Inchiesta sui colladi dei Cdr a processo 14 prof e dirigenti

Accusa di falso ideologico. La prima udienza fissata il 9 giugno
29 aprile 2011 - l.d.g.
Fonte: Il Mattino

A giudizio quattordici tra docenti universitari, liberi professionisti e funzionari regionali che due anni fa furono arrestati nell’ambito dell’inchiesta sui collaudi agli impianti di Cdr (combustibile derivante dai rifiuti). Per tutti l’accusa di falso ideologico in atto pubblico. Lo ha deciso al termine dell’udienza preliminare il gup di Napoli Egle Pilla, che ha accolto le richieste dei pm Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo. Il processo comincerà il 9 giugno prossimo davanti al giudice monocratico Giustina Caputo e vedrà sfilare il gotha del mondo professionale campano in materia di gestione dei rifiuti. L’inchiesta risale al giugno del 2009 e vede coinvolto, tra gli altri, il presidente della provincia di Benevento (Pd) Aniello Cimitile, ma anche professori universitari e funzionari della Regione Campania. Al centro dell’inchiesta le presunte irregolarità nei collaudi degli impianti Cdr in Campania. A finire al centro di accertamenti incrociati, i collaudatori delle sette strutture che avrebbero dovuto macinare e trattare la spazzatura raccolta in strada, per ricavare energia, valore aggiunto da immettere sul mercato alla fine di un trattamento complesso. Due anni fa, l’inchiesta culminò in una sorta di terremoto, con arresti (tutti ai domiciliari) e misure interdittive di esponenti del mondo accademico e amministrativo, ritenuti responsabili di aver coperto una serie di anomalie nel funzionamento degli impianti, almeno stando alle conclusioni dei pm Noviello, Sirleo e Alessandro Milita. Diversi i profili da mettere a fuoco. Secondo l’accusa le persone finite sotto inchiesta avevano attestato l’idoneità degli impianti e avevano sostenuto la conformità del prodotto del cdr a quanto previsto in origine, compiendo così una serie di falsi oggi al vaglio di un giudice. Stando alla versione degli inquirenti, infatti, il prodotto finale non era «combustibile da rifiuti», non era materiale con un alto valore energetico, non era l’esito «virtuoso» del ciclo raccolta rifiuti previsto dal contratto firmato dal commissariato anticrisi. Ma non mancano commenti sulla dispositivo del gup Pilla. Intervengono i vertici della Procura. «Apprendiamo con soddisfazione la decisione del gup. È un’ulteriore conferma del lavoro serio e approfondito che la Procura svolge», ha detto il procuratore aggiunto Aldo De Chiara, coordinatore della sezione reati ambientali. Ora sarà un processo a mettere a fuoco la condotta svolta da docenti universitari, liberi professionisti e funzionari regionali per presunte irregolarità nel collaudo degli impianti di cdr. Sono stati rinviati a giudizio, tra gli altri, anche Vincenzo Naso, ex preside del Politecnico di Napoli; Vitale Cardone, attuale preside della facoltà di Ingegneria di Salerno, oltre ad una serie di professionisti e amministratori che hanno svolto l’attività di collaudatori nei sette impianti della Campania. Difeso dal penalista Claudio Botti, il presidente della Provincia di Benevento ha replicato alle accuse dei pm a partire dall’interrogatorio di garanzia, mostrandosi convinto di poter dimostrare la correttezza delle proprie scelte, che venivano di volta in volta concordate con i vertici commissariali. Ma sono diversi i punti sottolineati dalla Procura nel corso della prima fase delle indagini. L’attenzione è caduta su una nota con cui i presidenti delle commissioni di collaudo venivano informati delle avvenute modifiche delle strutture, al termine di una serie di interventi di manutenzione. Era - nell’ottica dei pm - una possibile conferma del livello di consapevolezza dei collaudatori delle criticità degli impianti di Cdr, ma anche delle difformità rispetto agli standard di funzionamento definiti dal contratto. Più chiaramente: gli indagati non potevano ignorare che le modifiche degli impianti stavano violando il contratto siglato tra Commissariato di governo e gruppo Impregilo alla fine dello scorso decennio. Ma non è tutto. Nel motivare il proprio intervento nel corso del procedimento, i giudici del Riesame (decima sezione, presidente Cosentino) fecero riferimento alle immagini tratte da Google earth sulle condizioni della Campania per sottolineare le «disastrose conseguenze» della gestione degli impianti di Cdr. Il riferimento diretto è alle montagne di ecoballe, visibili grazie al satellite, con una impostazione criticata non poco dai difensori degli imputati: «È sbagliato attribuire ai collaudatori responsabilità di una vicenda tanto complessa come l’emergenza rifiuti in Campania».

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