Schermaglie procedurali, ma le questioni preliminari illustrate davanti al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere nei confronti del parlamentare del Pdl Nicola Cosentino, accusato di concorso esterno in associazione camorristica per supposti rapporti con il clan dei Casalesi, sono tutt’altro che burocrazia procedimentale. L’assaggio, infatti, riguarda il merito stesso delle contestazioni. O meglio, la ricostruzione del teorema accusatorio in parte supportato, appunto, dalle telefonale nelle quali Cosentino compare come intercettato «indiretto» (è il caso delle conversazioni con Giuseppe Valente, ex presidente del consorzio di bacino Ce4 e del consorzio Impregeco, destinatario del decreto) o come «oggetto» delle conversazioni. Ancora, un altro gruppo di telefonate è contenuto nell’inchiesta della Procura di Roma sulla cosiddetta P3, che lo scorso anno aveva portato all’arresto di Flavio Carboni, Pasqualino Lombardi e Arcangelo Martino. Lombardi, soprattutto, si sarebbe speso per far fissare in tempi rapidissimi l’udienza in Cassazione nella quale si doveva decidere la richiesta di annullamento della misura cautelare emessa dal gip di Napoli Raffaele Piccirillo a carico di Nicola Cosentino. Misura, si ricorderà, non eseguita in virtù del diniego del Parlamento. I difensori dell’ex sottosegretario all’Economia e coordinatore regionale del Pdl, presente in aula come nelle precedenti udienze, hanno interloquito sulle richieste di ammissione delle prove e sostenuto, tr l’altro, l’inutilizzabilità di alcuni documenti per una presunta tardiva iscrizione del parlamentare nel registro degli indagati. Il Tribunale ha disposto che entro il 20 maggio prossimo le parti - pm e avvocati - dovranno depositare memorie su tutte le questioni sollevate finora, dopodiché i giudici si pronunceranno con un’unica ordinanza. Solo in una seconda fase, nel corso del dibattimento, il Tribunale dovrebbe invece pronunciarsi sul conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, in relazione al diniego del Parlamento a utilizzare le telefonate in cui conversa il parlamentare